La Fase 2 di Bologna: intervista all’Assessore Matteo Lepore
Continua la nostra serie di interviste a personaggi di spicco della politica italiana. Dopo la chiacchierata con Filippo del Corno e Luca Bergamo, “andiamo” a Bologna per parlare con l’assessore a cultura, turismo e promozione della città, immaginazione civica Matteo Lepore
Come sarà la vita culturale di Bologna a partire da martedì, quando riapriranno i musei civici? Ce lo racconta l’assessore Matteo Lepore con un focus su serie di temi centrali per sua città: la nuova vita del Mambo e del Museo Morandi, le biblioteche che non vanno esternalizzate mai, la cultura nei quartieri, il lavoro della Cineteca, con il cinema che non sarà più la stessa cosa. E poi il ruolo degli sponsor, Radio città del capo che va salvata, il terzo settore, gli studenti, il People Mover, e i teatri, che è inutile riaprire a breve se non si sa come difenderli.
Buongiorno Assessore. Tra pochi giorni i musei riapriranno seguendo nuove norme di sicurezza. Qual è il futuro prossimo dei luoghi d’arte bolognesi? Il Mambo rinuncerà alle mostre in programma e tra poche settimane diventerà un centro di produzione e residenza artistica per gli artisti che già vivono a Bologna. È il primo in Italia a ripensarsi così radicalmente, mentre altri musei anche negli Stati Uniti licenziano o riducono il personale…
Siamo pronti. A Bologna il sistema dei musei civici ripartirà dal 19 di maggio. Aperture contingentate e su prenotazione, sanificazione degli ambienti e misure di sicurezza per pubblico e dipendenti. Punteremo come sempre sulla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e scientifico, ma questa volta abbiamo deciso di fare una scelta coraggiosa: il MAMbo diventa il Nuovo Forno del Pane, una casa degli artisti, fucina di nuove opere, incubatore di progettualità. Questo è il momento di fare arte, non solo di esporre. Bologna vive da sempre del proprio fermento culturale e oggi più che mai deve stimolarlo. Con i tempi che corrono, abbiamo bisogno di creare nuova sensibilità e nuovo pensiero, che rigeneri il tessuto sociale e lo guidi nelle scelte sul futuro. Paradossale mi sembra in questo senso la scelta dei musei americani di licenziare il personale. Il lavoro degli operatori culturali, non è solo fondamentale, ma anche strategico. Abbiamo bisogno di loro per ripartire con il piede giusto.
E il Museo Morandi?
Stiamo progettando il nuovo Museo Internazionale dedicato a Giorgio Morandi. Lo immaginiamo in un contenitore di proprietà dello Stato, che però vogliamo rilevare e ristrutturare come Comune. Sarà una grande operazione, destinata a segnare il futuro. Recentemente sul Financial Times il critico Racel Spence ha definito Morandi “un compagno ideale per quelli di noi che stanno affrontando il confino domestico”, ricordando la sua straordinaria vicenda artistica. La sua arte ci permette di cogliere la specificità del momento epocale nel quale stiamo vivendo. Non c’è dubbio quindi che Morandi sia pronto per il successo globale.
Bologna ha una biblioteca, la Salaborsa, che è un’eccellenza italiana. È anche un luogo in cui la lettura diventa incontro, dove sono stati organizzati grandi gruppi d’ascolto come in occasione del Festival di Sanremo, con serate gratuite dedicate alla passione per la musica (Sanremo edition). Come torneremo a vivere questi spazi? L’idea di esternalizzare le biblioteche è stata accantonata?
Nel mio primo giorno da Assessore alla Cultura, mi sono seduto alla scrivania, ho preso in mano il dossier “esternalizzazione delle biblioteche comunali” e l’ho gettato nel cestino. Non possiamo affidarle ad altri, le biblioteche svolgono un lavoro culturale importantissimo per il territorio. Dobbiamo prendercene cura, soprattutto in tempi di crisi come il nostro. Infatti, sto proponendo di reagire all’emergenza Covid anche con un rilancio del progetto biblioteche. Serviranno più risorse e una riorganizzazione pensata insieme al personale comunale e alla comunità cittadina. Intanto posso dirvi con un certo orgoglio che abbiamo approvato un piano di nuove assunzioni ad opera del Comune.
