La Valle dei Casali a Roma: quando pubblico e privato non collaborano per la rigenerazione
Il cambiamento climatico alimenta il dibattito sul verde nelle aree urbane, e nella Capitale la Valle dei Casali sarebbe una risorsa preziosa, tra architetture storiche e zone rurali. Eppure, al 95% è di proprietà privata e manca una visione comune
Il vincolo è una particolare limitazione del libero utilizzo alla quale possono essere sottoposti beni mobili o immobili, pubblici o privati, a causa della loro rilevanza per il pubblico interesse. Oggi, più che mai, i problemi ambientali richiedono che i vincoli a tutela del territorio si tramutino in progetti operativi da realizzare in tempi brevissimi. Di particolare importanza sono le aree verdi urbane, siano esse riserve naturali, parchi o giardini: risorse fondamentali per quanto riguarda la sostenibilità, la sicurezza e la salute pubblica, ecosistemi che contribuiscono non solo all’efficienza del clima negli ambienti urbani, ma anche allo sviluppo economico e sociale.
All’interno di Roma abbiamo delle riserve naturali di grande estensione, tra queste la Valle dei Casali con le sue emergenze e diversità. Compresa nella zona ovest di Roma, inserita nell’area intensiva dei quartieri Gianicolense e Portuense, è delimitata da via dei Silvestri a nord, via del Casaletto a est, via di Bravetta a ovest e via Portuense a sud. La presenza di fossi irrigui naturali ha favorito in passato l’agricoltura e il pascolo, creando un articolato sistema di ville e casali, da cui prende il nome la riserva, sviluppatosi a partire dall’epoca tardo rinascimentale. Un censimento di Italia Nostra del 1980 aveva rilevato oltre novanta casali.
La storia della Valle dei Casali di Roma
Da un punto di vista storico e architettonico l’importanza della zona risiede nella parte nord-ovest iniziando da via Silvestri: il Casale Consorti databile alla prima metà del XVII secolo e la Villa York. Quest’ultima è il gioiello di tutta l’area, esempio sei-settecentesco di villa romana suburbana inserita nel suo originario contesto agricolo comprendente unninfeo e una grande scalinata che scende verso i campi. Fu costruita tra il 1676 e il 1695 su progetto degli architetti Rainaldi e De Rossi per il marchese Baldinotti. Prende il nome dal cardinale duca Clemente di York, figlio del re Giacomo d’Inghilterra, che ne fu proprietario dal 1804 al 1807. Dopo vari passaggi di proprietà, passò alla Federconsorzi che continuò l’attività agricola fino al secondo dopoguerra. Altro edificio d’interesse è l’eclettico complesso del Buon Pastore realizzato tra il 1929 e il 1933 su progetto di Armando Brasini, punto di riferimento visivo di tutta l’area. Continuando verso sud si incontra il Forte Bravetta, costruito tra il 1877 e il 1883, tristemente famoso per i partigiani romani che lì furono fucilati tra il 1943 e il 1944.
La Valle dei Casali tra interesse pubblico e privato
La Valle dei Casali, circa quattrocentocinquanta ettari, dopo varie vicissitudini e appelli, tra cui quelli di Antonio Cederna già dal 1977, venne dichiarata Bene Paesaggistico d’insieme di notevole interesse pubblico, con DGR 02.16.1988, teso a evitare la corruzione dei valori del territorio preso in considerazione. In seguito, con la L.R. n.29/97, venne creato il sistema delle aree naturali protette gestite dall’Ente Regionale Roma Natura, tra queste la Valle dei Casali. Nel marzo del 2015 il Consiglio Regionale del Lazio ne approva il piano di assetto attraverso il quale sarà possibile pianificare lo sviluppo dell’area, con attenzione anche alle zone limitrofe non vincolate, affinché il paesaggio, di cui i terreni e gli edifici tutelati, non perda le caratteristiche di notevole interesse. Lo sviluppo dell’area ci sembra difficile perché, tornando indietro nel tempo, scopriamo che nel 2009 la giunta Alemanno votò il definanziamento dei circa 3,3 milioni di euro destinati all’acquisizione della settecentesca Villa York e del suo parco di cinquanta ettari lasciando così che il privato restasse privato. Sempre nello stesso anno il Demanio trasferì al Comune di Roma il Forte Bravetta e le antiche strade demaniali che portavano a Roma, oggi chiuse al pubblico.
