Museo Nivola si schiera contro il deposito delle scorie nucleari in Sardegna e lo dice sui social
Dei 67 possibili siti individuati per collocare le scorie radioattive in Italia (ne verrà scelto uno), 14 sono in Sardegna. E il museo dice no, attraverso un post diffuso sui suoi canali social che mostra un’opera di Costantino Nivola del ’69, dal titolo Sardegna venduta
Ha acceso un forte dibattito il post pubblicato il 6 gennaio 2021 sulle pagine social del Museo Nivola, – che sorge a Orani, in provincia di Nuoro – intervenuto all’interno di una questione che potrebbe avere un forte impatto sul territorio della Sardegna. Si tratta della proposta contenuta nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) per la costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi di media e bassa attività. Il documento è stato redatto dalla Sogin, la società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e delle relative scorie. Da tale mappatura emergono 67 siti di diversi livelli di idoneità: di questi 14 sono in Sardegna. Il post, divulgato sui canali Facebook e Instagram del museo sardo, ha in poche ore ha totalizzato migliaia di condivisioni, portando la questione all’attenzione pubblica.
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IL POST CONTRO LE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA DEL MUSEO NIVOLA
“Nessuno lo vuole, questo deposito. I Sardi non lo vogliono”, tuona il Museo Nivola sui suoi canali social. “Oltre la retorica della Sardegna terra da cartolina, oltre la fanta-archeologia che vuole i Sardi eredi di civiltà gloriose, resta un’isola colpita duramente dalla crisi economica e sociale, che prova a ripartire dal turismo sostenibile e dall’agricoltura biologica. Un’isola che può diventare un modello di sviluppo in armonia con la natura. A patto che non la si carichi di quest’ultimo fardello, non la si faccia cimitero delle scorie nucleari dell’Italia intera”. E prosegue riferendosi a Sardegna venduta, l’opera realizzata da Costantino Nivola nel 1969 sotto forma di poster – edito da Feltrinelli – che raffigura un’isola in vendita, nell’ottica di una forte coscienza ambientalista che già in quegli anni stigmatizzava le logiche politiche ed economiche “le quali, pezzo a pezzo, sottraevano ai Sardi il proprio futuro”, scrive il museo. Il tema è antico, ma scottante oggi come allora: l’immagine di Nivola torna dunque attualissima e emblematica del sentimento comune di opposizione a un modello di sviluppo considerato autolesionista e controproducente.
IL MUSEO NIVOLA NELLE QUESTIONI DELLA CONTEMPORANEITÀ
“Da sempre riteniamo che il museo debba essere un’istituzione attiva e partecipe dei dibattiti culturali, sociali e politici della nostra contemporaneità”, afferma la direttrice Antonella Camarda. “Del resto Costantino Nivola è stato un convinto sostenitore del ruolo sociale dell’artista e un promotore, soprattutto nella sua fase matura, della causa ambientalista, e più in generale della necessità di un confronto, pacifico ma rigoroso, fra i cittadini e le istituzioni”. Ad aggravare la questione è che, come il Museo Nivola ricorda, la Sardegna ospita la gran parte delle basi militari italiane; dal punto di vista ambientale, la breve stagione industriale ha lasciato vasti territori inquinati e poco si è fatto in termini di bonifiche. La costruzione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi renderebbe dunque inutilizzabile un’ulteriore porzione di territorio, ostacolando un piano di crescita e di sviluppo sostenibile dell’isola. “D’altra parte è necessario prendere una posizione in modo non ideologico e senza lasciarsi trasportare dall’emotività”, precisa la Presidente della Fondazione Nivola Giuliana Altea. “Il museo vuole stimolare le coscienze, ma intende anche chiamare gli esperti a parlare della questione, in modo da contribuire al dibattito in modo costruttivo. Sentire opinioni informate aiuta a rendere più efficaci le proprie argomentazioni”.
-Giulia Ronchi
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