Il museo Leonardo3 di Milano verso la chiusura: non c’è spazio per la cultura in Galleria Vittorio Emanuele?
Da oltre dieci anni, il progetto nato come mostra temporanea e diventato museo permanente dedicato al talento ingegneristico di Leonardo, garantisce l’esistenza di uno spazio divulgativo in Galleria. Ora la revoca di una concessione ne mette a rischio l’esistenza e porta allo scontro col Comune. Da che parte sta la ragione?
Ha da poco aggirato la boa dei 10 anni di attività il museo Leonardo3, spazio didattico milanese che ospita una mostra temporanea (ma ormai, proroga dopo proroga, sarebbe il caso di parlare di allestimento permanente) dedicata al genio di Vinci, raccontato non solo – e non tanto, nel caso specifico – per la sua produzione artistica, ma come prolifico inventore, qual è stato. Un progetto nato nel 2013 senza poter disporre di un “patrimonio” antico, e piuttosto improntato a catturare l’attenzione di un pubblico eterogeneo, capitalizzando l’attrattività di Leonardo (non è un caso che esperienze simili siano nate in diverse città d’Italia, contando soprattutto sui modelli dei macchinari “avveniristici” inventati dall’artista).
La storia di Leonardo3 in Galleria. Da mostra a museo
Negli anni, il progetto, sorto in piazza della Scala, di fronte a Palazzo Marino e all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, ha conquistato sul campo – e per la serietà del progetto scientifico che lo anima – la possibilità di superare il limite dell’estemporaneità, diventando di fatto una realtà stabile del circuito museale cittadino, con il suo mix di modelli funzionanti delle macchine di Leonardo e l’esposizione digitale delle sue opere più celebri (l’Ultima Cena è proposta in scala 1:1). Sul versante dell’offerta culturale, infatti, Leonardo3 può essere identificato anche come laboratorio di archeologia sperimentale, perché ha favorito la ricostruzione di molte invenzioni meccaniche di Leonardo, affidata a esperti della materia come Edoardo Zanon, cui si devono numerosi modelli di ottima fattura ingegneristica, dalla clavi-viola alla balestra a ricarica veloce, al Grande Nibbio (antenato dell’aliante). Molte di queste macchine – tra cui anche il leone ispirato al codice Madrid I, realizzato con il Politecnico in occasione del decennale del 2023 – non sono presenti nelle Gallerie Leonardo da Vinci del Museo di Scienza e Tecnologia, a conferma della bontà dell’operazione, che peraltro oggi dà lavoro a 22 persone e nel 2023 raggiungerà i 260mila ingressi. Diretto da Massimiliano Lisa, Leonardo3 ha finora fondato la sua permanenza negli spazi che occupa su una concessione di suolo pubblico che consente di avere l’accesso dalla Galleria.
Leonardo3 a rischio chiusura. La gestione degli spazi in Galleria
E dunque il mancato rinnovo della concessione, comunicato dal Comune di Milano lo scorso ottobre, minaccia direttamente l’esistenza del museo, eventualità che ha messo in agitazione i soci del progetto e raccolto la solidarietà di parte del mondo della cultura. Dietro il cambio di rotta c’è la necessità di creare un nuovo accesso alla cosiddetta Highline, il percorso sui tetti della Galleria attualmente raggiungibile da via Silvio Pellico e piazza Duomo 21. Il camminamento, realizzato nel 2015 sui vecchi percorsi adibiti alla manutenzione dall’alto della copertura in vetro e ferro della Galleria, garantisce una vista privilegiata sulle guglie del Duomo, a 47 metri di altezza, ed è a proprio volta diventato un’attrazione turistica, concessa per uso commerciale, turistico e terziario tramite bando. Nel protestare contro la decisione dell’amministrazione, i soci del museo si sono rivolti al Demanio, all’Assessorato alla Cultura e all’Assessorato Bilancio e Patrimonio per evidenziare l’incompatibilità di avere due ingressi a così breve distanza uno dall’altro. Per contro, la risposta del Demanio ha evidenziato l’illegittimità di un’attività permanente in sale adibite a organizzare solo mostre temporanee: lo stesso Demanio riconosce Leonardo3 come “museo” sin dal 2018. Di certo, come si evidenzia nella lettera di protesta, un cortocircuito che mal cela il pretesto addotto dal Comune per riconquistare l’agognato ingresso da tramutare in accesso all’Highline da piazza della Scala.
Il futuro di Leonardo3 può essere lontano dalla Galleria?
A nostro avviso, però, la lettera di rimostranze si spinge un po’ oltre tirando in ballo la minaccia rappresentata dall’apertura in Galleria “dell’ennesimo costosissimo ristorante” al posto di un’attività culturale. Fermo restando che, allo stato dei fatti, si tratta solo di una speculazione (pure abbastanza pretestuosa, con chiaro intento provocatorio), è bene ricordare che la Galleria nasce come centro commerciale ante-litteram e l’obiettivo – legittimo oltre che auspicabile – del Comune è quello di massimizzare gli introiti. Negli ultimi 15 anni, in questa direzione, l’indotto è cresciuto in modo esponenziale: a oggi, la Galleria fa incassare a Palazzo Marino una cifra superiore a quella complessiva prodotta da tutti i cespiti dell’intero Comune di Roma, giusto per dimensionare l’affare (riscontro diretto sono le aste milionarie che coinvolgono i più grandi brand del mondo per aggiudicarsi gli spazi sfitti al termine di una locazione; mentre resta una piaga quella degli inamovibili ristoranti tutelati per la loro storicità, ormai ben distanti dai fasti delle origini, e votati a un’offerta turistica di scarsa qualità).
Quanto al rischio di veder soccombere le attività culturali, tutt’intorno alla Galleria è alta la densità di spazi che adempiono con buon riscontro alla funzione. E forse proprio in tal senso si dovrebbe ragionare per garantire la sopravvivenza del progetto Leonardo3. Non necessariamente in Galleria, in un contesto più adatto ai brand del lusso che a un museo. La priorità, insomma, dovrebbe essere ora accordata a individuare una sede idonea alternativa per garantire al museo di continuare a svolgere il ruolo divulgativo che gli è proprio, incentrato com’è sull’approfondimento del talento ingegneristico di Leonardo. A tal proposito, raccogliamo e condividiamo un suggerimento di Thomas Villa, studioso di Leonardo che a più riprese si è occupato (e si occupa) su Artribune delle sorti di spazi culturali di Milano e dintorni: “Lo spazio ideale per ricollocare la mostra sarebbe il mastio del Castello Sforzesco di Vigevano, uno dei più grandi di tutta la Lombardia e oggi ancora molto poco utilizzato. Al piano terra si trova già la mostra Leonardiana, che condivide con Leonardo3 l’approccio divulgativo, però ha taglio più spiccatamente artistico. Insieme, Leonardiana e Leonardo3, potrebbero far rinascere definitivamente il Castello. Ma ci sono molte altre alternative possibili: sarebbe un pessimo segnale chiudere un museo senza trovargli prima una sede degna per continuare a operare”. Per completezza d’informazione, però, è necessario ricordare che Leonardo3 organizzò già nel 2009 un Laboratorio di Leonardo presso il Castello di Vigevano: quando al termine della mostra fu proposta l’apertura di uno spazio permanente in loco, l’iniziativa fu scartata a favore di un altro progetto. Pochi anni più tardi, come sappiamo, il progetto si sarebbe concretizzato in Galleria.
Livia Montagnoli
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