Nomine plurime e testimonial VIP: come stritolare la giovine Italia
Il sistema lavorativo italiano, non solo in ambito culturale, è caratterizzato dall’accumulo di nomine da parte di uno sparuto gruppo di “senior”, con conseguenze deleterie per il futuro del Paese e delle generazioni più giovani.
Sempre più spesso, nel nostro Paese, si assiste a un progressivo accumulo di cariche, nomine, ruoli e responsabilità. Questo fenomeno è un sintomo di un meccanismo patologico che va approfondito.
La condizione che si viene a creare è infatti paradossale: da un lato abbiamo uomini che hanno numerosissime cariche, tendenzialmente sono “volti noti” e hanno impegni plurimi, dall’università alla politica, dalla libera professione al giornalismo e, nel frattempo, vengono nominati, un giorno sì e l’altro pure, come responsabili di questo o quel comitato, direttivo, o come membri del CdA di questa o quell’azienda pubblica o privata. Dall’altro lato abbiamo schiere di giovani che non riescono a fare ingresso nel mondo del lavoro, e che entrano necessariamente in un mondo ingessato, in cui le posizioni di vertice sono tutte occupate dai ragazzi ultrasessantenni che spopolano in tv e sui giornali.
IL FUTURO DELL’ITALIA
Tra queste due dimensioni c’è poi, al centro, il futuro del nostro Paese e, senza voler cedere alla retorica, l’esempio è bello che pronto: se i “VIP” dell’accademia o della cultura ricevono costantemente cariche di responsabilità, assumendo che anche per loro la giornata sia di 24 ore, come fanno a rispettare le responsabilità che tali nomine comportano? Semplicemente non possono e quindi, semplicemente, non lo fanno. E, a quanto pare, per molti va bene così.
Siccome i meccanismi sociali si evolvono, così come gli individui, per poter rispondere in modo adeguato agli stimoli del contesto, anche il meccanismo di nomina per una determinata carica si è adattato. Il risultato di questa evoluzione è che le varie nomine, cariche, ruoli e via discorrendo hanno iniziato ad assumere sempre più la funzione del “testimonial”. Si chiama questo o quel VIP a coordinare o a essere responsabile di una determinata attività semplicemente perché la scelta di quella persona consentirà all’organizzazione di avere “visibilità” o “potere” all’interno di determinati gruppi di interesse.
“Da un lato abbiamo i ‘grandi professori’ e dall’altro gli ‘influencer’. Intanto quelli competenti stanno nel mezzo, e il nostro Paese ne paga il prezzo”.
La domanda però sorge. Chi fa il lavoro che dovrebbero fare i nominati? Perché certo ci sarà qualcuno che dovrà lavorare per fare in modo che il testimonial sappia poi cosa dire nelle occasioni pubbliche o ai tavoli di lobby. E questo qualcuno non potrà che essere un “giovane”, magari preparato e in gamba, a cui però non verrà assegnata alcuna nomina, né ora né poi, perché la verità è che anche per ricoprire questo ruolo di testimonial devi avere una certa “esperienza”, esperienza che difficilmente riuscirà ad avere se i VIP delle nomine vanno in pensione a oltre 90 anni.
I RISCHI DI UN SISTEMA BASATO SULLE NOMINE PLURIME
Questa è una condizione molto, molto pericolosa perché: 1. non permette ai “giovani” di emergere; 2. non permette ai “VIP” di fare il proprio lavoro, anche perché tutte queste persone sono spesso professionisti preparatissimi ma che non hanno più il tempo di lavorare, impegnati come sono a cambiarsi d’abito tra una conferenza e l’altra; 3. non si permette ai giovani di sbagliare e di fare esperienza come “soggetti responsabili”.
In pratica, quello che viviamo nella realtà non è né più né meno di ciò a cui assistiamo su Internet. Da un lato abbiamo i “grandi professori” e dall’altro gli “influencer”. Intanto quelli competenti stanno nel mezzo, e il nostro Paese ne paga il prezzo.
‒ Stefano Monti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #57
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