La soprintendenza vincola lo Stadio San Siro a Milano. Motivazioni e conseguenze
Si conclude la lunga diatriba sulla sopravvivenza o demolizione dello stadio più famoso d‘Italia: la Soprintendenza ha posto il vincolo di interesse culturale semplice per il secondo anello. Ecco le motivazioni e le (disastrose) conseguenze
“Interesse culturale semplice”: queste le tre parole che concludono la lunga diatriba sullo Stadio di Milano “Giuseppe Meazza”, meglio noto come San Siro, iniziata ormai mesi (se non anni) fa. La Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio del Comune di Milano – come ventilato già nel 2022 e a lungo auspicato da personalità come il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi – ha così posto il veto finale e ufficiale sulla possibile demolizione dello stadio più famoso d’Italia. L’annuncio, giunto in risposta alla richiesta del Comune di avere delle anticipazioni sul da farsi in vista del compimento del 70esimo anno della struttura, riconosce “l’impossibilità di negare la sussistenza di un interesse culturale semplice del secondo anello“. Ora è cosa certa che lo stadio non potrà essere demolito per lasciare posto a una nuova struttura, come desiderato dalle squadre calcistiche del Milan e dell’Inter. che ora guardano in provincia, rispettivamente a San Donato e Rozzano).
La tutela del secondo anello dello stadio Meazza di Milano
Ma cos’ha di speciale questo secondo anello, la parte di stadio costruita cioè negli anni Cinquanta (e su cui poi in vista dei Mondiali di Calcio del 1990 è stato aggiunto il terzo)? “Il secondo anello presenta una soluzione strutturale costituita da 132 portali che, coi relativi costoloni a sbalzo, costituisce l’ossatura che sostiene le gradinate, le scale, le rampe di accesso, i ripiani e le passerelle di servizio […] di particolare interesse è il disegno dei portali, che hanno la forma di due braccia tese in diagonale (l’una fuori del vecchio muro perimetrale dello stesso), denominate nel gergo di cantiere, rispettivamente, ‘elefante’ e ‘giraffa’. Nella struttura le scale hanno uno sbocco a ‘vomitorio’, una componente dello stadio classico“, si legge nel documento redatto dall’ufficio della soprintendente Emanuela Carpani. “La rilevanza architettonica del secondo anello risiede nella capacità degli autori di tradurre i vincoli tecnici in espressività, e lo stadio aveva acquisito quell’aspetto fortemente caratterizzato dalle rampe avvolgenti la costruzione in fasce plastiche di aggetti e rientranze e in alternanze di chiari e di scuri [rampe che] assumono un suggestivo significato simbolico, portando la folla, vera protagonista delle architetture degli stadi, fin sulle pareti e trasformano le ordinarie murature in luoghi vissuti di percorsi dinamici“. Praticamente questa infrastruttura sportiva viene vincolata perché venne all’epoca costruita in maniera comoda e funzionale per i visitatori…
Il vincolo definitivo su San Siro
“Con la costruzione del secondo anello, per San Siro, finalmente, si completa l’immagine di vero e proprio stadio, che non aveva mai posseduto dalle origini (in rapporto a quelli contemporanei di Torino, Genova, Bologna e Firenze), forma che si era appena profilata soltanto con il primo ampliamento del 1937-39. È evidente, quindi, dalle immagini storiche, come lo stadio fosse organicamente compiuto con la costruzione del secondo anello ancora quasi totalmente visibile e fruibile sotto le sovrastrutture del terzo anello e della copertura. Per quanto premesso, questa Soprintendenza ritiene che, per il secondo anello, possano sussistere i requisiti di interesse culturale semplice necessari per una verifica positiva ai sensi degli artt. 10 e 12 del DLgs n. 42/2004 e successive modifiche“, conclude la nota della Soprintendenza. Il parere positivo sul vincolo è stato quindi inviato alla Commissione Regionale per il Patrimonio culturale che lo scorso 27 luglio aveva espresso all’unanimità “parere positivo di sussistenza dell’interesse culturale per il secondo anello dello Stadio di San Siro, in vista di futura verifica ex art. 12 del D. Lgs. 42/2004 (all’avveramento del requisito di vetustà ultrasettantennale), avallando quindi la proposta della competente Soprintendenza“. E la “vetustà” la si raggiungerà a brevissimo: i 70 anni di vita del secondo anello scoccheranno nel 2025.
Nonostante la materializzazione dell’assenza di un vero e proprio “piano B”, come temuto nelle scorse settimane dal sindaco di Milano Beppe Sala, e la dura critica del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che parla di “enorme occasione persa di sviluppo e di riqualificazione di un intero quartiere”, ci sono anche pareri soddisfatti. È il caso di Vittorio Sgarbi, che da anni avanza l’idea di una tutela ufficiale e che già da fine luglio aveva anticipato l’esito finale del giudizio. “Io, nel momento in cui Sala si lamentava perché io non avevo ancora le deleghe da sottosegretario alla Cultura e mi occupavo del vincolo su San Siro, ho sempre ripetuto che in quel caso le deleghe non volevano dir nulla“, ha detto in un’intervista di luglio 2023 al Giorno. “Deleghe sull’architettura contemporanea, e dunque anche sul futuro del Meazza, che poi il ministro Gennaro Sangiuliano mi ha assegnato. Io, ancor prima di avere le deleghe, stavo dando un indirizzo politico. Era scontato che uno stadio come quello di San Siro sarebbe stato vincolato. Non tanto perché sia bello o brutto dal punto di vista estetico, ma perché rappresenta una storia“.
Il vincolo su San Siro e le conseguenze
Il risultato è facile da prevedere. A livello ambientale un disastro, perché al posto di avere uno stadio nuovo ne avremo uno vecchio e due nuovi nei dintorni della città (il Milan andrà forse a San Donato, l’Inter a Rozzano) con un consumo di suolo triplo. A livello economico amministrativo un altro disastro perché il Comune di Milano si ritroverà un gigantesco manufatto in calcestruzzo impossibile da mantenere se non con un dispendio finanziario ingentissimo (oggi coperto dalle squadre, che però andranno via) che ricadrà su tutti i cittadini. Certo il Comune potrà cercare altri gestori (magari grandi società di eventi e concerti, così i comitati di quartiere comprenderanno l’autolesionismo rappresentato dalla loro opposizione al progetto di rigenerazione dello stadio), ma la strada è impervia. A livello funzionale e di mobilità un altro disastro ancora, visto che i due nuovi stadi avranno un impatto peggiore sugli spostamenti, sul traffico e sull’inquinamento. Infine un disastro, forse peggiore, a livello sociale e urbanistico visto che il nuovo progetto, che non si potrà più fare per le bizzarre decisioni della Soprintendenza, avrebbe consentito rigenerazione e riqualificazione di un quartiere in grande difficoltà come quello di San Siro.
Giulia Giaume e Massimiliano Tonelli
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