Il Mose salva Venezia e il suo patrimonio culturale da alluvioni e acqua alta
Il maltempo di questi giorni ha allarmato la città, portandola ad attivare il sistema di dighe in previsione dei picchi più alti di innalzamento della marea. E l’intera Laguna non ha subito allagamenti né danni
Tre anni fa, esattamente il 12 novembre 2019, Venezia veniva colpita da un’alluvione che portò a un innalzamento della marea pari a 187 centimetri, tra le “acque grande” più drammatiche della storia recente della città. Sono ancora vivide nella memoria di tutti le immagini di Piazza San Marco sommersa dalle acque, così come il resto della Laguna, con danni ingenti a edifici e infrastrutture, e al patrimonio culturale: la Basilica di San Marco è stata invasa da 110 centimetri d’acqua, portando all’allagamento di cripta e nartece, così come la Chiesa di San Moisé, il Teatro La Fenice, e altri musei e siti che hanno subito danni come la Fondazione Querini Stempalia. Situazioni e drammi che, dato il maltempo che in queste ore imperversa su tutta l’Italia, avrebbero potuto ripetersi, e forse anche in maniera peggiore considerate le sempre più crescenti conseguenze causate dal cambiamento climatico, se nei giorni scorsi alle bocche della Laguna non fosse stato messo in funzione il Mose. Il Modulo sperimentale elettromeccanico ha salvato Venezia da una quasi certa inondazione, pari a quella accaduta proprio nel 2019.
IL MOSE SALVA VENEZIA DALL’ACQUA ALTA
Quella relativa al Mose è una faccenda controversa, fatta di polemiche, intricati dibattici politici, lungaggini tipicamente italiane. Consiste in una serie di dighe mobili, collocate alle bocche di porto della Laguna, messe in funzione per la prima volta nel 2020. In caso di previsioni e condizioni climatiche avverse, come quelle di questi giorni, le barriere di cui si compone il Mose vengono sollevate, così da proteggere la terraferma dalle inondazioni. Alle 9:40 del 22 novembre l’acqua alta ha raggiunto i 173 centimetri, ma per la città non è stato riscontrato alcun pericolo dato che le dighe sono state messe in funzione in precedenza, a partire dalle ore 2. A Punta della Dogana, sono stati registrati solo 62 centimetri di marea, e nel resto della città non ci sono stati allagamenti. Senza il Mose, quindi, la città sarebbe stata invece sommersa dalle acque, dato che le previsioni davano un picco di 170 centimetri. Il Mose non è sempre in funzione: nella tarda mattinata, infatti, le dighe alla bocca di Porto di Chioggia sono state “abbassate” per due ore, per permettere così all’acqua accumulata di defluire, per poi essere riattivate e restare alzate fino alle 6 di mercoledì 23, per prevenire le altre ondate di acqua alta previste nella tarda mattinata (145 centimetri).
IL MOSE SALVA VENEZIA DALL’ACQUA ALTA. I COMMENTI DEI POLITICI
“È andato tutto secondo le procedure, è stato un test molto importante”, ha dichiarato il Commissario straordinario al Mose Elisabetta Spitz. “Il lavoro fatto in questi anni ha contribuito in maniera determinante a rendere le operazioni di sollevamento sempre più efficienti”. “Il Mose sta fronteggiando la marea più alta da 50 anni, senza quelle barriere Venezia sarebbe sommersa in maniera catastrofica”, ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, aggiungendo un commento rivolto a tutti coloro che in questi anni si sono opposti al Mose: “nonostante i ‘signor no’ quelle barriere stanno salvando un patrimonio dell’umanità”. Della stessa linea è il pensiero del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – “denigrare è facilissimo, usiamo la città di Venezia e queste fantastiche scenografie per distruggere il lavoro e la scienza” –, e del presidente della Regione Veneto Luca Zaia – “se non ci fosse il Mose, avremmo già un disastro su Venezia”.
A VENEZIA NON SOLO IL MOSE PER PROTEGGERE IL PATRIMONIO CULTURALE
Oltre al Mose, in queste ore sono stati adottati anche altri strumenti per difendere il patrimonio culturale veneziano dall’acqua alta: a Piazza San Marco, dinanzi alla omonima Basilica, sono state infatti installate nuove barriere protettive per evitare all’acqua di entrare all’interno del sito. E così è stato: grazie a queste barriere in vetro i pavimenti della Basilica – molto danneggiati dall’alluvione del 2019 – sono rimasti asciutti. La combinazione quindi di soluzioni di diversa natura – le dighe del Mose e le barriere collocate ad hoc sui siti a maggiore rischio – hanno evitato danni come quelli che la città ha subito pochi anni fa.
Desirée Maida
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