Gli sviluppi edilizi recenti e i limiti dei vincoli di tutela
L’aspetto poco incisivo dei vincoli e delle norme di PRG riguardante le zone confinanti e le perimetrazioni della Valle dei Casali, che comprende strade pubbliche di scorrimento, giardini, palazzi privati e piccoli lotti interclusi inedificabili, ha consentito nel tempo la realizzazione di costruzioni assolutamente impattanti lungo i confini. Alla fine degli Anni Settanta, venne costruito un residence composto di quattro edifici, affittati dal costruttore Mezzaroma al Comune di Roma per “l’assistenza alloggiativa”. Terminata l’emergenza abitativa furono occupati abusivamente, diventando un centro di delinquenza e una volta sgombrati, per evitare un’ulteriore occupazione furono ridotti alle sole strutture in cemento armato. Poi arrivarono gli uffici del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria che con gli scheletri degli ex residence hanno soffocato l’edificio del Buon Pastore e il Casale Consorti, lasciando il portale di accesso alla proprietà pur restaurato quale accesso nel nulla. Nel dicembre del1999 a dar manforte a questo sistema di salvaguardia estetica dei confini, con una rocambolesca concessione edilizia, nasce il Lifestyle Hotel con successiva piscina panoramica sulla valle. A completare l’opera di tutela dei confini contribuiscono un ufficio postale e una piscina comunale lungo via di Bravetta. Nell’agosto del 2022 la Sherwood Green srl, che fa capo a una società di Taiwan, già proprietaria del Lifestyle Hotel, avendo acquistato per circa 3,5 milioni di euro Villa York, con i cinquanta ettari e gli altri cinque casali della antica tenuta agricola, intraprende i lavori di restauro, i sondaggi archeologici e la costruzione di nuovi edifici.
La Valle dei Casali è un’occasione persa per Roma?
A questo punto è opportuno fare una riflessione sulla efficacia dei vincoli di tutela passiva. All’interno di un tessuto urbano complesso come quello di Roma, le perimetrazioni dell’area vincolata devono essere precise e puntuali nella conoscenza del territorio: a che serve inserire una strada di scorrimento o delle palazzine? Comporta solo burocrazia in più per qualsiasi intervento successivo occorra fare. Servirebbero invece delle norme di regolamento edilizio prescrittive puntuali, in base al tipo d’intervento da eseguire. Oggi la Valle dei Casali risulta per il 95% di proprietà privata, e con parti occupate abusivamente. Quindi sarà veramente arduo portare avanti uno sviluppo sinergico pubblico e privato che porti a un piano di rigenerazione diversificata di tutta l’area, come nuove piantumazioni per la diminuzione del CO2, agricoltura biologica per il chilometro zero, zone a parco pubblico, percorsi eco-didattici, piste ciclabili di raccordo e incremento con quelle esistenti.
Senza un progetto realistico calato sulla lettura del territorio e senza dei finanziamenti per realizzarlo in tempi brevi un vincolo serve a poco. La Valle di Casali e relativi confini sono un esempio: dal 1988 a oggi sono solo andate perse delle occasioni per cui il pubblico interesse venisse realmente fruito dal pubblico. Oggi di pubblico c’è solo il Parco dei Martiri di Forte Bravetta di dieci ettari (non del tutto utilizzabili); stessa sorte, forse nel 2024, per circa nove ettari comprensivi di un casale fatiscente, situati al confine con il Buon Pastore e gli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia. Il Comune di Roma l’ha riacquisito dopo anni di occupazione abusiva da parte di estranei, che sull’area avevano addirittura creato dei campi di calcio e relativi spogliatoi. Dopo trentacinque anni dal primo vincolo, i cittadini del Municipio XII e XIII avranno a disposizione solo diciannove di quattrocentocinquanta ettari. In conclusione, è giusto domandarsi: vincoli passivi o vincoli puntuali e prescrittivi e con disponibilità di finanziamenti immediati?
Paolo Verdeschi
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