Presentata la gara per la realizzazione dei Padiglioni Primula vaccinali. Dubbi e caratteristiche

Mentre in Italia si discute sulla mancanza dei vaccini e sulle responsabilità, Domenico Arcuri va avanti nella realizzazione dei padiglioni vaccinali. E sui social c’è chi tuona contro le caratteristiche del bando di gara

Mentre l’Italia si interroga sul futuro della campagna di vaccinazione, il Commissario Straordinario per la Covid Domenico Arcuri va avanti attraverso Invitalia, con il bando di gara per realizzare il padiglione-primula vaccinale. Il concept, come è noto, è stato ideato così come la corporate identity di tutta la campagna vaccinale da Stefano Boeri in forma totalmente gratuita. Il progetto, presentato nella prima metà di dicembre, aveva fatto discutere molto, con posizioni pro e contro anche sulle nostre pagine (qui gli editoriali di Antonio Ottomanelli e Francesco Cascino) e la partecipazione almeno ideale, adottando la famosa primula come simbolo, di Mibact e musei. Gli stessi musei che nell’ultimo mese si sono messi a disposizione come strutture per ospitare la campagna di vaccinazione (qui ad esempio il caso del Castello di Rivoli o la Fiera di Oltremare a Napoli).

IL BANDO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEI PADIGLIONI

Nel frattempo, mentre si corre contro il tempo nella lotta contro il virus, viene lanciato il bando di gara per la realizzazione dei “padiglioni primula”. Tra gli aspetti finalmente chiariti dalla competizione promossa da Invitalia, l’Agenzia governativa italiana per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa capitanata sempre da Arcuri, c’è il costo al metro quadro di queste strutture, calcolato intorno ai 1.300 euro/mq + IVA. Inoltre fa luce sulle caratteristiche tecniche dei padiglioni: circa 315 mq, pianta circolare di 20 m di diametro, struttura a secco; sono indicate poi le altezze e gli ambienti previsti (la parte dedicata ovviamente alla accettazione, le sale d’attesa, i punti di somministrazione e anamnesi, le sale attrezzate post vaccino, il back office e così via), così come l’esigenza dell’impianto elettrico o di sonde per il controllo delle condizioni igrometriche e naturalmente l’impianto idrico sanitario (tutte caratteristiche rintracciabili al punto 3 del disciplinare). Il tutto da completare entro i 30 giorni dalla contrattualizzazione. Pertanto, se tutto va bene con un bando presentato il 20 gennaio, con scadenza per le offerte tecnico-economiche prevista in tempi record a mercoledì 27 gennaio (sette giorni per un bando del genere? Già!), e una contrattualizzazione immediata, i padiglioni dovrebbero essere pronti per marzo o aprile, con una campagna vaccinale che a quel punto – ripetiamolo: se tutto andrà bene nel bando – dovrebbe essere già a buon punto.

IL NUMERO DEI PADIGLIONI

Un altro aspetto ancora da capire è il numero dei padiglioni che sarà realizzato. Qui il bando non aiuta a fare maggiore chiarezza: si legge infatti che saranno almeno 21 ma fino a 1200; quale sarebbe peraltro la distribuzione su territorio nazionale non è dato di saperlo. Inoltre che “la presentazione dell’offerta non vincola il commissario alla stipulazione di alcun contratto e ad affidare un numero minimo di padiglioni”. Probabile dunque che alla fin fine non se ne faccia nemmeno nulla? Aspetti che non convincono il prof. Carlo Quintelli, docente di Ingegneria e Architettura all’Università degli Studi di Parma, che dalla propria pagina Facebook tuona: “nonostante l’evidente velleità del progetto, i più o meno garbati inviti a lasciar perdere, le osservazioni tecniche negative che sono emerse attraverso i social non meno che in numerosi interventi sui media web e tradizionali, ebbene no, Arcuri senza risposta alcuna procede comunque. Un atteggiamento questo che preoccupa riguardo a chi riveste un ruolo di così straordinario potere decisionale, in termini di obiettivi e di spesa”.

I DUBBI DI QUINTELLI

Tra i molti aspetti che Quintelli contesta ci sono i tempi di consegna: “si danno 30 gg di tempo! E dove si richiede la riparazione degli impianti con intervento entro 30 minuti dalla chiamata! (da sottoporre all’attenzione della ricerca in logistica del Pentagono o di Amazon!). Delle due l’una verrebbe da pensare: o chi ha redatto il bando è totalmente ingenuo ed estraneo al settore o qualcuno ha già pronto tutto da inizio dicembre. Oppure succede come con i banchi per le scuole che sono andati quasi tutti fuori tempo di consegna contrattuale (e le penali?)”. Inoltre i costi dell’operazione. Qualora infatti si completasse il numero minimo di 21 padiglioni previsti dalla gara “dimostrativi? sperimentali? promozionali? di fatto inutili ai fini della campagna vaccinale) staremo tra gli 8 e i 9 milioni di euro, ma se in un delirio di onnipotenza ne ordina 1.200 ci portiamo attorno al mezzo miliardo di euro (di soldi nostri). E suona male che il punteggio di aggiudicazione si basi al 70% sulla qualità tecnica e il 30% su quella economica delle offerte…”. Perplessità che vanno ad aggiungersi a quelle relative alle caratteristiche tecniche e alla equazione tra dimensioni, costi di realizzazione, numero di abitanti per città e numero effettivo di vaccinazioni: “per un centro da 100.000 abitanti il padiglione da quasi mezzo milione di euro li vaccina tutti ma gli ci vuole un anno (slow vaccination). La soluzione? Se ne acquistano tre, posizionati in tre diverse piazze e risolviamo spendendo la modica cifra di un milione e mezzo di euro. Ora capite perché il Commissario si riserva di ordinarne 1.200 se si pensa che abbiamo 103 città con più di 60.000 abitanti e diverse da oltre 200.000 più Roma e Milano”.

IL COMMENTO DI STEFANO BOERI

Non entra nel merito dei tecnicismi (d’altra parte non di sua competenza) del bando l’architetto Stefano Boeri, raggiunto da Artribune per un commento sulle obbiezioni di Quintelli, ma resta convinto della bontà dell’iniziativa, almeno per ciò che concerne il concept iniziale. “Il nostro studio”, spiega, “insieme a un gruppo di consulenti, ha consegnato al team del commissario Arcuri una proposta che comprende un’ipotesi per il logo della campagna di vaccinazione anti Covid19, un progetto di massima per padiglioni temporanei pensati per essere facilmente smontabili e riutilizzabili in prossime situazioni di emergenza e un progetto di massima per allestire con le attrezzature per la vaccinazione gli interni e gli spazi messi a disposizione dalle regioni. Siamo convinti di aver dato – gratuitamente – un contributo di idee al nostro Paese e siamo fiduciosi che possano essere utili ad affrontare una campagna di proporzioni gigantesche che all’oggi costituisce l’unica prospettiva per uscire da questa pandemia”. Piuttosto, aggiungiamo noi, per ora è proprio il vaccino che manca purtroppo…

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