Vecchia e nuova definizione di museo: cosa è cambiato?
Con una certa dose di sarcasmo mettiamo a confronto la vecchia e la nuova definizione di museo elaborata dall’ICOM. E il risultato è piuttosto sorprendente
È il caso di dirlo. Siamo di fronte a una grande evoluzione per la cultura e per la nostra società. Una spinta evolutiva silenziosa, da molti forse nemmeno percepita, ma di cui tutti avevamo bisogno: ICOM International ha approvato la nuova definizione di Museo.
Per riuscire nell’arduo intento, alacri professionisti provenienti da ogni angolo del mondo si sono incontrati in quel di Praga per affermare con quasi unanime entusiasmo la correttezza e l’ecumenica valenza della nuova definizione, che cambierà completamente il nostro modo di interpretare la cultura nella nostra vita.
Prima di poter condividere con l’ansioso lettore il prodigio della trasformazione realizzata dall’esercito dei 126 Comitati Nazionali di ICOM International, è forse il caso di approfondire le mirabolanti innovazioni che questi prodi legionari della conoscenza, armati di sapienza, tè e biscottini al burro, hanno saputo cesellare.
E come poter meglio rendere fulgida gloria a tale ingegno se non andando a confrontare la nuova definizione di Museo, da cui sfavillano nitidi i lapilli delle intuizioni più elevate del genere umano, con la vetusta, arcaica, obsoleta definizione?
VECCHIA E NUOVA DEFINIZIONE DI MUSEO A CONFRONTO
Ci perdoni il lettore se offendiamo la sua intelligenza riportando qui, per intero, la precedente e ormai finalmente e felicemente superata illustrazione appena abbozzata del Museo:
“Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”.
Di fronte a cotanta palese inadeguatezza, per fortuna della nostra specie, nel 2016, i vigorosi difensori della definizione del Museo hanno prontamente istituito uno “Standing Committee per studiare e modificare la definizione di Museo” affrontando con audacia “le tendenze ambigue e spesso contraddittorie nella società e le conseguenti nuove condizioni, obblighi e opportunità per i musei”.
Grazie all’ardimentoso operato dei nostri strenui e implacabili custodi, oggi possiamo invece proclamare orgogliosi una serie di chirurgiche modifiche. Per giungere all’illuminante nuova conformazione, infatti, sono state poste in essere vere e proprie azioni di ingegneria di precisione del verbo. Nel primo periodo, ad esempio, sono apprezzabili i seguenti interventi di grandezza semantica, come riportati sul sito di ICOM Italia:
“La ricerca è posta al primo posto […] in quanto considerata preliminare a tutte le altre azioni.
Il termine ‘acquisisce’ è sostituito con ‘colleziona’, termine che si adatta meglio al patrimonio intangibile o diffuso e segna una distanza rispetto alla necessità di proprietà/possesso del bene.
Viene inserita l’‘interpretazione’ accanto all’esposizione, a sottolineare il lavoro di studio/descrizione dei beni e dei contesti di rielaborazione/mediazione dei significati e dei valori, affidata ai professionisti e comunicata al pubblico.
Le finalità (studio, educazione, diletto/intrattenimento) sono spostate alla fine del secondo periodo, con alcune modifiche integrazioni”.
“Alacri professionisti provenienti da ogni angolo del mondo si sono incontrati in quel di Praga per affermare con quasi unanime entusiasmo la correttezza e l’ecumenica valenza della nuova definizione”.
Ma è il secondo periodo il luogo in cui l’ingegno si congiunge alla poesia per divenire arte, capace di esprimere il meraviglioso equilibrio che la nuova definizione di Museo rappresenta: un’unione perfetta che assorbe i grandi temi del nostro vivere civile, restituendo al mondo intero un brano al cui confronto la letteratura impallidisce, un’opera totale in cui l’ovvio, travestitosi da correttezza politica, trascende i confini del sublime allorquando vengono inserite nella definizione del Museo le virtù cardini che sono alla base dell’evoluzione della nostra umanità:
“L’accessibilità e l’inclusività, che vanno ben oltre l’apertura del pubblico della precedente definizione.
Il rispetto e la promozione della diversità e della sostenibilità.
Il richiamo a un comportamento etico […] e all’esigenza di professionalità nello svolgimento delle funzioni proprie del museo.
La partecipazione delle comunità e la condivisione (sharing, partage, intercambio) delle conoscenze.
La necessità di un’offerta ampia e diversificata per far sì che la visita si trasformi in un’esperienza che educhi, dia piacere (godimento, svago, benessere), solleciti la riflessione, estenda e metta in relazione le conoscenze”.
Possiamo dunque infine celebrare la beltà di tale nuova definizione, che stravolgerà nella loro intera esistenza le strutture museali di tutto il nostro pianeta:
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano eticamente e professionalmente con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.
6 Anni. 126 Comitati Nazionali. Grazie ICOM.
‒ Stefano Monti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati