Abbiamo il logo ufficiale della candidatura della cucina italiana all’Unesco, purtroppo

Pensavate che con la Venere di “Open to Meraviglia” il governo avesse toccato il fondo del cattivo gusto grafico? Analizzate bene questa realizzazione invece…

Al peggio non c’è mai fine. È questo il pensiero che viene in mente il 4 agosto allo svelamento, al Parco archeologico di Pompei, del logo ufficiale che sosterrà la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Unesco. Ormai criticare le imbarazzanti sortite di comunicazione del Governo circa grafiche, loghi, brand e marchi è diventato un cliché. Ma non si può neppure far finta di niente. L’immagine, realizzata dagli allievi della Scuola della medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (guai a chiamare un professionista eh…), raffigura la mano di un cuoco che spadella un fritto misto all’italiana con elementi di cucina nostrana alternati a personaggi storici e culturali, monumenti e simboli del territorio. Rigatoni, funghetti, limoni, aranci, pomodori, Moli Antonelliane, Colossei, Giuseppe Verdi e Torri di Pisa. Tutto mantecato quattro salti in padella. Un mischione “Made in Italy” pronto da mangiare e da vendere. Aggravato dallo slogan “Io amo la cucina italiana” con le due “o” sostituite da cuori tricolori (che neppure i meme del “buongiornissimo caffè”).

Il logo della candidatura della cucina italiana a “bene immateriale dell’umanità”

Il logo – presentato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dal direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel e dall’Ad dell’Istituto Poligrafico Francesco Soro – non è neanche un logo ma ua sorta di illustrazione piena di stereotipi, lontana da un’Italia contemporanea, capace solo di guardare indietro. Il tutto punta a sostenere la candidatura annunciata qualche mese fa e promossa dall’Accademia italiana della Cucina, dalla Fondazione Casa Artusi e dalla rivista La cucina italiana. Ciliegina sulla torta è poi la presentazione a Pompei.

Questa sera mettiamo un ulteriore mattone in un processo che vuole portare la cucina italiana, che è una eccellenza globale, ad avere il riconoscimento internazionale“, ha commentato il ministro Sangiuliano. “Lo facciamo da Pompei, perché sono convinto del valore del sistema nazione: la nozione di bellezza riferita all’Italia non lo è soltanto per il patrimonio culturale, artistico e archeologico che possiamo vantare ma è riferito a tutte le nostre realtà e attività, di cui la filiera enogastronomica è parte rilevante nonché universalmente riconosciuta, anch’essa occasione per il nostro sviluppo socio economico”.

La pessima campagna di candidatura della cucina italiana all’Unesco

Sembra quindi che la reazione alla campagna Open to meraviglia non abbia insegnato niente al Governo e che non abbia insegnato niente neppure la scia di polemiche e scherni seguiti al nuovo logo del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Si prosegue continuando a non dare peso alla grafica, all’estetica, alla presentazione. Nonostante il Paese (oltre che della cucina) si presenti come la culla del design, si insiste a ignorare che quello del grafico è un mestiere che merita rispetto e considerazione.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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