Avete lanciato un questionario per ascoltare le proposte della cittadinanza. Come si può fare per non escludere il Pilastro, le periferie?
Ho pubblicato il questionario sulla mia pagina Facebook e in una settimana quasi mille persone hanno risposto, candidandosi anche come volontari per darci una mano durante gli eventi dell’estate. La proposta più condivisa è stata quella di portare la cultura nei quartieri, con eventi a pochi passi dalle case delle persone. Famiglie e bambini sentono l’esigenza di una socialità fuori dagli schermi di internet. In questo momento c’è fame di comunità e buone relazioni. Appena avremo il via libera dal Governo per gli eventi nelle città, gli operatori culturali torneranno al lavoro aiutati dai volontari, per prendersi cura della cittadinanza.
Altri appuntamenti irrinunciabili a Bologna sono Il Cinema ritrovato e il Cinema in piazza. Come li state rimodulando con la Cineteca e dopo il successo della piattaforma regionale Lepida TV?
La Fondazione Cineteca ha da subito colto la sfida del web. Dal 21 aprile ha trasferito sulla piattaforma online My Movies la sua programmazione a biglietto. Fino a che non sarà possibile tornare in sala, lo streaming resta la soluzione. Su questo tema occorre riflettere in modo profondo. Il mondo del cinema uscirà trasformato da questa lunga crisi. Andare nelle sale non sarà più la stessa cosa e il mercato sbarcherà direttamente sull’online per le première, in modo definitivo. Dobbiamo farci i conti e reagire. Senza un’alleanza forte tra Governo, città e comparto dell’audiovisivo, il rischio di perdere tutto è molto alto. Tuttavia, strade possibili alla nostra portata esistono, basta volerle cercare con lungimiranza.
Potremmo per esempio realizzare festival, come Terra di tutti, Itacà, Human Rights Nights, Gender Bender, Some Prefer Cake, Future Film Festival, Cinemafrica, F.I.L.I?
Sono sicuro che i festival bolognesi torneranno, magari non tutti nel 2020, ma torneranno. Il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna daranno il loro sostegno.
E per quanto riguarda i teatri? ERT vende biglietti a un euro, ma non per tutti i teatri è una strada percorribile…
Lo spettacolo dal vivo deve essere sostenuto e ci sono due modi per farlo: sussidi oppure una ripartenza a settembre con regole chiare e sostenibili. In buona sostanza, un teatro non può vivere senza la metà del pubblico seduto in sala. Inutile accelerare i tempi delle riaperture se non è chiaro come si intende salvare il settore dalla bancarotta. L’estate per fortuna è il periodo in cui il mondo teatrale può vivere anche in altre forme, ma non perdiamo tempo. Prepariamo adesso la prossima stagione.
Alla notizia del rischio di chiusura, Lei ha detto “Bologna ha bisogno di Radio Città del Capo”. Chiuderla o ridimensionarla, oltre al fatto che si tratta di un’emittente storica, significherebbe creare ulteriore disoccupazione, in un settore, quello dell’editoria, già in crisi…
Lo confermo. Il Decreto Legge Rilancio dovrebbe prevedere sostegni economici per il comparto ed è un bene.
La tassa di soggiorno rappresenta un’importante entrata per i comuni, ma adesso questa non c’è perché manca il turismo e quello straniero mancherà per un po’. Quale ruolo devono avere secondo Lei gli sponsor in questo momento?
Agli sponsor tradizionali della cultura in città ho chiesto un gesto di solidarietà. Se potete non tagliate i budget preventivati. Non sarebbe etico in questo momento. Ognuno deve fare la sua parte se può. Ho ricevuto risposte buone a volte commoventi. La cultura per le imprese bolognesi è un valore in sé.
Il Terzo settore non può accedere alle agevolazioni sui canoni d’affitto previste dai decreti finora emanati del governo. Saranno sospese le spese di affitto e utenze come dal Tavolo Cultura Bologna? Quali misure, fondi e bandi state mettendo in campo?
A Bologna abbiamo deciso di non fare pagare gli affitti comunali al mondo del terzo settore fino a luglio, sospendendo anche i canoni del mondo del commercio. Ridurremo in modo cospicuo anche la tassa dei rifiuti. Il Terzo settore è vitale per ripartire, non un lusso. Mi auguro che il Governo su questo fronte cambi decisamente passo con aiuti concreti.
