La Collezione Agnelli è una questione privata o pubblica?
Su questo punto, oltre che sulle misteriose sparizioni, si concentra la puntata di Report che riapre il dibattito sulla tutela dei Beni Culturali
Come vi abbiamo già anticipato, la puntata di Report del 15 ottobre 2023 non manca di colpi di scena per gli appassionati d’arte ma non solo. Sapere dove sono finiti i dipinti più sensazionali della collezione Agnelli sarebbe d’interesse pubblico perché restituirebbe alla pubblica fruizione opere di altissimo interesse per motivi di studio, educazione, diletto. La vicenda, dunque, riattualizzerebbe una grande questione ancora aperta sulla giurisdizione dei Beni Culturali e la loro tutela.
La puntata di Report sulla collezione Agnelli
I giornalisti di Report hanno intervistato Emanuele Gamma e Jean Patry, avvocati a Torino e a Ginevra della famiglia Agnelli, che raccontano di una prima lista dichiarata in Italia (con 5 Klimt) del valore di 213 milioni di dollari ma che ne varrebbe almeno 600 milioni. Di un’ulteriore lista di opere che risulterebbero all’estero con tre Paul Klee, uno Schiele e un Picasso che porterebbero a circa 600 le opere dell’avvocato Giovanni Agnelli e della moglie Marella Caracciolo. A queste due liste si aggiungono altre opere che Marella avrebbe avuto esposte in casa, fotografate nel suo libro sulle loro residenze: un Pope III di Bacon, un Ettore e Andromaca di de Chirico e un Arlecchino di Picasso. E liste si moltiplicano man mano che l’indagine va avanti e i giornalisti incontrano lo storico maggiordomo o l’ex dipendente e si spostano tra l’Italia e la Svizzera. Lugano, Ginevra, Losanna, Chiasso ma anche il Liechtenstein sarebbero i Porti Franchi in cui gli Agnelli avrebbero fatto sparire le opere salvo poi farsi la guerra tra di loro per avanzarne il diritto di proprietà. Margherita Agnelli ha infatti denunciato alla Procura di Milano i suoi tre figli Elkann per avere fatto sparire le opere della nonna Marella che le spetterebbero di diritto: Monet, Balla, Sargent, Bacon, Balthus tra gli altri nomi contenuti a pagina 75 di un inventario da cui la pagina sarebbe sparita lasciando un misterioso vuoto da colmare tra le pagine 74 e 76.
La collezione Agnelli. Il pensiero di Vittorio Sgarbi
A Vittorio Sgarbi, Sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali, in visita alla Pinacoteca Agnelli del Lingotto per presentare un suo libro, viene chiesto come mai lo Stato italiano non è in possesso della lista completa per tutelare tutta la collezione (e non solo il 5% attualmente esposto a Torino nella sede progettata da Renzo Piano), e lui risponde che lo Stato non può vincolare tutto e il proprietario può farne quel che vuole persino distruggerla. E non è proprio così, infatti la legge italiana prevede una detenzione da 2 a 5 anni per il danno a un’opera d’arte di dichiarato valore storico artistico, oltre che economico, già tutelata dall’Articolo 9 della Costituzione. L’interesse a tutelare la collezione d’arte di una delle più influenti famiglie italiane del Dopoguerra a oggi da parte dello Stato sarebbe evidente ma, purtroppo, negli anni sull’interesse pubblico sono prevalsi gli interessi personali dei proprietari, dei parenti, degli amici e persino di curatori o storici dell’arte interessati a esporre le opere seppure a conoscenza della mancata notifica da parte del proprietario. La notifica dei Monet, Bellini, Balla, Canova custoditi nelle case degli Agnelli ne ridurrebbe il valore fino al 50% e ne renderebbe impossibile la vendita. Secondo i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta, ufficialmente risulterebbero notificate alla Soprintendenza di Torino solo quattro opere di Canova, collocate nel sottoscala di Villa Frescot (attualmente in vendita insieme ad altre proprietà già private degli arredi).
La Collezione Agnelli è una questione privata o pubblica?
La richiesta agli atti al Ministero per conoscere la reale lista dichiarata con opere notificate in Italia o loro trasferimento all’estero era stata accolta, ma gli eredi Elkann si sono opposti ricorrendo al TAR e motivando che “la richiesta non sarebbe di interesse pubblico” ma fatta per aumentare il voyeurismo su una loro vicenda privata. Il Ministero della Cultura però, sottolinea lo storico dell’arte Tomaso Montanari, avrebbe tutto il diritto di visionare la collezione che diventa un caso d’interesse nazionale per tutti i cittadini che potrebbero goderne. Se l’arte è una questione politica, nella tradizione italiana, e prima ancora in quella classica, non è mai stata un fatto privato, anzi, ha strutturato e rappresentato il pensiero e l’identità civile del nostro Paese.
La famiglia Agnelli Elkann, secondo l’indagine, avrebbe collocato nelle proprietà all’estero alcune tele di Klee, Rothko, Bacon, Picasso o addirittura David (a Ginevra, Parigi, New York, Corsica) violando il Codice dei Beni Culturali in materia di esportazione (reato punito con 8 anni di reclusione e confisca dell’opera illecitamente esportata) o sarebbe ricorsa ai permessi di temporanea esportazione di opere di Delaunay, Monet, Picasso, Balla e persino una veduta settecentesca del Vanvitelli, rinnovando ogni cinque anni la concessione. Gli eredi Agnelli hanno spostato quasi tutti i loro interessi all’estero ma il loro grande patrimonio artistico si è fondato negli anni in cui amministravano il denaro pubblico della FIAT; anche per questo, sarebbe auspicabile che i capolavori della collezione restassero e fossero tutelati e visibili in Italia.
Tuttavia, a fine dicembre 2023 il TAR del Lazio ha annullato la nota con cui il Ministero della Cultura chiedeva, per conto del giornalista Manuele Bonaccorsi della trasmissione Rai Report, di conoscere l’elenco delle opere in possesso a Gianni Agnelli e ai suoi eredi. La richiesta di consultazione si avvaleva dell’istituto dell’accesso civico generalizzato ma i legali di John, Lapo e Ginevra Elkan hanno posto il problema della tutela della sfera di riservatezza degli interessati, giudicandola “non proporzionata rispetto allo scopo tipico dell’accesso civico generalizzato” e tenendo conto “del possibile utilizzo dei dati ai fini del ‘confezionamento’ di un servizio televisivo“.
Mercedes Auteri
Aggiornato il 2 gennaio 2024
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