Franceschini sblocca l’esportazione delle opere di autori deceduti da 70 anni
Il decreto che abroga il precedente di Alberto Bonisoli riguarda le opere con valore al di sotto di 13.500 euro. Ora il mercato sarà più fluido
Quello di Alberto Bonisoli, Ministro per i beni e le attività culturali del precedente governo gialloverde, in carica tra giugno 2018 e settembre 2019, sarà ricordato come uno dei dicasteri più controversi della storia degli ultimi anni. Emanazione del Movimento 5 Stelle, mantovano, direttore dell’accademia Naba, nel corso del suo mandato si è distinto ad esempio per la querelle sulla gratuità delle prime domeniche del mese nei musei e per la riforma sull’autonomia dei grandi musei nazionali. Vittime delle sue riorganizzazioni sono state l’accorpamento della Galleria dell’Accademia di Firenze agli Uffizi o la sottrazione di alcune autonomie per i “superdirettori”.
FRANCESCHINI VS BONISOLI
Provvedimenti che non hanno trovato conferma né continuità nelle intenzioni del suo successore, Dario Franceschini. Entrato in carica a settembre 2019, il già Ministro ai beni e alle attività culturali (e al turismo) del precedente governo Renzi, poi riconfermato nell’alleanza tra Pd e Pentastellati con la Presidenza del Consiglio di Giuseppe Conte, si è impegnato per smantellare gran parte delle nefaste modifiche volute da Bonisoli. In primis, pochi giorni dopo la nomina, i decreti firmati nei giorni di Ferragosto 2019, e in piena crisi di governo, in merito all’autonomia dei musei statali.
IL DECRETO PER LA CIRCOLAZIONE DELLE OPERE
L’ultimo atto che marca definitivamente le distanze tra i due ministeri è di questi giorni, con la pubblicazione del decreto firmato da Franceschini il 31 luglio 2020 che definitivamente sblocca la circolazione delle opere di autori scomparsi da 70 anni solo se con un valore inferiore ai 13.500 euro. Con questa decisione Franceschini abroga il comma 6 dell’articolo 7 del decreto 246/2018 introdotto dal Decreto Bonisoli a luglio dello stesso anno. Oggi basterà una autocertificazione che accompagni le opere in questione (che ovviamente non possono essere né reperti archeologici, né incunaboli o manufatti antichi) e i tempi saranno più snelli. Si tratta peraltro di un’azione di ripristino di una condizione precedente. L’intervento di Bonisoli, infatti, andava ad abrogare il decreto Franceschini di maggio 2018 nell’ambito di un continuo fare e disfare che è un difetto patetico della nostra politica. Inoltre l’innalzamento della soglia temporale dai 50 ai 70 anni, al di sotto della quale i beni di un autore deceduto non potevano essere bloccati per l’esportazione e l’introduzione della soglia di valore di 13.500 euro e la necessità di accompagnare il bene con una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, la cosiddetta autocertificazione di arte contemporanea. Infine, l’articolo 9 stabiliva l’attivazione di una anagrafe della circolazione internazionale delle opere culturali sul sistema informativo degli Uffici Esportazione. Tale strumento avrebbe consentito il controllo dei beni in transito sul territorio nazionale, affiancando ai beni un passaporto con validità di cinque anni. A stabilire le specifiche del passaporto doveva essere la DG Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, d’intesa con la DG Archivi e la DG Biblioteche e istituti culturali del MIBACT. Ma il progetto non è mai partito proprio a causa del decreto Bonisoli.
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