A Roma riparte il cantiere delle Vele di Calatrava. Ma con 70 milioni si fa poco
Le celebri "Vele", la più grande opera incompiuta della capitale, tornano in lavorazione in vista del Giubileo del 2025 (a vent'anni dal progetto) e saranno accompagnate da una nuova area verde
Le grandi Vele della Città dello Sport, a Roma, sono passate negli ultimi vent’anni dall’essere simbolo di progresso a simbolo di abbandono. La struttura, nel suburbio di Tor Vergata, era stata pensata per ospitare i Mondiali di Nuoto di Roma 2009, ma i lavori non furono mai terminati. Ora, a vent’anni dalla presentazione del primo progetto, il cantiere del landmark dell’archistar e ingegnere Santiago Calatrava sarà finalmente riaperto in vista del Giubileo della Chiesa Cattolica del 2025, con tanto di riqualificazioni, servizi e una nuova area verde. La conferma ufficiale – anticipata lo scorso maggio dal sindaco di Roma e Commissario Straordinario di Governo per il Giubileo Roberto Gualtieri – arriva con il DPCM dell’8 giugno 2023, che reca il programma dettagliato degli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo, e che ha previsto per le Vele uno stanziamento iniziale di circa 70 milioni di euro.
La storia della Città dello Sport di Roma
Era il 2005 quando la giunta romana guidata da Walter Veltroni (al suo primo mandato da sindaco) pensò di realizzare a Tor Vergata una “Città dello Sport”, un complesso sportivo polifunzionale dove ospitare i Mondiali di Nuoto del 2009. A progettarlo era stato chiamato un grande nome dell’architettura internazionale, lo spagnolo Santiago Calatrava, già autore di grandi opere in Italia come la Stazione AV Mediopadana e il Ponte della Costituzione a Venezia. Il costo stimato dell’opera era sui 60 milioni, raddoppiati all’atto dell’assegnazione dei lavori (iniziati nel 2007). Il cantiere si bloccò presto, e al mutare del panorama politico (incluse le dimissioni di Veltroni e il commissariamento) la giunta di Gianni Alemanno appurò che la Città dello Sport non sarebbe stata pronta in tempo e decise che i Mondiali si sarebbero tenuti nelle strutture del Foro Italico. Tra il 2009 e il 2010 arrivò lo stop completo, con un conto in rosso di 240 milioni, e dopo un ripensamento per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2012 non ci si tornò più sopra.
La Città dello Sport è diventata così un landmark desolato, con meno della metà del progetto iniziale realizzato: ad oggi abbiamo infatti le sole strutture di uno stadio di nuoto – la cui intelaiatura a “a pinna di squalo” è l’origine del suo soprannome – e di un palazzo per basket e pallavolo. E nessun utilizzo, oltre a uno sparuto uso come set cinematografico per produzioni come la serie di Suburra e il film Six Underground. L’apertura del cantiere (inizialmente prevista per giugno) è stata fissata tra l’estate e l’autunno da Gualtieri, che ha anche anticipato un ipotetico futuro utilizzo nel contesto della candidatura di Roma all‘Expo del 2030.
La rinascita della Città dello Sport per il Giubileo
All’interno dell’allegato del Decreto Giubileo sono previsti tre interventi mirati per la Città dello Sport, di cui si farà carico l’Agenzia del Demanio: alla voce “Intervento n.73“ sono previsti lavori finalizzati al collaudo statico e all’arresto del degrado delle strutture preesistenti (per il Pallanuoto e il Palasport ovvero entrambe le vele) per 13 milioni di euro; alla voce “Intervento n.74″ è invece prevista la prima parziale funzionalizzazione del Palasport, per 37 milioni: si anticipano la destinazione ad arena scoperta, il superamento delle barriere architettoniche e l’installazione di nuovi servizi igienici: insomma non si realizzerà la copertura della seconda vela. Infine, come “Intervento n.75”, è prevista la creazione di nuovi spazi verdi nei 50 ettari di terra circostanti, con interventi di regimentazione delle acque meteoriche e realizzazione di un’area per l’accoglienza dei pellegrini, tutto per altri 20 milioni di euro. Arrivando quindi a quei 70 milioni, che non sarebbero che l’inizio. Ora non resta che aspettare di vedere come gli interventi dell’Agenzia del Demanio andranno a modificare il progetto originale rimodulandosi sul territorio, e vedere con l’apertura del cantiere se si riuscirà mai a vedere il progetto concluso.
Giulia Giaume
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