Cosa deve fare la cultura per stare al passo con la tecnologia
Mentre lo sviluppo tecnologico corre, il mondo della cultura resta indietro. Ma perché è così importante che musei, istituzioni, scuole sfruttino le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e la società ne comprenda il potenziale?
Nel rapporto tra tecnologie e cultura, che, diciamolo, nel nostro Paese ha più di qualche falla sul piano applicativo, ciò che più colpisce è il fatto che il mondo della cultura si divida tra dinosauri che semplicemente non comprendono gli sviluppi tecnologici e pionieri che cercano di sfruttare il più possibile la tecnologia sul versante economico. Nessuno pare ricordare che il ruolo della cultura sia anche quello di formare una società adatta ai mezzi tecnologici oggi disponibili. E così, mentre a Ferrara si discute su come aggiungere valore al patrimonio culturale attraverso gli NFT, e mentre in altre aree del Paese nemmeno sanno cosa sia un CRM, nessuno ha nemmeno immaginato come preparare adulti e meno adulti a un mondo in cui si firmano contratti digitali per acquistare beni digitali che potranno essere liberamente scambiati.
Negli ultimi dieci anni abbiamo capito che, in questa tipologia di trasformazione, o si agisce in anticipo o si è in ritardo. E questo determina uno schema che, dalle e-mail ai nostri giorni, si è ripetuto con una certa costanza nel corso degli ultimi anni. Uno schema che, pur con qualche variante, può essere più o meno sintetizzato così:
- l’esplosione di una nuova frontiera tecnologica;
- il tentativo più o meno nobile di qualche soggetto del mondo culturale, che riconosce l’importanza mediatica della tecnologia e cerca di sfruttarla per primo, così da avere un ritorno d’immagine e di comunicazione;
- la successiva grande adesione da parte di praticamente quasi tutti i settori produttivi, sia nell’ambito profit che nell’ambito non profit;
- la definizione di qualche direttiva ministeriale che istituisce una cabina di regia o un team di esperti o una tavola rotonda per valutare quali siano i pro e i contro nell’adottare tale tecnologia, di fatto sospendendo l’attività del pioniere e rallentando l’attività dei gregari;
- la contestuale inflazione dello strumento ormai utilizzato da tutti;
- la conseguente emersione di nuovi strumenti tecnologici con l’avvio di un nuovo ciclo come quello appena descritto, e, successivamente,
- la tardiva pronuncia delle tavole rotonde.
Uno schema di questo tipo, quindi, impone di agire in anticipo, perché il durante della tecnologia è evidentemente troppo più veloce di quello della cultura.
“Nessuno pare ricordare che il ruolo della cultura sia anche quello di formare una società adatta ai mezzi tecnologici oggi disponibili”
IL BOOM TECNOLOGICO
Tassello dopo tassello, nel corso degli ultimi anni sono emersi nuovi strumenti, nuove prospettive di sviluppo (metaverso), nuove necessità (come quella di vedere riconosciuti i propri diritti di proprietà esclusiva di elementi – immagini – servizi acquistati online), nuove opportunità di libero scambio (lo scambio delle criptovalute e dei derivati, l’identificazione di lotti immobiliari digitali), la creazione di strumenti in grado di diffondere quanto più possibile nuove e più immersive tecnologie di connessione (infrastrutture) attraverso le quali connettere meglio le persone in una dimensione digitale-digitale (Internet), digitale-fisico (Internet of Things), virtuale-virtuale (visori 3D), virtuale-misto (come i glass, che pur rivelatisi un flop, hanno in ogni caso rappresentato un filone di investimento molto importante per alcune tra le più importanti società leader nel settore tech mondiale).
Parallelamente, ricerche sempre più importanti vengono condotte per incrementare la capacità di calcolo e di immagazzinamento dei dati (i computer quantici, ad esempio, potranno servire anche a questo scopo), la capacità delle macchine (intese come hardware e software integrati) di interpretare e analizzare le informazioni disponibili (big-data, data-mining, machine-learning, etc.) e a tal fine la capacità delle macchine di interagire con gli umani attraverso un linguaggio naturale (Alexa di Amazon, ChatGPT) o in grado di aiutare gli esseri umani a dare forma a ciò che loro stessi non riescono a realizzare, ma soltanto immaginare (come Midjourney, che trasforma comandi in prompt in un’immagine anche artistica).
CULTURA E TECNOLOGIA
Nel frattempo, è il caso sempre di ricordarlo perché altrimenti ci si sente come dei Minority Reporter in scenari da Black Mirror, sono veramente pochi gli italiani che hanno sviluppato una reale comprensione delle proiezioni che queste tecnologie potranno avere nei prossimi cinque anni. Sono ancor meno i genitori a essere realmente capaci di sviluppare una strategia educativa che possa formare un giorno degli individui in grado di vivere, ed essere felici, in un contesto che fino a qualche anno fa chiamavamo fantascienza, e sono ancor meno le organizzazioni e le istituzioni che dispongono dei mezzi e delle competenze per poter diffondere informazioni e conoscenze adeguate, con le scuole che sono sempre più in difficoltà, i musei che talvolta continuano ad avere siti web che sono una pagina del sito web del Ministero, biblioteche che non vengono adeguatamente valorizzate.
Vediamo grandi boom di parole chiave, grandi investimenti e titoloni, che seguono pedissequi una moda, uno sfruttamento commerciale, senza cogliere, tecnologia dopo tecnologia, innovazione dopo innovazione, né l’elemento strutturale che tali nuovi elementi possono rappresentare all’interno dell’offerta e dell’organizzazione culturale (quanti musei in Italia tengono conto delle mappe di calore per poter identificare dei criteri espositivo-curatoriali in grado di valorizzare l’intera collezione permanente?), né tantomeno comprendere che tipo di cultura, che tipo di uomo, di donna, di padre, madre, figlio, nonna o nonno è necessario diventare per poter favorire lo sviluppo sano della nostra società e della nostra cultura, per riscoprire quella capacità, che era nostra fino a qualche decennio fa, di anticipare i cambiamenti e fornire soluzioni a bisogni non ancora percepiti.
E così, mentre il mondo parla di ChatGPT, quando entriamo nei musei facciamo ancora fatica ad agganciarci al Wi-Fi.
Stefano Monti
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