Il Centro Pecci di Prato versa 100mila euro all’ex direttrice Cristiana Perrella affinché rinunci a cause e querele
I dettagli dell’accordo raggiunto lo scorso 6 giugno vengono rivelati solo ora per interessamento di un consigliere comunale della Lega, che chiede le dimissioni di Bini Smaghi. Reintegrati i due lavoratori del museo licenziati
Nell’occhio del ciclone per il licenziamento di due dipendenti, ufficializzato alla fine di agosto “per problemi di bilancio” – che ha di fatto scoperchiato il vaso di Pandora, rivelando il momento di crisi in cui versa il museo – il Centro Pecci di Prato subisce un altro colpo. Il polo culturale, di proprietà del Comune ma gestito da una fondazione presieduta dal 2019 da Lorenzo Bini Smaghi, oltre a fare i conti con la difficoltà di reperire fondi per rimettersi in sesto e con la scarsa affluenza di pubblico, fronteggia da mesi la causa di lavoro alla Fondazione per le arti contemporanee di Toscana avanzata da Cristiana Perrella (che ha presentato anche querela per “danno d’immagine” contro Bini Smaghi e Stefano Pezzato per quanto affermato a proposito del suo operato davanti alla commissione controllo e garanzia del Comune di Prato), ex direttrice del Pecci licenziata senza troppe spiegazioni e con modalità non del tutto urbane due anni fa, con una comunicazione ufficiale divulgata l’8 ottobre 2021. Una questione spinosa – e onerosa, per le spese legali sostenute dal Pecci, quantificate in 20mila euro – che ha portato all’apertura di una trattativa, di cui ora emergono importanti dettagli, più che rilevanti proprio sotto il profilo economico.
Accordo Pecci-Perrella: il museo versa 100mila euro
Lo scorso 6 giugno, davanti al tribunale di Prato, le parti in causa hanno infatti raggiunto un accordo, costato alla Fondazione 100mila euro. Cifre e dettagli della “transazione” vengono divulgati solo ora per interessamento di un consigliere comunale della Lega (che con la sua delegazione toscana è arrivata nelle scorse settimane a chiedere la chiusura del Pecci), Marco Curcio, che ha ottenuto, dietro insistenza, di visionare i verbali della Fondazione. In cambio della cifra pattuita (da corrispondersi in cinque rate a partire dal 30 giugno 2023), Cristiana Perrella si è impegnata a rinunciare alla causa di lavoro e a ritirare la querela per diffamazione contro Lorenzo Bini Smaghi e Stefano Pezzato, aggiungendo la rinuncia a costituirsi parte civile in futuro e ad accampare ogni pretesa anche di carattere risarcitorio.
L’obbligo a mantenere riservati contenuto e clausole dell’accordo, inizialmente posto come ulteriore vincolo, cade per l’insistenza di Curcio, che ora chiede le dimissioni del presidente della Fondazione: “Durante la commissione del 17 luglio, Bini Smaghi ha dichiarato pubblicamente che la questione della controversia non si era ancora definita. Dagli atti emerge che le cose stavano in tutt’altro modo” spiega il consigliere leghista alla Nazione, che arriva a supporre la connivenza del sindaco di Prato Biffoni e della sua giunta, accusati di essere a conoscenza dei termini dell’accordo, e dunque non all’oscuro delle difficoltà finanziarie che avrebbero portato ai licenziamenti di agosto.
Nel frattempo, proprio nelle ultime ore, i due lavoratori licenziati sono stati reintegrati, a seguito della vertenza presentata dalle associazioni sindacali, con l’impegno da parte della Regione Toscana ad aumentare il proprio sostegno economico al Centro. Le nuove rivelazioni circa l’accordo con Perrella, però, raccontano di una situazione tutt’altro che stabilizzata.
Livia Montagnoli
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