Turismo e zona rossa
La situazione drammatica di uno dei settori fondamentali per l’economia italiana che dà lavoro a migliaia di lavoratori autonomi. Parla una guida turistica.
Nel giro di pochi giorni, se non ore, il settore turistico (che in Italia occupa oltre il 6% dei lavoratori) ha subito i primi danni economici del Coronavirus. Danni disastrosi. Mentre scrivo, siamo già nella seconda fase: quella in cui il peggio è arrivato. Effetto collaterale diffuso in tutto il Paese, senza distinzione di confini fra le zone individuate dai decreti ministeriali, sulle guide turistiche autorizzate attive in Italia si è abbattuta come una vera pandemia la cancellazione di tutti i servizi prenotati e le commesse (visite turistiche organizzate autonomamente o ricevute dalle agenzie). A questo si è aggiunta la chiusura di tutti i musei del paese.
Confturismo e Confcommercio calcolano 31,625 milioni di turisti in meno e 7 miliardi di euro persi tra il 1° marzo e il 31 maggio. Ma è impossibile fare calcoli reali. Proprio l’inizio dell’alta stagione, quel periodo di 6-7 mesi in cui questa categoria di lavoratori, costituita da professionisti qualificati, realizza l’introito di tutta l’annata. Chi è pratico del settore e conosce gli andamenti della domanda sa bene che, anche quando l’allarme sanitario sarà passato, per riprendersi ci vorranno mesi. Di sicuro, al momento è perso il lavoro della prima metà dell’anno, ma c’è pericolo di vedere bruciato il lavoro dell’intero 2020. In termini brutali ma veridici, significa che in molti (quelli che non possono gravare su una rete familiare) saranno letteralmente spinti sull’orlo della povertà. Dal prossimo mese non potranno insomma pagare utenze, onorare contratti di locazione, immettere denaro nel mercato a partire dagli acquisti basilari.
I SETTORI DI INTERVENTO
Mentre si richiede a tutta la popolazione di rispettare norme comportamentali che tutelino il sistema sanitario nazionale da un collasso nocivo anche per la stessa economia, è necessario altresì che venga operata un’oculata selezione dei settori di intervento e destinazione delle risorse. Il 28 febbraio (sembra passata una vita!) è stato convocato dal Ministro Franceschini un tavolo al MiBACT per discutere con le associazioni di categoria sui danni al settore turistico causati dal Coronavirus, e nelle ultime ore il Governo ha annunciato l’intenzione generica di sostenere i lavoratori colpiti. Tuttavia le misure accordate non bastano, e non bastano le promesse. In questo momento, i provvedimenti relativi alla zona rossa sono assolutamente ininfluenti sul turismo: il Governo deve includere con urgenza, nei prossimi provvedimenti, le guide turistiche e gli altri professionisti a Partita IVA del settore turistico di tutta Italia, prevedere sussidi economici e il rinvio dei termini d’imposta per tutto l’anno, e non soltanto per una quindicina di giorni.
PROBLEMI GIÀ ESISTENTI
È necessario segnalare, del resto, che la situazione attuale non ha fatto che aggravare ed evidenziare parossisticamente problematicità già presenti e da sempre segnalate dalle associazioni di categoria. Le guide turistiche sono lavoratori autonomi con regimi vari di Partita IVA che comportano un tributo dal 32% al 40% tra INPS e IRPEF e che non prevedono alcun tipo di agevolazione: scarico delle spese mediche, rimborso spese, malattia, congedo parentale, assegni di disoccupazione. Ora più che mai, questi lavoratori sono soggetti, inoltre, alla consueta concorrenza sleale dell’abusivismo e a un pericoloso dumping sociale interno: fenomeni, questi, sui quali è necessario ricevere aiuto, controllo e protezione da parte dello Stato.
‒ Mariasole Garacci
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