Vincenzo Trione è il nuovo presidente della Scuola del Patrimonio
Afferente alla Fondazione Scuola dei Beni Culturali, nata in seno al primo ministero Franceschini, nomina il giornalista del Corriere della Sera e docente presso l’Università IULM, presidente del corso di alta specializzazione. L’incarico avrà durata quadriennale
Che cos’è la Scuola del Patrimonio? Si tratta del corso di alta specializzazione e ricerca per i futuri professionisti del patrimonio, croce e delizia della cultura italiana, con sede a Roma. A promuoverlo la Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali, con governance pubblico -privata e il MIBACT come socio fondatore. È un titolo biennale, dedicato a chi ha già conseguito la formazione universitaria avanzata. Il 2020 segna un momento di svolta nella storia di questo prestigioso organo didattico, con la nomina alla presidenza di Vincenzo Trione. “Sono grato al Ministro Franceschini di questa importante e impegnativa opportunità. Sono nella Scuola del Patrimonio sin dalla sua fondazione. Nel 2016, sono stato chiamato a far parte del Consiglio scientifico dalla prima direttrice Maria Luisa Catoni, che con coraggio, determinazione e visionarietà ha pensato questa istituzione, volta a formare i vertici delle istituzioni artistiche e culturali del nostro Paese. Nel suo primo mandato al Mibact, Franceschini aveva colto l’esigenza di muoversi in linea con un modello di alta formazione sperimentato con successo da anni in Francia. Ora la Scuola ha superato la fase di start-up, che è stata gestita con equilibrio da Carla Di Francesco, successore di Maria Luisa Catoni. Siamo all’esame di maturità. Nella fase del consolidamento. Del rilancio. Della ridefinizione dei piani didattico-formativi. Degli spazi di azione. La Scuola deve formare la classe dirigente dei nostri musei, delle nostre biblioteche, dei nostri archivi”, spiega il neo presidente.
L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA DI FORMAZIONE
Il 2020 è stato un anno complicato che ha rivelato anche le debolezze del nostro sistema museale e la necessità di un ricambio generazionale. Musei senza personale o con personale troppo avanti negli anni che a causa dell’emergenza Covid-19 non è potuto rientrare a lavoro, rendono ancora più rilevante il ruolo di una scuola in grado di formare la classe dirigente, ma anche i team del futuro, o di aggiornare coloro che già operano nel settore. “Credo che la Scuola”, continua Trione, “rappresenti un’opportunità straordinaria per tanti giovani di grande qualità che, dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca in aree disciplinari diverse, avvertono l’esigenza di formarsi ulteriormente, nell’ottica della multidisciplinarietà e dell’interdisciplinarietà, integrando didattica, ricerca, esperienza concreta attraverso una ricca offerta di internship nei settori del patrimonio e delle attività culturali: dall’arte all’archeologia, dagli archivi alle biblioteche, al paesaggio. Una sfida per affrontare i temi della conservazione e quelli della valorizzazione in un’ottica davvero contemporanea, con forti aperture ai media, alle nuove tecnologie, alle data analysis, all’economia della cultura. Da statuto, la Scuola ha un’anima doppia: una italiana, con il corso di perfezionamento biennale; e una internazionale, con l’ “International School of Cultural Heritage” rivolto a giovani funzionari e studiosi provenienti dai Paesi del bacino del Mediterraneo e da alcuni Paesi del mondo arabo. Un’architettura con notevoli potenzialità di sviluppi ulteriori. Dal 1 settembre inizia la “seconda vita” della Scuola del patrimonio, che richiederà il coinvolgimento sempre più attivo dei membri del Consiglio scientifico e il dialogo aperto con il Ministero dell’Università e della Ricerca. Ho già avuto modo di discutere della Scuola con il Ministro Manfredi. Decisivo sarà anche il confronto con il Consiglio superiore dei Beni culturali. Ma vorrei che la Scuola fosse aperta a idee e a suggerimenti che giungessero da chi ha a cuore l’alta formazione nei settori dell’arte e della cultura del nostro Paese, superando quelle oramai anacronistiche guerre tra guelfi e ghibellini che talvolta rischiano di incidere su progetti importanti”.
CHI È VINCENZO TRIONE
Critoco del Corriere della Sera e di alcuni degli inserti collegati al quotidiano di Via Solferino, storico e critico d’arte contemporanea e docente ordinario presso l’Università IULM di Milano, dove ricopre anche la carica di Preside della Facoltà di Arti e Turismo, Trione è stato nel 2015 curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, Codice Italia. Tra i suoi libri, Effetto città. Arte cinema modernità, edito da Bompiani nel 2014 e Contro le mostre, scritto con Montanari per Einaudi nel 2017. “Vorrei portare in questa alta avventura istituzionale la mia esperienza di Preside della Facoltà di Arti e turismo dell’Università IULM di Milano e di Coordinatore del Dottorato di ricerca in Visual and Media Studies sempre in IULM. Sono onorato di prendere il posto di coloro che mi hanno preceduto nel ruolo di Presidenti della Scuola del patrimonio: due insigni giuristi come Sabino Cassese e Marco Cammelli”.
– Santa Nastro
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