Fase 2 e musei. Intervista ad Antonio Lampis, direttore generale Musei del Mibact
Abbiamo incontrato Antonio nell’ambito della diretta Instagram all’interno del format condotto da Massimiliano Tonelli 10 alle 10. Ecco una sintesi di cosa ci ha raccontato
10 alle 10 è il format lanciato su Artribune in diretta su Instagram che vede alle 21.50 per l’appunto il direttore di Artribune Massimiliano Tonelli, confrontarsi con i protagonisti dell’arte e della cultura italiana. Abbiamo visto infatti nel corso di un mese svolgersi i dialoghi con gli influencer Giulio Alvigini e Andrea Concas, la presidente del Maxxi Giovanna Melandri, il curatore Angel Moya Garcia, il direttore della GAMeC di Bergamo Lorenzo Giusti, l’architetto Lorenza Baroncelli direttore della Triennale, gli uffici stampa Paola Manfredi e Lara Facco, il direttore di Federculture e presidente della Quadriennale Umberto Croppi, l’assessore alla cultura dell’Emilia Romagna Mauro Felicori, l’assessore alla cultura del comune di Firenze Tommaso Sacchi e lo storico dell’arte Costantino d’Orazio, la direttrice del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, tra gli altri. Negli scorsi giorni Tonelli ha intervistato Antonio Lampis, alla guida della Direzione Generale Musei del Mibact. Insieme hanno analizzato la situazione in corso, le possibili ricadute sul sistema dell’arte e il futuro (e il presente) dei musei. Ecco che cosa è emerso…
Parliamo di pubblico. Normalmente a fine anno si lanciano le classifiche sui musei che hanno avuto più visitatori. Ma quest’anno, almeno fino ad ora, abbiamo avuto soprattutto contenuti digitali che hanno avuto un pubblico che un tempo non si conteggiava. È tempo di cambiare metodo?
Ho scritto più volte, anche prima dell’emergenza coronavirus, che pian piano avrei preferito la conta delle relazioni rispetto a quella della bigliettazione. Questa esplosione di contenuti online ha rispecchiato alcune anticipazioni rispetto al piano digitale che avevo costruito a luglio. Oggi il boom digitale ci consente di tracciare il visitatore virtuale dei musei in maniera più semplice rispetto a quello fisico. Anche perché come stato non siamo mai padroni della biglietteria e le differenze dei software e dei dati erano ancora in fase di sistemazione. Tramite i social media si fa prima e i dati sono incredibili: c’è un raddoppio della frequenza delle interazioni, delle iniziative…. avevo lanciato delle linee guide rispetto alla visita digitale, invitando il museo ad uscire dal museo. Tra l’altro le nuove generazioni catalogano il sapere in una maniera diversa.
Tra l’altro il pubblico digitale è ad ora tutto gestito direttamente dai musei, mentre il pubblico fisico è nelle mani delle società che vincono gli appalti per la bigliettazione. Finirà come con le biglietterie per cui anche i servizi digitali verranno appaltati all’esterno?
Lo sconsiglio vivamente, in questo piano triennale della digitalizzazione dei musei la cosa è esclusa. Parliamo di 452 musei: due anni fa avevano dei funzionari della comunicazione in stretto collegamento con l’ufficio stampa del ministero, con attività di azione e campagne digitali e tanto altro. Durante il lockdown, abbiamo cercato di censirle su musei.beniculturali.it, con pagine e pagine di attività. Repubblica il 10 marzo ha raccontato i 10 tour virtuali più interessanti dei musei, poi sono diventati i 20 tour, e poi ancora i 30 tour, e così via…Ad esempio le passeggiate con i direttori nei musei sono state un’occasione unica.
Nei musei statali che osservi direttamente, secondo te, la reazione è stata positiva da parte perché disponevano già di figure professionali addestrate? Avevano fatto già palestra?
Avevamo già una rete di funzionari della comunicazione, ed è stato spontaneo sparare forte.
