Il leghista Antonio Crippa condannato a risarcire di 15mila euro il Museo Egizio di Torino
Il vicesegretario della Lega è stato condannato per aver pubblicato sui social un video contro l’istituzione torinese, che secondo i giudici avrebbe alimentato messaggi offensivi e razzisti nei confronti del museo. Il motivo delle accuse del video? Le agevolazioni di ingresso rivolte dal museo ai visitatori di lingua araba
Termina con un risarcimento pari a 15mila euro la polemica scoppiata nel gennaio 2018 che ha visto – suo malgrado – protagonista il Museo Egizio di Torino. Quanto accaduto è stato, in quei giorni, tra gli argomenti più battuti dai media e sui social network: l’istituzione torinese diretta da Christian Greco divenne bersaglio di accuse e proteste da parte della Lega e di Fratelli d’Italia. Il motivo? Un’iniziativa lanciata dal museo, che offriva a tutte le coppie di lingua araba un ingresso gratuito. Un modo per incrementare il flusso di visitatori, come tanti altri promossi dal Museo Egizio (e da tutti i musei del mondo), reputata però discriminatoria nei confronti degli italiani da parte di Giorgia Meloni (che partecipò a un sit-in di protesta organizzato davanti al museo) e dalla Lega, in particolare da uno dei suoi esponenti, Andrea Crippa, deputato e vicesegretario del partito guidato da Matteo Salvini. In quella occasione Crippa realizzò un video, pubblicato sui social network, in cui “ha finto di fare una telefonata a vivavoce al Museo Egizio per ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso”, si legge nella sentenza del giudice Valeria Di Donato, “e, alla risposta del finto centralinista, ha criticato in maniera polemica la promozione a favore degli arabi che avrebbe realizzato una discriminazione ‘a rovescio’”. Azione, questa, che secondo i giudici avrebbe alimentato sui social network messaggi offensivi e razzisti nei confronti del museo, e per la quale Crippa è stato condannato a risarcire l’istituzione torinese di 15mila euro, oltre a dover rimuovere il video dai social.
LA POLEMICA DELLA DESTRA CONTRO IL MUSEO EGIZIO
Tra le contestazioni rivolte due anni fa contro il Museo Egizio, quella della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è stata senza dubbio tra le più discusse: in occasione della sua visita a Torino per la campagna delle elezioni tenutesi nel marzo 2018, la politica ha partecipato a un sit-in di protesta organizzato davanti al museo torinese. “Questa è discriminazione al contrario nei confronti degli italiani”, aveva dichiarato la Meloni, cui è seguita la risposta del direttore del museo Christian Greco: “state strumentalizzando il museo a fini politici. Il museo egizio è di tutti, cerco solo di avvicinare le persone alla cultura. Noi le agevolazioni le facciamo per tutti: manifesterete anche perché giovedì faremo entrare gli studenti a quattro euro?”.
L’ONOREVOLE CRIPPA ASSOLTO DALLA CORTE D’APPELLO DI TORINO
Con sentenza n. 727/2021 del 22 giugno 2021, la Corte d’Appello di Torino ha integralmente riformato la precedente sentenza che aveva condannato l’On.le Crippa al risarcimento danni in favore del Museo delle Antichità Egizie di Torino. L’On.le Andrea CRIPPA, pertanto, ha vinto la causa contro il Museo delle Antichità Egizie di Torino. La sentenza della Corte d’Appello di Torino, ispirandosi ai principi costituzionali posti a tutela del diritto di critica politica, ha – a chiare lettere – riconosciuto che l’On.le CRIPPA ha “legittimamente esercitato il proprio diritto di criticare l’iniziativa di un’importante e prestigiosa agenzia culturale cittadina avente, proprio per questo, un oggettivo impatto sociale e lato sensu politico”. La stessa sentenza ha precisato che “la conversazione telefonica non aveva in alcun modo alterato e perniciosamente compromesso la verità oggettiva del messaggio”. Con dovizia di motivazione, la sentenza ha altresì riconosciuto che il linguaggio utilizzato dall’On.le CRIPPA è stato “di certo mai offensivo, ingiurioso e turpiloquiale …, nel legittimo esercizio del diritto di critica politica”, condividendo la precedente decisione del GIP di Torino, che, nell’archiviare il procedimento penale sollecitato dal Museo, ha negato che la condotta dell’On.le CRIPPA “sia mai trasbordata nell’offesa “personale” e gratuita ai danni dell’opponente
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