100 anni fa moriva Emilia Pardo Bazán, scrittrice femminista spagnola
È morta esattamente un secolo fa. Scrittrice, saggista, viaggiatrice, Emilia Pardo Bazán è stata una figura fondamentale nel movimento femminista di secondo Ottocento. La ricordiamo qui, e ricordiamo che c'è ancora molto da fare in questa direzione...
Yo soy una radical feminista. Creo que todos los derechos que tiene el hombre debe tenerlos la mujer.
Pur avviata alla modernità sotto le luci sfavillanti della Belle Époque, l’Europa del secondo Ottocento conservava (e in parte conserva ancora oggi) sacche di bieco conservatorismo e rigidi pregiudizi, in particolare nei confronti delle donne, per le quali il mondo dell’arte e della cultura era ancora in larga parte inaccessibile.
Ma all’interno di un più vasto movimento continentale, che aveva la sua avanguardia nelle Suffragette inglesi, agirono anche altre carismatiche e volitive figure che lottarono per i diritti delle donne e il loro accesso alla cultura. Emilia Pardo Bazán (La Coruña, 1851 – Madrid, 1921) fu una di queste. A cento anni dalla scomparsa e a centosettanta dalla nascita, ricordiamo questa grande scrittrice, saggista e viaggiatrice.
AGLI ALBORI DEL FEMMINISMO
Per ragioni geografiche e storiche, la Spagna era all’epoca la periferia dell’Europa occidentale, e così come le nuove idee politiche, anche quelle sociali vi giungevano in ritardo trovandovi, in ogni caso, un’opinione pubblica meno ricettiva. Assieme alla questione operaia, nel secondo Ottocento si proponeva in Europa, in particolare nell’area settentrionale, anche la questione femminile; le donne rivendicavano una maggiore autonomia nella società, l’accesso all’istruzione superiore e la possibilità di svolgere una carriera che non fosse solo quella di moglie e madre.
In Spagna, la paladina di queste istanze fu Bazán, ritenuta una precorritrice del femminismo, che vedeva nell’istruzione il primo diritto per poter conquistare tutti gli altri. Nata in una nobile famiglia galiziana, la sua posizione sociale le aveva permesso di studiare, ma il sapere per lei era un mezzo e non uno scopo fine a se stesso. Volle andare oltre l’orizzonte domestico e dirigere autonomamente il corso della sua vita, senza dimenticarsi delle tante donne che invece rimanevano nell’ombra di padri e mariti. All’attività di scrittrice, infatti, affiancò quella di “pasionaria” femminista avanti lettera, denunciando in numerose conferenze e articoli (fra cui La donna spagnola, pubblicato nel 1890) i soprusi e le discriminazioni di cui erano vittime le donne di tutti i ceti, e rivendicando il diritto a un’educazione paritaria.
Per comprendere l’urgenza della questione, basti sapere che nella seconda metà del XIX secolo, in Spagna, oltre il 70% delle donne era analfabeta. Permettere loro l’accesso all’istruzione non era soltanto un passo avanti nell’uguaglianza di genere, ma anche un modo per far progredire il Paese intero, che avrebbe potuto usufruire anche dell’impegno delle donne.
EMILIA PARDO BAZÁN ROMANZIERA IMPEGNATA
Attenta osservatrice del contesto sociale, Bazán affidava le sue battaglie anche alla pagina scritta, ispirandosi a fatti di cronaca che riguardavano violenze o sopraffazione contro le donne. Dalle sue pagine emerge la società spagnola, e galiziana in particolare, con i suoi usi e costumi, ma anche le sue ipocrisie e chiusure mentali, con un piglio naturalista che ricorda il miglior Émile Zola. Introdusse in Spagna il Naturalismo, con gran scandalo dei benpensanti, e portò un notevole contributo critico al movimento con il saggio La questione palpitante (dedicato a Zola e al suo Romanzo sperimentale), che nel 1883 scatenò un’aspra polemica, perché gli ambienti più conservatori non concepivano come una donna potesse affrontare un argomento sconveniente come la letteratura francese, all’epoca ritenuta atea e pornografica. Rifiutarla, però, significava anche chiudere gli occhi sulle problematiche sociali che quella letteratura sollevava, e che per questo Bazán sosteneva con impeto.
Pur non trovandosi d’accordo con il fatalismo dei naturalisti francesi, apprezzava le loro battaglie sociali, il cui spirito portò appunto in Spagna. Ad amplificare lo scandalo, il fatto che l’autore fosse una donna, moglie e madre di famiglia. Ma alla retorica della donna angelo del focolare, Bazán rispose con una veemenza senza pari: affatto intimidita dalle accuse dei colleghi più reazionari né dall’intransigenza del marito (alla cui richiesta di smettere di scrivere rispose con la separazione), proseguì la sua carriera di scrittrice. Con la medesima forza delle tele di Joaquín Sorolla y Bastida, anche le pagine di Bazán raccontano la realtà sociale spagnola. Mentre il pittore si sentiva solidale con i ceti contadini e operai, la scrittrice fa sentire la voce delle donne, fossero di misera o agiata condizioni, tutte ugualmente oppresse da una società maschilista che mortificava il loro potenziale intellettuale.
I RICONOSCIMENTI E LA CASA-MUSEO A LA CORUÑA
Il suo costante impegno in campo letterario vinse ogni resistenza conservatrice e maschilista, portandole numerosi riconoscimenti, con buona pace dei suoi detrattori: nel 1908 il re Alfonso XIII la nominò Contessa di Pardo Bazán, ma soprattutto nel 1910 fu nominata consigliere del Ministero di Pubblica Istruzione, e quattro anni più tardi il ministro la nominò Docente di Letteratura Contemporanea di Lingue Neolatine all’Universidad Central de Madrid. Donna cosmopolita, visse a lungo a Madrid dove ebbe un’intensa vita sociale, e viaggiò in Francia, in Italia, in Portogallo e in Belgio.
A La Coruña, al civico 11 di rúa Tabernas, la casa in cui la scrittrice trascorse l’infanzia e gran parte della sua vita familiare è oggi un museo in sua memoria; istituito nel 1956, conserva intatti gli ambienti dove visse, studiò e scrisse, così come la biblioteca, ricca di splendidi volumi d’epoca. Quel sapere che l’aiutò ad acquisire una coscienza, e che lottò perché anche le altre donne potessero raggiungere.
– Niccolò Lucarelli
www.casamuseoemiliapardobazan.org
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