A Milano gli spazi ibridi fanno rete. Il Comune lancia un bando per mapparli
Spazi riqualificati, cascine, ex luoghi di culto o spazi per uffici dalla forte vocazione socioculturale: un fenomeno esploso negli ultimi anni e intensificatosi a seguito della pandemia. Ecco quali sono i requisiti per iscriversi all’Elenco della Rete spazi ibridi di Milano
Nella progressiva e naturale evoluzione della città – nel suo assetto, nella sua composizione sociale – si sono diffusi negli ultimi anni i cosiddetti “spazi ibridi”, realtà locali che accolgono progetti legati all’arte, alla cultura, all’incontro, al food, al commercio e all’associazionismo. Luoghi di difficile definizione che nascono come risposta a una domanda polifonica di una comunità locale e dei suoi bisogni, aumentati specialmente a seguito della pandemia, quando Milano ha deciso di promuovere le realtà di quartiere e il programma “Città a 15 minuti” come forma di prevenzione contro la circolazione del virus. Tra gli esperimenti più interessanti nati in seno a questo fenomeno si annoverano bar-portinerie di quartiere, librerie-coworking, negozi-centri di attività solitamente collocati in spazi riqualificati, come ex spazi industriali, cascine, ex luoghi di culto, ex scuole, ex spazi per uffici. Il Comune di Milano ha quindi deciso di aprire un registro dedicato a questa forma di innovazione socioculturale, con il nome di Rete spazi ibridi. Uno strumento per mappare e registrare le realtà sparse su tutto il territorio cittadino, con la finalità di analizzarli e comprendere quali siano gli effetti di rigenerazione urbana capaci di innescare.
ELENCO RETE DEGLI SPAZI URBANI A MILANO. COME CANDIDARSI
La prima mappatura è cominciata nella primavera del 2021 e dai risultati sono emersi 26 spazi ibridi distribuiti in tutta la città, con un’utenza complessiva di oltre 1 milione di persone all’anno: dall’area ex Ansaldo, che oggi ospita Base Milano, all’ex cascina che ha visto nascere Mare Culturale Urbano, all’ex fabbrica di cristalli che oggi ospita lo Spirit de Milan, fino al Mercato Lorenteggio che oggi propone un mix di commercio tradizionale e iniziative sociali e aggregative per il quartiere. Ma chi si può iscrivere all’elenco? Il bando è rivolto a operatori pubblici e privati che gestiscono uno o più spazi socioculturali sul territorio di Milano svolgendo attività di innovazione in questo ambito in modo continuativo e non occasionale da almeno un anno. “Il provvedimento nasce dalla volontà di riconoscere e facilitare la creazione di una rete coordinata delle realtà di socialità, aggregazione e fruizione culturale, attive soprattutto nei quartieri meno centrali di Milano e nate spesso dal recupero di parte del patrimonio immobiliare pubblico e privato abbandonato o sottoutilizzato”, spiegano dal Comune. All’atto della candidatura ogni spazio aderente dovrà indicare una o più “funzioni prevalenti” (che possono essere sociali, culturali, aggregative, educative e affini) di modo da individuare le vocazioni dei singoli spazi e incrementarle, rafforzando il rapporto con l’Amministrazione e favorendo lo sviluppo di specifici progetti tematici.
– Giulia Ronchi
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