Con il gruppo degli assessori di cui fa parte avete chiesto misure per i lavoratori del settore. Pochi hanno i requisiti per la Naspi, pochi altri hanno ricevuto la cassa integrazione, ci sono stati licenziamenti. La bozza del nuovo decreto del governo chiamato “Rilancio” esclude per la seconda volta una parte di lavoratori (come autori, stuntmen, coreografi, artisti che fanno anche formazione.) Si è sostituito il reddito di emergenza con un’una tantum per due mesi. Inoltre se ci saranno delle riaperture a breve non ci saranno più gli ammortizzatori sociali che ci sono (per alcuni) adesso. Cosa si può fare a livello locale per loro?
In Italia la produzione culturale vale 265 miliardi euro l’anno e il 6% di occupazione nazionale. Tenendo a mente questo dato, gli assessori alla cultura delle città italiane si sono uniti per dare voce innanzi tutto al mondo del lavoro e della produzione culturale. Le nostre proposte sono chiare e vanno nella direzione di non lasciare indietro nessuno. Il Governo le conosce bene e noi ci auguriamo che il testo definitivo del Decreto Rilancio ne tenga conto. Certo è che nel nostro paese la cultura è sempre stata strutturalmente priva di tutele. Alla politica chiedo di essere coraggiosa, non limitiamoci a mettere in campo strumenti di breve termine. Ad esempio, riformiamo il Codice dello spettacolo in via definitiva e superiamo il precariato e lo sfruttamento.
Con quali obiettivi state interagendo con la nuova piattaforma #ChiamateNoi?
Vogliamo fare un fronte comune con loro e altre piattaforme di operatori e artisti. Il mondo della cultura deve essere intelligente e generoso in questa fase. Per ricevere sostegno deve mettersi a disposizione del paese. Non è il tempo delle lobby ma della buona politica. Le città sono importanti per questo.
Lei ha espresso la volontà di far tornare gli studenti. Bologna è una delle città con più alta speculazione sugli affitti (affitti che gli studenti stanno pagando anche adesso), c’è evasione fiscale da parte di grandi proprietari, mentre servirebbero più residenze universitarie pubbliche e più abitazioni per persone a basso reddito. Nel frattempo, fino a prima del Covid19 la turistificazione guidata da Airbnb e Booking procedeva alla grande…
Tutte situazioni in cui la logica del profitto vince sul diritto all’abitare… Comunque la si pensi su questi temi, adesso la priorità per Bologna è uscire dall’emergenza sanitaria ripartendo in sicurezza. Prima dei turisti dobbiamo recuperare gli studenti, ne va dell’identità della nostra città e certo anche della sua economia. I turisti verranno comunque più avanti con la riapertura delle frontiere. Per migliorare l’accoglienza degli studenti e il diritto alla casa delle famiglie, abbiamo appena approvato un fondo e un accordo con le parti sociali. Rendiamo più flessibili e convenienti i canoni convenzionati. Perché, vorrei dirlo con chiarezza: il diritto all’abitare è un punto centrale di ogni agenda politica progressista, insieme al diritto al lavoro, all’istruzione e, come ci ha insegnato questa terribile emergenza, alla salute. Era ora.
Il People Mover servirà più ai turisti o ai cittadini?
Entrambe le categorie. Partirà in periodo senza i primi, purtroppo.
Da dove riprenderà il dialogo con gli attivisti (TPO, Làbas, Crash, MIT, Cassero, per fare degli esempi), alcuni dei quali hanno dato nuova vita a spazi prima inutilizzati e adesso a pratiche di solidarietà, oltre ad ospitare iniziative culturali? E XM24?
Le città sarebbero state più povere senza le lotte sociali. La storia di Bologna però ci insegna che oltre a protestare bisogna anche rimboccarsi le maniche e organizzare le persone per risolvere i loro problemi. Siamo una terra di cooperazione e mutualismo. Chiunque si misuri su questo tema oggi con approccio solidale troverà in noi un interlocutore sempre attento. Sotto le due torri negli ultimi tempi è cresciuto un fermento nuovo, dovuto anche alla messa a disposizione di un numero importante di spazi dismessi e comunali, tramite bandi e percorsi di co-progettazione.
–Chiara Zanini
*intervista realizzata il 13 maggio 2020
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