Ucraina: il momento di prendere posizione. Le parole di Gianluigi Ricuperati
Lo scrittore e curatore Gianluigi Ricuperati esorta a unirsi per supportare, moralmente e non solo, il popolo ucraino. Prendendo posizione a favore di un futuro di vera pace
L’Ucraina è il mio secondo Paese. Non lo era per davvero fino a qualche giorno fa. Ma la bussola morale è uno strumento che cambia peso specifico in modo inaspettato e straordinario, una piccola pietra che pesa sul cuore in una direzione o nell’altra, e genera azioni, pensieri, parole.
Che il popolo ucraino ‒ i cui geni vedo riflessi nei miei figli, e sono scintille di bellezza assoluta e mitezza fiera ‒ avesse grandi qualità lo sapevo da prima. Gran parte degli scrittori, scienziati, compositori che hanno formato il mio pantheon multidisciplinare vengono da Kiev, Odessa, Leopoli: Prokofiev, Isaac Babel, Boris Mikhailov, Maria Prymachenko, Lev Landau. Scienziati, compositori, artisti, registi.
La bellezza degli uomini e delle donne ucraini ha qualcosa di dolente, assoluto, come un filo teso sugli zigomi che puntano verso il nord e le spalle larghe che uniscono l’est e l’ovest: occhi giganti e labbra spesso perfette, come i denti.
La sofferenza è un altro tratto persistente, incapace di restare doma, ma ‘doma’ significa casa, e casa è quello che stanno di nuovo perdendo, sai cosa significa perdere una casa che hai appena firmato con un mutuo, tutto accade una volta sola nella vita in certe latitudini ‒ il solo popolo europeo ad aver subito una carestia programmata, altro che sanzioni, altro che non poter guardare Netflix, altro che non poter accedere al conto in Svizzera. L’Ucraina è stata il soggetto d’odio prediletto di tutti i dittatori russi, da Stalin a Putin. L’Ucraina è stata il soggetto prediletto dal caos nucleare, la dimostrazione che Dio non gioca a dadi ma la Sfortuna storica trucca tutte le partite in questa zona del mondo, dove gli ebrei sono quasi spariti: se il resto del pianeta fosse stato come l’Ucraina, non ci sarebbero quasi ebrei, neppure i due bambini che abbiamo chiamato Gioele e Lev.
“Mai come oggi l’Ucraina, territorio di confine, deve essere al centro pragmatico di ogni nostro pensiero”.
Ecco cos’è per me l’Ucraina. Una Filiazione, la nazione dei figli, il contrario della Patria e Matria, in senso temporale: la freccia puntata verso il futuro, che credo fermamente arriverà. Quando i nostri figli saranno grandi saremo tutti analizzati per come abbiamo reagito nel grande esperimento che stiamo vivendo, un’opportunità che viene una volta ogni secolo, forse due o tre, per mostrare a se stessi che nonostante tutta la complessità si è ancora capaci di riconoscere la purezza assoluta di una causa giusta quando ti viene addosso.
La senti? Mai come in questo frangente è indimenticabile il calcolo morale: il bene sta dalla parte degli oppressi e il male radicale sta dagli oppressori, nel ghigno carnivoro di un capo che merita una cospirazione di vendicatori angelici ‒ per dirla come Anna Maria Ortese. Mai come oggi la felicità del pianeta, il nostro umore leggero, la nostra possibilità di ridere senza retropensieri, dipende dall’improbabile stop di un cuore senz’anima, mai come oggi la morte di un dittatore sarebbe l’opposto di un assassinio, ma atto d’amore.
Mai come oggi l’Ucraina, territorio di confine, deve essere al centro pragmatico di ogni nostro pensiero, l’oppresso deve installarsi principesco nel diagramma di ogni comunicazione: senza distrazione, senza fottiture, senza divisioni, senza perdizione, senza prosciutti da vendere, senza libri da promuovere, senza ‘distinguo’, senza ‘ma’ e senza ‘tuttavia’.
Mai come ora l’arte è arte di rivoltare millimetricamente il cosmo violento di un singolo mostro storico.
IL NEMICO DELLA PACE
Mai come ora dovremmo tutti applicare per diventare cittadini ucraini. Trecento milioni di passaporti di bellezza blu e gialla possono impaurire il fornaio dell’inferno, e il suo esercito di burocrati milionari che dovremo perseguitare in ogni vacanza in Sardegna dal prossimo anno in avanti, in ogni asta d’arte contemporanea, su ogni passerella, su ogni macchina che non compreranno, su ogni schermo che non riusciranno a hackerare, su ogni testa che non riusciranno a controllare.
Abbiamo sottovalutato per dieci anni il più grande nemico della sopravvivenza della specie sul pianeta, titolare dei codici di 1.100 ordigni nucleari. Ora è responsabilità di tutti ‒nessuno si senta escluso ‒ liberare il futuro dei nostri bambini e salvare tutti i nostri mondi. Non saremo in pace finché il Nemico della Pace ‒ il nemico degli Ucraini, cioè tutti noi ‒ sarà condannato a chiedere perdono fino alla fine dei suoi giorni.
‒ Gianluigi Ricuperati
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