Ora a Roma si può studiare nei musei. Nasce la nuova rete di aule capitoline
Aule studio pubbliche in tutta la città, accessibili anche nelle ore serali e nei giorni festivi. E ricavate anche all’interno dei musei, dal Palazzo delle Esposizioni al Macro, a Palazzo Braschi. L’innovativa delibera della Capitale, che promuove l’accessibilità della cultura
Un primato all’insegna della cultura che vuole generare cultura. Con l’approvazione della delibera ratificata lo scorso 10 novembre, Roma è la prima città d’Italia a dotarsi di una rete di aule di studio all’interno del proprio sistema bibliotecario e museale. L’obiettivo è quello di fornire agli studenti una serie di spazi aperti anche negli orari serali e nei giorni festivi, dislocati in tutta la città, ricavandoli – e questa è la soluzione più innovativa formulata dall’Assessore alla Cultura Miguel Gotor, che ha fortemente caldeggiato l’iniziativa “per rispondere all’inadeguatezza dei servizi e degli spazi pubblici dedicati ai bisogni dei giovani nelle grandi città”, sottolinea una nota ufficiale – proprio nei luoghi deputati a preservare e divulgare la cultura.
La rete delle aule capitoline, anche al museo
Come, per l’appunto, i musei del circuito capitolino, dal Palazzo delle Esposizioni a Palazzo Braschi, alla Pelanda del Mattatoio, al Macro. Le aule studio della neonata rete saranno inquadrate come spazi civici, non necessariamente legate alla consultazione di libri, perché possano diventare spazi d’aggregazione tout court, pensati per la lettura e lo studio; a coordinarne la gestione sarà comunque il sistema Biblioteche di Roma, che però potrà contare non solo su spazi già amministrati finora, ma anche su aule ricavate presso altre strutture comunali afferenti a Dipartimenti, Municipi o istituzioni culturali cittadine, e su spazi gestiti da terzi all’interno del patrimonio capitolino, o luoghi di proprietà pubblica o privata esterni al Comune. A partire dal 2024, un portale online metterà in rete tutte le aule, per comunicarne sedi, orari di apertura, regole organizzative, mentre l’identità visiva del servizio, frutto di una collaborazione tra l’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e l’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) Roma Design, sarà presto svelata.
L’accessibilità della cultura a Roma
Per dirla con le parole del sindaco Roberto Gualtieri, “le aule studio di Roma offriranno un servizio complementare a quello erogato dalle biblioteche cittadine, con orari di apertura più estesi e modalità di gestione innovative. Alcune di esse si troveranno in luoghi iconici della Capitale, in un’ottica di valorizzazione del patrimonio culturale, ma saranno anche diffuse nelle zone più decentrate”.
Se da un lato si assiste dunque allo sforzo di raggiungere anche i quartieri periferici della città (grazie ai fondi del PNRR, nei prossimi anni, sarà possibile anche realizzare dieci nuove biblioteche in periferia), sempre in debito di servizi per la collettività, dall’altro è chiaro l’intento di applicare nel senso più esteso possibile l’idea di museo accessibile, inclusivo e sostenibile promulgata dall’ICOM nell’estate 2022, fondata sull’identificazione di un luogo “al servizio della società”, che offre esperienze diversificate “per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. Accanto alle aule allestite nei musei sopracitati, presto si aggiungeranno anche spazi ricavati all’interno della Casina Salvi al Celio e nella Torre dei Conti; mentre subito operative, sempre in spazi sotto la diretta gestione del Comune, sono le aule al Mercato Trionfale, a Tor Pignattara nell’ex aula consiliare del Municipio V, a presso il Centro Giovani del Municipio I a Trastevere. “Ma chiameremo a raccolta tutte le realtà impegnate nella promozione sociale e culturale che saranno interessate a dare il proprio contributo e a unirsi alla rete. E nei prossimi mesi lavoreremo per individuare almeno uno spazio in ogni Municipio”, spiega l’assessore Gotor.
Livia Montagnoli
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