Civita di Bagnoregio candidata Unesco: “la città che muore” nell’Alto Lazio pronta a nuova vita
Tra i Borghi più belli d’Italia, sorge su uno sperone di roccia nel Lazio, da secoli Civita di Bagnoregio lotta contro l’erosione della collina e lo spopolamento. Diventare Patrimonio Unesco aiuterebbe non poco. L’esito nel 2022
È conosciuta come “la città che muore”, ma presto potrebbe aspirare a una nuova vita diventando un bene Unesco. Si tratta di Civita, una piccola frazione del Comune di Bagnoregio, nell’Alto Lazio, al confine con l’Umbria, all’interno della Valle dei Calanchi, in provincia di Viterbo, facente parte de i Borghi più belli d’Italia. Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha, infatti, approvato come candidatura italiana da presentare all’esame del Comitato del Patrimonio Mondiale nel 2022 Il paesaggio culturale di Civita di Bagnoregio. “La candidatura di Civita di Bagnoregio è il giusto riconoscimento della sinergia tra i diversi attori del territorio, tra pubblico e privato, per il conseguimento del primo, importante passo verso l’iscrizione di questo sito straordinario nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco”, ha commentato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini. “Ora è importante che il lavoro condiviso fin qui prosegua fino al raggiungimento del risultato, che premia un paesaggio culturale di enorme valore e bellezza”.
CIVITA DI BAGNOREGIO CANDIDATA PER L’ISCRIZIONE ALLA LISTA DEL PATRIMONIO UNESCO
La candidatura è frutto del lavoro congiunto di Regione Lazio e Comune di Bagnoregio, cui hanno collaborato il Ministero della Cultura, attraverso il coordinamento dell’Ufficio UNESCO del Segretariato Generale e grazie ai contributi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. “Risale al maggio 2015 il nostro primo appello per sostenere la candidatura di Civita a Patrimonio Unesco”, ha ricordato il Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, “a cui aderirono migliaia di cittadini e oltre 150 personalità del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo”. Tra questi figurava la famosa Associazione Civita, nata nel 1987 prendendo ispirazione, nel nome, proprio da Civita di Bagnoregio proprio per recuperare, valorizzare e salvare dal degrado questo antico borgo dell’Alto Lazio.
CIVITA DI BAGNOREGIO. DALLE DIFFICOLTÀ ALLA SPERANZA DI RINASCITA
Un sito, quello di Civita di Bagnoregio, caratterizzato da un ambiente paesaggistico ostile, in cui l’ingegnosità umana sfida un territorio che per secoli, e ancora oggi, è caratterizzato da fenomeni erosivi che ne hanno delineato l’iconicità e influenzato gli aspetti sociali, culturali, urbani e architettonici e che continuano tuttora rischiando di far sbriciolare l’abitato. Da qui il progressivo inevitabile spopolamento, tale da trasformarla in città fantasma; e da qui anche la nomea di “la città che muore“, coniata dallo scrittore Bonaventura Tecchi che, nato a Bagnoregio nel 1896, qui trascorse la sua giovinezza. La storia di questa piccola realtà che sorge su uno sperone di roccia nel bel mezzo delle valli del Fossato del Rio Torbido e del Fossato del Rio Chiaro, affonda le sue radici in epoca etrusca. Per secoli gli abitanti di Civita hanno dovuto lottare contro l’erosione e le frane che progressivamente limitavano l’area del centro storico e realizzare sempre nuove vie d’accesso alla cittadina, come il Bucaione, il tunnel scavato direttamente nella roccia sedimentaria del monte. L’aspetto attuale del borgo risale però alla fine del Medioevo e da allora è rimasto tutto pressoché intatto.
– Claudia Giraud
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