Venezia mette limiti alle mostre nei palazzi storici. Mazzata sull’indotto della Biennale
I palazzi non potranno essere occupati dalle mostre per più di 180 giorni (inclusi allestimento e smontaggio), e da un’esposizione all’altra deve decorrere un periodo di interruzione di almeno un anno: queste le disposizioni che il Comune ha emanato in materia di “destinazione d’uso degli immobili nei quali viene proposta attività di mostra temporanea”
Da un anno a questa parte, il settore dell’arte è stato e continua a essere uno degli ambiti produttivi più colpiti dalla pandemia, costretto al rinvio e spesso all’annullamento dei grandi eventi, tra tutti mostre, fiere e biennali. Per ritornare alla “normalità”, sarà necessario fare i conti con le contingenze che l’emergenza sanitaria ci impone, riformulando modalità di partecipazione agli eventi e quindi degli spostamenti, gestione e fruizione degli spazi. Una sfida che implica grande dispendio di energia e risorse, conditio sine qua non soprattutto per quanto concerne le manifestazioni internazionali. Restando nel nostro Paese, un grande evento verso il quale ci avviciniamo è la 17. Mostra Internazionale d’Architettura di Venezia, in programma dal 22 maggio al 21 novembre 2021 (avrebbe dovuto tenersi nel 2020, ma è stata posticipata di un anno a causa della pandemia; di conseguenza, la Biennale d’Arte che avrebbe dovuto tenersi quest’anno si svolgerà dal 23 aprile al 27 novembre 2022). Pare però che, oltre alle difficoltà che l’attuale periodo storico impone, gli operatori del settore impegnati nella prossima Biennale debbano affrontare un ulteriore scoglio: un particolare provvedimento emanato dal Comune di Venezia circa la “destinazione d’uso degli immobili nei quali viene proposta attività di mostra temporanea”.
MOSTRE NEI PALAZZI DI VENEZIA. LE NUOVE DISPOSIZIONI DAL COMUNE
Come mai, per anticipare il nuovo provvedimento emanato dal Comune di Venezia, abbiamo parlato della Biennale? Ogni edizione della Mostra Internazionale vede impegnati non solo gli spazi “ufficiali” ai Giardini e all’Arsenale, ma anche una serie di spazi disseminati per tutta la città, soprattutto palazzi storici di proprietà privata, che vengono affittati (con giro di denaro ingente) per ospitare numerosi Padiglioni nazionali, oltre agli eventi collaterali, alle feste, alle cene e alle mostre che solitamente durano per tutto l’arco della rassegna. Per la realizzazione di queste mostre – l’importante è che la loro durata sia inferiore a un anno, e così è visto che solitamente si svolgono da maggio a novembre –, non veniva richiesto il cambio di destinazione d’uso dell’edificio e così in spazi storici, residenziali o adibiti a ufficio era consentito allestire mostre d’arte con grande soddisfazione di chi proponeva gli spazi in affitto; adesso però le cose sono un po’ cambiate. Il Comune di Venezia infatti conferma che non è necessario il cambio di destinazione d’uso per gli edifici al cui interno si svolgono mostre temporanee, ma la loro durata non deve superare i 180 giorni, comprensivi di allestimento e smontaggio dell’esposizione: “le opere devono essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore ai centottanta giorni, comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’Amministrazione comunale, giacché la permanenza dell’opera oltre il termine rende la stessa abusiva, a far data del centottantunesimo giorno”, si legge sul documento del Comune.
MOSTRE NEI PALAZZI DI VENEZIA DURANTE LA BIENNALE. QUALI SCENARI?
Uno spazio può essere quindi occupato da una mostra solo per sei mesi, e in questo lasso di tempo devono essere inclusi l’allestimento e lo smontaggio. Scenario, questo, che potrebbe mettere in dubbio o comunque in qualche difficoltà molti Paesi che, non avendo un proprio Padiglione ai Giardini o all’Arsenale, presentano i propri progetti all’interno dei palazzi veneziani: come fare, adesso, dato che la Biennale solitamente non dura meno di 6 mesi e i tempi di allestimento sono lunghi e articolati? Addirittura la Biennale Arte del prossimo 2022 durerà ben 7 mesi, da aprile a novembre. A questo provvedimento però se ne aggiunge un altro, forse ancora più ostico: all’interno di un palazzo, tra l’organizzazione di una mostra e l’altra, deve decorrere un periodo di interruzione di almeno un anno. A livello pratico, quindi, un palazzo che per esempio ospita una mostra nel corso della Biennale Architettura di quest’anno, non potrà ospitarne un’altra durante la Biennale Arte dell’anno prossimo. Queste disposizioni valgono “solo” per tutti quei palazzi la cui destinazione d’uso non è votata all’attività espositiva; per non incorrere a queste “restrizioni”, quindi, una soluzione potrebbe essere quella di chiedere il cambio di destinazione d’uso sebbene, la maggior parte dei palazzi occupati da mostre durante la Biennale, non siano musei e non siano solitamente utilizzati come spazi espositivi. Che ricaduta avranno queste disposizioni sulla prossima Biennale, già in emergenza a causa della pandemia? E che impatto sulla città e sull’indotto delle grandi mostre? Alcuni soggetti dovranno ridurre la loro partecipazione (lasciando alcuni mesi scoperti con disappunto dei visitatori) oppure rinunceranno direttamente alla presenza?
– Desirée Maida
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