Riapre la biblioteca di Palazzo Venezia a Roma: c’è voluta una petizione di 6500 firme
È partita dalla Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell'Arte la lettera indirizzata al Ministro Dario Franceschini per chiedere di riaprire la biblioteca di Palazzo Venezia (inspiegabilmente chiusa dal primo lockdown), l’unica ad essere specializzata in archeologia e storia dell’arte a livello nazionale. L’appello è stato accolto e la biblioteca riaprirà a breve.
Era chiusa da oltre un anno la biblioteca di Palazzo Venezia a Roma, l’unica specializzata in archeologia e storia dell’arte a livello nazionale. La Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte (BIASA) ha serrato le sue porte con l’arrivo del primo lockdown a marzo 2020 senza mai più riaprirle, nonostante le attuali disposizioni sulle biblioteche statali lo consentano. Una situazione inspiegabile e ingiustificata che ha generato disagi per studenti, studiosi e lavoratori dei beni culturali, per i quali questo luogo, dal 2015 parte del Polo Museale del Lazio, costituisce una fonte di reperimento di informazioni insostituibile. Ma non si è rimasti con le mani in mano: la CUNSTA (Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte) ha deciso di rivolgere il suo appello direttamente al Ministro della Cultura, lanciando una petizione online che ha superato le 6500 firme. Un appello che è stato ascoltato e accolto dal Ministero, a quanto risulta dall’annuncio comparso il 9 aprile sulla pagina web della BIASA: “La Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte riapre da martedì 13 aprile”, seguito dall’elenco di tutte le norme anti Covid da rispettare. Un colpo di scena quasi insperato – dopo mesi e mesi di chiusura – che permetterà a tanti ricercatori di dare continuità al proprio lavoro. Ecco il testo della petizione inviata al Ministero della Cultura dalla CUNSTA.
RIAPRIRE LA BIBLIOTECA DI PALAZZO VENEZIA. L’APPELLO
“Gentile Ministro Dario Franceschini, con la presente, la CUNSTA Le chiede di voler determinare con la massima urgenza la riapertura della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia a Roma”, comincia l’appello. “Gli studenti di storia dell’arte, archeologia e beni culturali, hanno in questa Biblioteca lo strumento primario della loro formazione e in essa dovrebbero trovare gli strumenti della loro iniziale carriera: per esempio i dottorandi, sottoposti a ritmi e scadenze da osservare obbligatoriamente pena la perdita dell’obiettivo. Questi giovani studiosi sono costretti ad affollare le biblioteche straniere, che però sono di solito riservate solo a studiosi accreditati e che già stanno restringendo gli accessi ai più giovani. La chiusura della Biblioteca di Palazzo Venezia è dunque un danno grave, in particolare nei confronti delle giovani leve ma anche di tutti gli studiosi e coloro che curano il patrimonio artistico nel Ministero da Lei diretto e in generale nel mondo del lavoro; è un’incomprensibile dispersione di risorse che sottrae libri e fondi preziosi alla pubblica consultazione; un plateale spreco di denaro pubblico, considerando i costi di gestione e del personale”.
IL PROGETTO DI TRASFERIMENTO DELLA BIBLIOTECA DI PALAZZO VENEZIA
All’interno della lettera rivolta a Franceschini, è presente anche il riferimento al progetto di trasferimento della struttura nella nuova sede di Palazzo San Felice a Roma con progetto di Mario Botta, che permetterebbe di ampliare gli spazi e i volumi disponibili, valorizzando la BIASA. Un intervento per il quale sono stati già stanziati 10 milioni di euro nell’ambito del programma di Grandi Progetti Beni Culturali del MiC, di cui tuttavia non sono note le tempistiche. “Né vogliamo credere che il MIC voglia utilizzare il progettato trasferimento della Biblioteca in altra sede (i cui tempi sono molto aleatori) come alibi per una chiusura sine die”, si legge nel testo. “Un piccolo sforzo organizzativo si tradurrebbe in un segnale di concreto ottimismo di cui tutto il Paese ha bisogno. Sarebbe un modo semplice per ribadire quella centralità e il ruolo civile dei Beni Culturali e della memoria storica, messaggio di cui Ella si è fatta portavoce in molteplici occasioni; e anche una prova d’orgoglio da parte di un Paese e di un settore scientifico che attualmente dipendono dalla cortesia e disponibilità di istituzioni straniere”. E, conclude, “certi dell’attenzione che lei vorrà prestare a una questione che tocca trasversalmente tutte le categorie che lavorano nel Ministero da lei diretto e più in generale tutto il mondo dell’arte e dell’archeologia in Italia”.
-Giulia Ronchi
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