I musei sono a tutti gli effetti un servizio pubblico essenziale
Andrea Bruciati, direttore dell'Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d'Este a Tivoli, ricorda che i musei, come il cibo e i farmaci, sono un bene essenziale. E che devono giocare un ruolo chiave nella ripartenza post Coronavirus.
“Lasciando vivo il paragone degli antichi, agguagliarli e superarli, come ben fa con grandi edifici, col nutrire e favorire le virtuti, risvegliare gl’ingegni, dar premio alle virtuose fatiche”.
Lettera di Raffaello d’Urbino a Papa Leone X, 1519
I musei sono spazi democratici, in cui la cultura non solo viene conservata e preservata, ma comunicata, raccontata, condivisa e costruita. Si tratta in buona sostanza di spazi di partecipazione, di cui si alimenta il pensiero critico: in cui si costruisce la consapevolezza e il benessere della società e germinano idee sostenibili di futuro, le cui radici sono solidamente innervate nella tradizione culturale.
In questa ottica si può ripensare il ruolo dei musei in questo momento di crisi e di emergenza, vi si può riconoscere un presidio alla salute pubblica e permetterne un consapevole e sensato funzionamento. Del resto, molti dei nostri luoghi della cultura sono giardini storici e parchi archeologici all’aperto in cui la bellezza, la cura, l’equilibrio tra cultura e natura non possono non contribuire al benessere psico-fisico delle persone, garantendo al contempo quel distanziamento sociale che la prevenzione richiede.
Nei musei si può inoltre ritrovare una dimensione comune e condivisa in cui riconoscersi, si può recuperare ‒ nel patrimonio che fonda la nostra identità ‒ un nucleo di quella socialità negata dal Coronavirus e cominciare da lì la necessaria ricostruzione della trama dei nostri rapporti sociali.
Vorremmo che i musei ricevessero in fondo il riconoscimento politico che spetta alla cultura come essenziale al benessere dell’individuo e della società, al pari di quanto avviene per il cibo e le farmacie, perché non siano trascurati quei bisogni fondamentali che non attengono alla mera resilienza biologica. In questi giorni tragici, certo la sopravvivenza sembra ed è il tema principale, ma l’emergenza ha portato alla ribalta anche altre domande sull’essenzialità delle cose e la qualità della vita, sui valori comuni e le attese per il domani. Ecco, sarebbe bello non tanto e non solo per l’oggi, ma per il futuro e per la società che intendiamo progettare di nuovo, che le risposte a questi interrogativi coinvolgessero e riguardassero anche il nostro patrimonio materiale e immateriale. Sarebbe auspicabile che se ne comunicasse la primaria importanza, peraltro sancita per legge, che la si riscoprisse finalmente, per volgere una situazione drammatica in un’occasione preziosa di riscatto.
I musei, intanto, non attendono, non smettono di lavorare al benessere comune in vista di quella che io chiamo, per l’Istituto, renovatio (alla faccia dei tanti anglicismi inutili che ammorbano queste giornate).
L’ESEMPIO DI TIVOLI
Le VILLAE di Tivoli sono in prima linea nella battaglia contro ogni forma di disinteresse, sfregio, abuso nei confronti del nostro patrimonio culturale, ambientale e monumentale, per una tutela estensiva del paesaggio in cui insistono. Siamo un Istituto metamorfico, organico, legato indissolubilmente alla bios e pertanto un museo verde, catalizzatore di buone pratiche per fornire un modello di crescita sostenibile sia alla comunità cui apparteniamo, che verso quella internazionale, dal momento che gestiamo ben due siti patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. Al di là del nostro assoluto e imprescindibile valore estetico, vi è una ferma consapevolezza del nostro ruolo etico, e della responsabilità che mettiamo in campo attraverso le nostre attività che sono protese verso tutto ciò che riguarda la tutela della PERSONA. La ricostruzione, a cui bisogna porre cervello e mano, ci impone una domanda non più procrastinabile: quale ruolo intendiamo attribuire alla conoscenza, alla ricerca scientifica, alla formazione delle arti nel nostro sistema di valori? Questo nuovo paradigma sarebbe da definirsi quanto prima perché sarebbe anche un modo per dire che la cultura, e l’immenso patrimonio artistico di cui siamo garanti, rappresentano un aspetto fondamentale del nostro essere, senza il quale non potrebbe sopravvivere la nostra società.
In questi anni l’Istituto ha messo in atto un processo culturale di recupero e di reinterpretazione del paesaggio, che assume oggi, che siamo chiamati a riscoprire i valori del tempo e della naturalità del suo dispiegarsi, una notevole connotazione simbolica. La cura dell’uliveto di Villa Adriana, il recupero dei vigneti del cardinale Ippolito sia a Villa d’Este che presso l’antica Villa di Mecenate, nonché l’inserimento di arnie lungo le zone più defilate delle VILLAE, vogliono sensibilizzare le comunità per una riflessione sulle potenziali opportunità, anche economiche, per un futuro eco-compatibile e fondato su nuovi, perché antichi, paradigmi. Il fare rete con il territorio, attraverso l’elaborazione di una buffer zone, cioè un’area di tutela estesa al di fuori dei nostri confini che abbracci l’intero territorio tiburtino, e la creazione di una piattaforma trasversale ma collegiale come quella del Tavolo Verde, che vede Istituti similari alla gestione del patrimonio verde, vogliono e devono essere le risposte operative, oggi più che mai.
NATURA E BENESSERE
In questa ottica intendiamo la cultura come fattore attivo per la società e non mero, seppur necessario, surrogato. In questo momento è anzi la nostra parte più fragile, quella cangiante e a volte ingestibile, rappresentata dall’incredibile simbiosi fra creatività dell’uomo e risposta dialettica della Natura che diventa la nostra risorsa per una risposta rigenerativa. Perché siamo anche musei verdi dove gli spazi aperti e il giardino storico, un bene necessario e imprescindibile, volto anche al benessere psicofisico, rappresentano un messaggio di resistenza, oltre che un valore da tutelare con maggiore attenzione in un momento in cui ne è preclusa al pubblico la bellezza. Sono state intraprese pertanto, compatibilmente con le norme di prevenzione, azioni ordinarie e straordinarie sui nostri parchi e giardini e si progettano interventi di accessibilità e fruizione ampliata. Siamo intervenuti non tanto sulla parte cosmetica ma siamo intervenuti sui polmoni, le arterie, l’ossatura delle strutture per poterle vivificare di nuovo, per renderle ancora più pronte ad accogliere chi ci ha onorati della sua visita, e del suo tempo.
‒ Andrea Bruciati
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