Vittorio Sgarbi continua a rendere ridicolo il governo: “I direttori stranieri dei musei se ne andranno”
Ospite di una manifestazione estiva a Viareggio, il Sottosegretario alla Cultura si produce nel consueto spettacolo di dichiarazioni provocatorie. E tra sessismo e diritto alla paternità non usa mezzi termini sul destino dei super direttori stranieri
Se c’è una persona abituata a veder mettere in discussione le proprie affermazioni, quella risponde al nome di Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura del governo Meloni che somma anche un nutrito numero di cariche istituzionali e non, tra cui il ruolo di sindaco di Arpino. È facile, anzi, che le dichiarazioni del critico d’arte ferrarese siano formulate proprio con l’intento di provocare l’uditorio, sempre al limite del consentito, e spesso a ruota libera su questioni che esulano dalla materia che gli pertiene (si ricordi il polverone sollevato all’inizio dell’estate dagli aneddoti sessisti e dalle battute volgari condivise sul palco della serata inaugurale della rassegna Estate al MAXXI, a Roma).
Lo show di Vittorio Sgarbi a Viareggio, tra sessismo e utero in affitto
E ospite al Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio, intervistato da Stefano Zurlo durante gli Incontri del Principe (nel pomeriggio del 20 agosto), Sgarbi non ha smentito la sua fama, inanellando l’ennesima serie di boutade che non è eccessivo definire inaccettabili. A pochi giorni dalla deflagrazione dell’affaire Roberto Vannacci – generale destituito per la ferocia e l’arbitrarietà delle tesi su gay, femministe e migranti contenute nel libro Il mondo al contrario, di cui è autore, che peraltro lo stesso Sgarbi si è premurato di difendere – il Sottosegretario alla Cultura spazia tra fantasiose (per usare un eufemismo) rivendicazioni identitarie – “Fui il primo a dire che quella miss Italia nera era una bella ragazza ma, dissi, non è miss Italia, cioè, l’Italia ha una identità che è quella che vediamo qui. Un nero che è fra noi appartiene al suo mondo ed è da noi integrato” – e questioni di genere: “Al MAXXI ho detto 4 o 5 cose e sono diventato sessista. Ma cosa vuol dire? Io sono maschilista come ci sono le femministe. Ma sessista cos’è? Uno che ha il sesso nel cervello? Può anche essere una donna. Sessista non è una parolaccia, è un’ossessione”. Per poi concentrarsi su un altro tema dibattuto nell’agone politico, l’utero in affitto e il diritto alla paternità: “Tutti noi abbiamo amici omosessuali, gli vogliamo bene e sono simpatici. Fare i bambini con l’utero in affitto. Io e te ci sposiamo, cosa improbabile, poi vogliamo un bambino come volere un cagnolino, prendiamo una donna, la facciamo mettere incinta, ma che roba è? Non è che hai il diritto alla paternità, la paternità e la maternità sono legate a un rapporto fra un uomo e una donna che fanno i figli”. Un’infilata di affermazioni agghiaccianti, goffe e scomposte: pur nel rispetto del chiacchierato diritto d’opinione, è il caso di sottolinearlo.
Vittorio Sgarbi contro i direttori stranieri dei musei
Ma nella stessa occasione Sgarbi non ha mancato di concentrarsi anche su questioni inerenti al suo ruolo, pronunciandosi, come consuetudine, senza mezze misure. Sul destino dei direttori stranieri alla guida dei grandi musei statali italiani, il Sottosegretario non ammette obiezioni: “Adesso se ne vanno. Siamo arrivati noi e se ne vanno loro. Perché devo mettere un direttore straniero agli Uffizi? Si è mai visto uno straniero al Louvre? I simboli sono i simboli. È una stagione finita. Brera sicuramente quello che c’è non ci sarà più, a Firenze quello che c’è non ci sarà più, a Napoli quello che c’è non ci sarà più. Non lasceranno traccia”. In merito al bando ministeriale per il rinnovo dei cosiddetti super direttori, dall’insediamento del ministro Gennaro Sangiuliano si è fatto un gran discutere sull’opportunità di permettere agli stranieri – benché personalità di spicco della disciplina – di mantenere la direzione delle principali istituzioni culturali del Paese. E pur non prevedendo divieti espliciti, l’impossibilità di candidarsi per un terzo mandato nella sede di pertinenza escluderà dalla riconferma direttori come Eike Schmidt (Uffizi) e Cecile Hollberg (Galleria dell’Accademia), solo per citare la situazione fiorentina. Ma la candidatura per concorrere a una delle dieci cariche oggetto del bando è stata regolarmente aperta anche a figure di altri Paesi dell’UE, confermando la volontà del MiC di scacciare lo spettro del sovranismo (semmai, la polemica dell’estate riguarda la ventilata inadeguatezza della commissione che valuterà e selezionerà i candidati). Le ultime affermazioni di Sgarbi, però, potrebbero aizzare nuovamente la bagarre e far prefigurare concorsi truccati, influenzando la giuria. Una cosa gravissima e un danno incommensurabile per il nostro sistema museale che ha proprio bisogno di una robusta apertura di vedute internazionale per non morire di grettezza, ignoranza e provincialismo. Forse bisognerebbe spiegare a Sgarbi, che invecchiando male sta perdendo alcune nozioni di base, che un tedesco, un francese o un inglese non sono ‘stranieri’, ma europei come tutti noi.
Livia Montagnoli
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