Ecco come cresce la spesa culturale degli italiani in estate
Un dato ambivalente emerge dalla ricerca di Confcommercio, che vede la spesa crescere ma la platea totale diminuire per colpa di costi e un'offerta non all’altezza delle aspettative. Con alcune sorprese
Cresce la spesa culturale degli italiani, ma diminuiscono le persone complessive che accedono alla cultura. È su questo dato ambivalente che si impernia lo studio dei Consumi Culturali degli Italiani realizzato per il secondo trimestre del 2023 da Impresa Cultura Italia – Confcommercio tramite il suo Osservatorio Permanente, che realizza una costante attività di monitoraggio per conoscere abitudini, mode e tendenze dei consumatori, cogliere novità e cambiamenti nei gusti e nelle esigenze dei pubblici di riferimento, e favorire l’accesso ai beni e ai servizi culturali tramite un’offerta adeguata.
I consumi culturali del secondo trimestre del 2023
Il primo dato è quello, appunto, di un generale aumento della spesa media da parte degli appassionati del mondo culturale, affiancato dalla evidente riduzione della percentuale di soggetti che dichiarano di spendere denaro in attività culturali: “L’aumento della spesa media, soprattutto nell’ultimo anno, è molto diseguale. Questo è dovuto alla segmentazione dei consumi tradizionali per via di inflazione e aumento dei prezzi, con un conseguente rischio dell’aumento della forbice tra consumatori e non”, spiega il dottor Riccardo Grassi della SWG, che ha collaborato con l’Osservatorio per realizzare l’analisi. Un calo della platea complessiva, quindi, ma non necessariamente un calo di interesse: ciò che emerge dall’analisi, infatti, è che gli italiani vorrebbero consumare più cultura rispetto a quello che fanno, ma si trovano di fronte a due grandi barriere: i costi (come riportato dal 47% del campione, con un picco nelle famiglie con due o più figli) e un’offerta non all’altezza delle aspettative (31%), soprattutto nelle regioni del Sud e delle isole. A livello nazionale, l’offerta culturale dei territori è considerata buona solo da un intervistato su quattro, con un picco di insoddisfazione nella fascia più esigente dei 35-54enni: tutti dati che l’Osservatorio intende approfondire nei prossimi tempi.
Il paniere dei consumi culturali e la rivincita dei libri fisici
La stima di quanto spende complessivamente ogni mese una famiglia per acquistare o fruire di beni, servizi e attività culturali è di circa 65 euro. La tv tradizionale resta il medium più utilizzato (scelto dall’87% degli intervistati), seguito dalle piattaforme gratuite (81%) e a pagamento, scelte da quasi 2 italiani su 3. In una probabile reazione alla “abbuffata digitale”del coronavirus – sottolinea Grassi – l’aumento di spesa più rilevante riguarda l’acquisto dei libri cartacei, settore in cui a giugno 2023 si prevede una spesa media di 37 euro, con un aumento di 7,8 euro rispetto allo stesso mese del 2022. Si stima un aumento di spesa anche per i libri in formato digitale (da 10,8 a 15,8 euro), al cinema (2 euro in più del 2022) e nei festival culturali, che a giugno di quest’anno si attestano sui 24,1 euro. Risentono invece di un forte calo gli spettacoli all’aperto, per cui quest’anno si spenderanno meno di venti euro di media, e i quotidiani cartacei, rispetto ai quali sono favoriti i quotidiani digitali gratuiti.
Per quanto riguarda le fasce più giovani, si osserva un grande interesse per le attività dal vivo all’aperto, come festival scientifici, letterari e appuntamenti con personaggi di rilievo, con una maggiore propensione a modelli di consumo centrati sullo stare insieme e sulla possibilità di un consumo intenso e concentrato nel tempo. A questo proposito, più di un italiano su due sarebbe interessato a fare un week end culturale, attraverso pacchetti capaci di offrire un’esperienza completa (e con una prospettiva di spesa di circa 200 euro a persona).
La spesa mensile delle famiglie italiane e l’impennata estiva
L’estate fa da traino ai consumi culturali, sia per chi viaggia sia per chi resta a casa. La spesa media mensile passa infatti dai 65 a nucleo familiare a oltre 100 euro a persona. Nella scelta delle destinazioni turistiche, per il 25% dei viaggiatori influisce la presenza di musei e siti archeologici, e per il 14% lo fanno anche mostre, concerti, eventi e rassegne culturali. Una diffusa crescita, quindi, che però nasconde un rischio, ricorda Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia, cioè che il dato non sia volano permanente ma che alimenti semplicemente il circolo di spesa interno al turismo stesso: “Il turismo rappresenta una grande occasione per le imprese e le attività culturali, specie quando si parla di spettacoli dal vivo, ma laddove l’offerta si rivolge a massimizzare i consumi e non a valorizzare i consumatori, il meccanismo di costruzione di nuovi pubblici, a partire dai più giovani, rischia di incepparsi già con l’autunno. Se consumo e offerta culturale si legano infatti alla sola occasionalità della destinazione turistica prescelta, le iniziative culturali non si evolvono nei linguaggi e nelle modalità di fruizione, e saranno ancora percepite come insufficienti o inadeguate. Serve ripensare la stessa offerta oltre il tempo di una stagione, affinché questa non si limiti ad intercettare i flussi turistici, ma riesca a soddisfare una domanda più consapevole e stabile di esperienze di cultura, riportando qualità, reputazione e valore sul territorio”.
Al netto di quello che si farà in vacanza, nel prossimo trimestre le attività culturali preferite dagli italiani saranno ascoltare musica (85%), leggere libri di carta (73%) e guardare film e serie tv a pagamento (66%). In generale, si prospetta un aumento su tutti i fronti: il 40% degli italiani è pronto a spendere denaro per andare al cinema, il 26% per andare ad un concerto, il 23% per andare a teatro e il 21% per assistere a spettacoli all’aperto.
Giulia Giaume
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