Sgarbi sogna di andare alla Cultura. Ecco il suo progetto per il Ministero
Lo storico dell’arte che ha fatto della “Capra!” il suo motto, non nasconde le sue mire all’ambita poltrona del Collegio Romano. E, tra gli elogi al Ventennio e all’arte del primo Novecento, racconta la sua idea di Ministero
Prosegue il bailamme del totoministri, in un clima politico che non nasconde tensioni e equilibri di difficile assestamento, anche tra le stesse coalizioni. E si fanno sempre più fitti i rumors sui prossimi protagonisti dei diversi Ministeri, Cultura inclusa. Sarà scelta una figura tecnica o politica? Tra i papabili non si è mancato di tirare in causa Vittorio Sgarbi, critico e storico italiano da sempre nelle fila della destra italiana, uscito dal Senato dopo aver perso contro Pier Ferdinando Casini nel collegio uninominale di Bologna alle ultime elezioni. In una lunga intervista pubblicata sul Corriere della Sera, alla domanda “Lei vuol fare il Ministro?” ha risposto: “Mi piacerebbe, ma non della Cultura; del Patrimonio. Il modello è l’ultimo statista italiano ad aver incrociato politica e cultura: Spadolini. Fu lui a volere il ministero dei Beni Culturali. In cui dopo hanno infilato di tutto: turismo, spettacolo, sport… Ora la Meloni dovrebbe tornare alla tripartizione spadoliniana”.
IL MINISTERO DELLA CULTURA IN ITALIA
È stato infatti l’allora senatore, poi diventato capo del Governo, Giovanni Spadolini a istituire per la prima volta, alla fine del 1974, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, divenendo il primo dei nuovi ministri dotato di portafoglio. Il compito fu quello di concentrarsi sulla gestione del patrimonio culturale e dell’ambiente e assicurarne la tutela. Per far questo, vennero accorpate le competenze e le funzioni in materia che erano prima del Ministero della Pubblica Istruzione (Antichità e Belle Arti, Accademie e Biblioteche), del Ministero degli Interni (Archivi di Stato) e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Discoteca di Stato ovvero audiovisivo, editoria libraria e diffusione della cultura).
SGARBI E L’ASSIST DI MORGAN
È l’idea a cui si rifà Sgarbi, tirando in causa la tripartizione: “Primo: Istruzione. Secondo: Università, Ricerca e Cultura: mostre, musica, convegni. Lì ci vorrebbe un Cacciari di destra. Terzo: Patrimonio. Come in Francia. Un ministero che si occupa dei beni: musei, chiese, quadri. Per farli diventare idee. Il patrimonio genetico della nazione”, ha dichiarato. Nella stessa intervista, tira poi in causa intellettuali e opere di destra, a partire dal regime fascista: “Ha costruito quartieri e città. Però, soltanto Asmara, in Eritrea, è patrimonio dell’umanità, perché l’ha chiesto un inglese. Noi dobbiamo far diventare patrimonio Unesco la Sabaudia cara a Pasolini, l’Eur scenario felliniano, Tresigallo la città di fondazione studiata da Diego Marani, uomo di sinistra, direttore dell’Istituto di Cultura a Parigi. La destra italiana finora è stata definita da un’identità dannata. Ora deve rivendicare gli antenati. Perché la grande cultura del Novecento italiano è a destra”. Ad appoggiare l’idea di Sgarbi Ministro della Cultura è stato anche Marco Castoldi in arte Morgan, amico di lunga data, che ha addirittura scritto una lettera aperta dai toni a dir poco entusiastici pubblicata sul Giornale. “La cultura deve avere come conducente una figura popolare, persona trasversale che in questa nostra era ha solo un nome noto e lo dice la sinistra, la destra e i libertari per varie ragioni ma in fondo tutte uguali: dalle cattedrali agli stadi, dai virtuosi ai più sfigati non c’entra il vil denaro non c’entrano i miliardi, si sente dire in coro: ‘Lo dia a Vittorio Sgarbi’”, si legge nell’endorsement del musicista. “La Cultura non può permettersi di essere guidata da un mediocre che non vola perché il ministero della cultura è un aereo di linea con dentro tutti i cittadini e il pilota non può essere incompetente, perché se cade li ammazza tutti. Il ministero della Cultura è il punto focale della vita”.
Giulia Ronchi
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