Avete anche fatto un profilo Instagram di buon successo dedicato a tutti i musei
Certo, c’è @museitaliani che ha raddoppiato i suoi numeri su Facebook e Instagram. Grazie a questi canali il museo non solo parla, ma soprattutto, cosa molto importante, ascolta e risponde alle nuove generazioni che vogliono sapere che tipo di scelte facciamo e come, cosa motiva le azioni di un museo etc. Immediata è la domanda, immediata la risposta. Questo dialogo tra musei e visitatori è un grande patrimonio, inoltre è tutto tracciabile. I musei hanno finalmente imparato dai visitatori: ciò che stiamo cercando di cambiare è il concetto di visita, ad esempio proponendo degli abbonamenti. Il museo diventa così un luogo in cui ritornare, il bar per fare l’aperitivo, il posto dell’anima quando a casa si sta stretti e per questo il racconto museale deve cambiare completamente.
Continuiamo a parlare di social. Può essere utile sbarcare su TikTok anche se è ancora pensato come spazio giovanlistico?
La mia impressione è che TikTok sia ormai preso d’assalto dai 40enni. Credo che la chimera dei giovani su TikTok si stia invece ribaltando. Scherzi a parte, gli ambienti digitali sono in costante mutazione. Io mi occupo di cultura digitale dal 1997, quando facevo dei musei virtuali su server che fondevano, e avendo sperimentato molto ho capito che la piattaforma non è importante, è il linguaggio che conta, saper formulare i messaggi in modo diverso a seconda del contesto.
… e del resto gli Uffizi sono appena sbarcati. Torniamo ai musei: prima o poi riapriranno, serviranno modifiche, cambiamenti, come state procedendo? Immagini modifiche strutturali permanenti o temporanee?
Lavoriamo giorno e notte a riguardo. Nessuno credo pensi di fare delle ristrutturazioni invasive, sicuramente le cose più banali come l’efficienza maniacale per i bagni e per gli ascensori, o se costruisco una cassa, un vetro davanti ora lo metterò di sicuro. Chiudere i musei è stato abbastanza semplice, anche se abbiamo offerto molte tutele.
Riaprire non sarà così facile però…
Già. Riaprire sarà invece più complicato. Un esempio su tutti: già prima avevamo la metà dei custodi necessari, e molti sono anziani e quindi una parte di loro rientrerà nella categoria fragile. Li dovremo lasciare a casa. Significa per molti musei l’impossibilità oggettiva di erogare un servizio completo. Dovremmo quindi lavorare su orari ridotti e visite contingentate.
Bel collo di bottiglia questo di cui parli! Come si ovvia?
In parte usando pagamento contactless e tracciature delle persone con allarmi per segnalare quando si è in troppi in una sala. Dobbiamo sopperire con il digitale laddove non abbiamo risorse umane per fare determinati lavori di controllo, liberando personale per compiti a maggior valore aggiunto rispetto al controllo di biglietti o di flussi. In futuro utilizzeremo sistemi come Amazon store: uscendo dai negozi non si passa dalla cassa, perché il pagamento avviene tramite telefonino. Arriveremo anche a questo abbattendo così i momenti di contatto.
Riguardo ai custodi: si potrebbe pensare di assumere dei giovani nei posti che mancano?
È costosissimo e i musei senza gli incassi non possono vivere. Nell’immediato dobbiamo agire (se arrivano i rinforzi europei e regionali) su sistemi di sicurezza, allestimenti e pagamenti. Abbiamo retto l’overtourism; ora questo ripensamento è più nelle corde dell’offerta museale. Entrare nei musei più lentamente offrirà un vantaggio, una pausa. E darà la possibilità di rivedere la funzione del museo e il suo sviluppo, che non può fermarsi solo agli addetti ai lavori. Questo per quanto riguarda i mesi di maggio e giugno dove avremo il primo impatto gestionale con la nuova normalità, dopodiché come al solito abbassare l’età media dei nostri colleghi e far entrare giovani è da sempre uno dei miei impegni. Oltre che migliorare le condizioni retributive.
Con la direttrice del Castello di Rivoli, Carolyn Christov-Bakargiev abbiamo parlato, tra gli altri argomenti, anche dei finanziamenti privati. Se pure i musei riapriranno probabilmente mancheranno ancora per un bel po’…
Chi poteva permettersi prima il matrimonio, la presentazione del libro, eccetera sicuramente tornerà a farli, magari in maniea diversa. Mi auguro anche che la questione si chiuda a gennaio e febbraio dell’anno prossimo. Dopodiché questa parte del futuro non la possiamo prevedere, ma esistono altre possibilità di introiti. Come dice Cottarelli, il sostegno ai musei deve essere un obbligo per lo Stato in termini di produzione, di comunicazione e di salvaguardia dei nostri gioielli.
– Massimiliano Tonelli
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