L’Italia ha bisogno di una Biblioteca Nazionale. Non ci riesce il pubblico? La faccia il privato
Potrebbe essere un luogo in cui la cultura, a tutto tondo, sia protagonista. E avrebbe un impatto sociale ed economico notevole. Eppure nessuno si fa avanti
Sono molteplici le ragioni alla base dell’assenza, nel nostro Paese, di una vera e propria Biblioteca Nazionale. Se numerosi sono i fattori storici che hanno determinato tale condizione, ancor più cospicue sono le ragioni per cui tale Istituzione, in Italia, non è stata realizzata negli ultimi anni. Si tratta di un tema spesso dibattuto che, inerpicandosi tra riflessioni erudite, precipita poi su una condizione di fatto evidente: la Biblioteca Nazionale, semplicemente, non c’è.
L’assenza di una Biblioteca Nazionale in Italia
Un’assenza con la quale si può certamente convivere, come dimostra il nostro sistema bibliotecario. Eppure, nonostante non sia “vitale”, è pur sempre un’assenza che un’azione potrebbe colmare. Ciò che sorprende, di questa evidenza, non è tanto l’aspetto istituzionale della vicenda. Ciò che sorprende, o quantomeno dovrebbe sorprendere, è che nessuno, tra i vari profili imprenditoriali che percorrono la nostra penisola, ha mai realmente pensato di realizzare una Biblioteca Nazionale, privata. È sorprendente perché potrebbe essere davvero interessante, sotto il profilo anche soltanto imprenditoriale, costituire un soggetto giuridico che riunisca tutti gli editori aventi sede legale sul territorio nazionale, che sviluppi da un lato accordi con fondi di investimento, e dall’altro accordi con il Ministero, per creare la vera Biblioteca Nazionale del nostro Paese. Per affermare la volontà dei cittadini e degli imprenditori, di voler costruire la propria grande opera dedicata alla conoscenza.
Un luogo in cui la conoscenza viene non solo conservata, ma anche prodotta, resa accessibile, piacevole, appassionante
Biblioteca Nazionale: ipotesi di realizzazione
Facile da immaginare: luogo iconico, assegnato ad archistar internazionali, con un’estensione tale da ospitare, oltre al patrimonio librario che dovrebbe essere chiamata a gestire, anche molteplici e ulteriori iniziative, attorno alle quali far emergere nuove forme espressive. Un luogo in cui la conoscenza viene non solo conservata, ma anche prodotta, resa accessibile, piacevole, appassionante. Combinando musica, moda, letteratura, poesia, saggistica, arte, narrativa ludica, videogames, ricostruzioni virtuali. Una biblioteca nazionale privata potrebbe favorire lo sviluppo di nuovi servizi ad oggi difficilmente realizzabili dai soggetti pubblici: libera consultazione e libero prestito, certo, ma con possibilità di acquisto. Più il testo viene usurato, minore sarà il prezzo di riscatto. Digitalizzazione attraverso sistemi di intelligenza artificiale, libera consultazione, accesso alle più importanti banche-dati internazionali. Anche in VPN. Cittadini sempre connessi alla loro biblioteca per leggere riviste, per verificare la correttezza delle informazioni, per provare giochi online, per guardare film in streaming. Per comprare biglietti di concerti, di spettacoli teatrali, per trovare idee imprenditoriali. Per imparare a ricamare, a cucire le scarpe a mano. Per identificare start-up in cui investire attraverso progetti di equity-crowdfunding. Per dibattere di temi identitari superando la barriera che si è creata tra la politica e la società. Una Biblioteca Nazionale che ospiti i principali esponenti del pensiero internazionale, che dedichi parte della propria informazione a tutti quei Paesi dei quali non c’è traccia nelle riviste generaliste.
L’impatto sociale ed economico di una Biblioteca Nazionale
Un luogo così, è chiaro, avrebbe sicuramente un fortissimo impatto sulla nostra società. E quanto maggiore sarebbe tale impatto, tanto maggiore sarebbero le dimensioni anche economiche che tale luogo potrebbe generare. Sotto il profilo immobiliare, finanziario, di gestione delle informazioni e degli acquisti. Sotto il profilo delle vendite di prodotti e di servizi (fisici e da remoto, in leasing o in acquisto semplice). Un soggetto giuridico che preveda differenti tipologie di adesione: dall’accesso libero a servizi di base, agli abbonamenti mensili o trimestrali, fino all’acquisto di pacchetti di azioni per divenire socio della biblioteca nazionale. Un soggetto di questo tipo potrebbe presto acquisire potere economico, ma anche politico. Un’idea di questo tipo, è chiaro, si associa a tantissime criticità, che non vanno in nessun modo messe in secondo piano. Anzi. Prima di parlare di tali criticità, però, restano due domande cui dare una propedeutica risposta. È giusto che l’Italia abbia una Biblioteca Nazionale? Se è tanto cattivo avere una biblioteca nazionale privata, allora perché non se ne fa una pubblica? E se il nostro Paese persevera in tale assenza, è corretto che i cittadini pongano rimedio a tale indifferenza?
Stefano Monti
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