10 milioni per il Museo della Shoah di Roma, che da 20 anni attende l’apertura del cantiere
Burocrazia, intoppi giudiziari e fatali indecisioni delle amministrazioni capitoline che si sono avvicendate dal 2005 a oggi hanno portato a rinviare per anni la realizzazione del museo prevista nell’area di Villa Torlonia, su progetti di Zevi e Tamburini. Ora Senato e Parlamento approvano la legge
Dopo un’attesa lunga vent’anni, un disegno di legge approvato nelle ultime ore in Consiglio dei Ministri sblocca l’iter per la realizzazione del Museo della Shoah a Roma, prevedendo uno stanziamento di 10 milioni di euro nel triennio 2023-2025. Ne fa vanto il ministro Gennaro Sangiuliano – “il museo della Shoah è presente in tutte le grandi capitali d’Europa e mi sembrava doveroso che si realizzasse anche nel nostro Paese. In appena tre mesi siamo riusciti a predisporre il provvedimento per cominciare a realizzare nella nostra capitale, a Roma, il museo dell’Olocausto” – ed esprime gratitudine Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, congratulandosi per “la concreta attenzione al tema della memoria” del Governo, ma auspicando “tempi celeri” e risposte definitive da parte dell’amministrazione cittadina.
IL MUSEO DELLA SHOAH DI ROMA. LA STORIA DEL PROGETTO
Il pregresso che definisce la vicenda sin dal progetto embrionale, partorito nel 1997, infatti, ha determinato, con il passare degli anni e l’affastellarsi di ostacoli e reticenze, la sfiducia e lo scoramento delle parti in causa. Nel 2005, l’allora sindaco Walter Veltroni preannunciava, per l’anno seguente, l’avvio dei lavori nell’area individuata come più idonea per la realizzazione del museo, all’interno di Villa Torlonia, in prossimità dell’ex residenza di Benito Mussolini: per acquistarla, il Comune stanzia 15 milioni di euro, pagati con permute e compensazioni. In realtà, il primo progetto architettonico, a firma Luca Zevi e Giorgio Tamburini, fu presentato solo nel 2010: ma a più riprese, difficoltà burocratiche ostacoleranno la partenza del cantiere, di fatto mai concretizzatosi. Nel 2013, infatti, alla procedura aperta per l’affidamento dell’appalto partecipano 24 società. Nell’agosto del 2014 – quando c’è ancora la volontà di inaugurare il museo per il 70esimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz, il 27 gennaio 2015 – si parla di spostare tutto all’Eur, realizzando solo un grande allestimento all’interno di una struttura esistente, per ovviare ai tempi stringenti. La “distrazione” dal progetto originale si conclude però con un nulla di fatto, e proprio nel 2015 Villa Torlonia ha definitivamente la meglio. Così gli anni passano, tra indecisioni e intoppi giudiziari: nel 2016 l’iter è nuovamente rallentato da una serie di ricorsi, nel settembre dello stesso anno la neoeletta sindaca Virginia Raggi fa propria la “missione”, annunciando la partenza imminente del cantiere. Storia già vista, come pure l’esito: ancora una volta, il percorso amministrativo si prolunga oltremodo, e solo alla fine del 2019 l’architetto Zevi può dichiararlo concluso, in attesa di iniziare i lavori. Ma il 2020, in Italia e nel mondo, è l’anno della pandemia: l’emergenza Covid e i continui lockdown determinano l’ennesimo slittamento. Fino a settembre 2021, quando effettivamente viene avviato il cantiere, con la posa della prima pietra.
L’IMPEGNO DEL GOVERNO PER IL MUSEO DELLA SHOAH
Ora il Governo, ratificando il provvedimento già anticipato da Sangiuliano lo scorso 7 febbraio, in occasione di una cerimonia al Binario21 di Milano in presenza di Liliana Segre, passa la palla all’amministrazione capitolina guidata da Roberto Gualtieri, cui spetterà predisporre l’attuazione burocratica e urbanistica del progetto (cosa tutt’altro che banale…). Il cantiere dovrà finalmente dare una forma al progetto la cui sagoma ha persino ispirato il logo dell’omonima Fondazione nata per gestire il Museo della Shoah (dal 2015 nella sede provvisoria della Casina dei Vallati al Ghetto), che Zevi e Tamburini hanno immaginato come una scatola nera sospesa formata da mattoni intitolati ai deportati romani e italiani, in uno spazio privo di barriere architettoniche a sviluppo verticale (dodici metri fuori terra e quindici interrati), introdotto da un “percorso dei giusti” che prenderà le mosse dall’ingresso da Villa Torlonia. All’interno il percorso si svilupperà come un flusso continuo, attraverso tre sale rampa “perché la narrazione non si interrompa”, su 2.500 metri quadri di esposizione permanente. Una sala ospiterà il plastico di Auschwitz, e diversi dovrebbero essere gli ambienti di servizio, dalla sala conferenze al bookshop, alla caffetteria con affaccio sul giardino.
IL VIA LIBERA DEL SENATO E DEL PARLAMENTO
Nel frattempo, un altro passo in avanti verso la realizzazione del Museo si concretizza a Palazzo Madama, con l’approvazione all’unanimità del provvedimento per l’istituzione della struttura, con 157 voti favorevoli del Senato (nella seduta dell’11 luglio 2023) e della Camera dei Deputati (nella seduta del 18 ottobre 2023). Dunque, ora, il Museo è legge dello Stato.
Livia Montagnoli
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