Ecco come è andata in Grecia ad Eleusi, la Capitale europea della cultura 2023
Siamo tornati nella capitale europea della cultura più piccola di sempre. La mitica città greca oggi è un mix di archeologia e scenari post-industriali. E le mostre saranno ancora visitabili per un po’
Siamo stati in Grecia per la cerimonia di chiusura di Eleusis 2023 – Capitale europea della cultura. Eleusi diventa così la capitale culturale più piccola di sempre. Va detto che ha potuto contare su un budget più basso rispetto a quello stanziato per le altre. Il bilancio del suo anno di celebrazioni, però, è di tutto rispetto. Ben 130 gli eventi realizzati. Intrigante il fatto di averli numerati e intitolati “Misteri”, come facenti parte di un vasto complesso ritualistico. Com’è Eleusi? Beh, diciamo che sta ad Atene come Porto Marghera sta a Venezia. Stessa distanza (più o meno) dalla città di riferimento, ma soprattutto identici skyline e atmosfera. Con una differenza, che Eleusi era meta di una via sacra, percorsa anticamente da processioni di pellegrini, fiaccole al seguito. Era arcinota anche nel mondo romano, grazie agli imperatori filo-ellenici Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio. Ci si andava per rendere omaggio alla dea Demetra e a sua figlia Persefone. Quest’ultima rimaneva sei mesi l’anno nell’underworld, dal cupo dio Ade, per poi risalire – sempre ad Eleusi – nel luminoso mondo terrestre, dove restava gli altri sei. Da questo mito si riteneva derivasse la suddivisione del tempo in stagioni.
Eleusi cara a Seneca e Walt Whitman
Arrivarci in questo periodo quindi non è inopportuno. Lo si faceva per rendere omaggio ai cicli naturali, secondo una mistica della rinascita che integrava anche i mesi freddi, l’oscurità, il temuto dio Ade. Oggi la moderna “psicologia del profondo” assocerebbe Ade al concetto di inconscio, e occorre l’analista per andargli incontro. Allora tutto era più pratico e magico, e ci si affacciava sul dark side compiendo riti misterici. I quali Misteri – detti appunto eleusini – non andavano rivelati, pena anche la morte. Eschilo, ad esempio, se la vide brutta per averne parlato in una tragedia. Più saggiamente il nostro Seneca, come recita un murale in città, si limitò ad ammiccare: “Eleusi tiene sempre da parte qualcosa di buono per chi intende tornarci”. Idem il poeta americano Walt Whitman (altro murale): “Ancora a Eleusi, casa di Cerere, vedo i moderni greci ballare”. Non è un sobborgo di Atene Eleusi. Anche morfologicamente è sganciata, separata dalla capitale da una struttura semi-montuosa che fa da muraglia. I cittadini di Atene qui sono detti ‘gli ateniesi’, come fossero lontani. Quindi l’intento della – sorprendente – candidatura a capitale europea della cultura era rendere attrattiva proprio Eleusi, farne meta di escursioni, rivitalizzarla. Partendo, va detto, da una buona base. Il museo archeologico locale, infatti, è un gioiello; difficile dimenticarlo dopo averlo visitato. Da poco ristrutturato, vanta reperti importanti, per lo più concernenti il culto di Demetra e Persefone. Stesso discorso per il sito archeologico nel suo complesso, che comprende, oltre al museo, una vasta area sacra con i resti del Telestèrion – il tempio dove si tenevano i rituali – e la caverna di accesso agli inferi – il Plutonion – in cui avverrebbe l’eterno saliscendi di Persefone. Se, poi, la scommessa era valorizzare il connubio tra archeologia e coolness post-industriale ancora meglio, di sostanza ce n’è. Eleusi è un posto assurdo in cui non sai se stai guardando ciminiere o colonne doriche, per cui basterebbe fotografarla in modo un minimo furbo per renderla iconica. Gli organizzatori della kermesse si sono trovati quindi a dover scegliere. Tra il puntare su un’attrattività solo immateriale, fatta di eventi fancy e instagrammabili, o il tentare una riqualificazione anche concreta, architettonica, rivolta al lungo periodo. Ha prevalso la seconda opzione.
Le mostre di arte contemporanea ad Eleusi
Così, la tre giorni di chiusura è stata, paradossalmente, una tre giorni di inaugurazioni. Di aperture di spazi, alcuni davvero oversize, prima inservibili e ora fiammanti. Il tutto a beneficio della vita culturale, e quindi sociale, della comunità locale e non solo. Parliamo di strutture salvate dal degrado post-industriale e ottimizzate per ospitare eventi e progetti di arte visiva, teatro, musica, danza. Anche il claim della cerimonia è paradossale (Mystery 1 – Closing: Opening, a ceremony), anzi è talmente conceptual e mistico che sembra scelto da Bruce Nauman. Ma siamo in linea con la tradizione magica del luogo, oltre che col nostro presente fatto di transizioni e fluidità. In fondo Eleusi è un luogo paradossale di suo, anche geograficamente. Il mare sembra chiuso – dalla prospiciente isola di Salamina – ma non lo è, e i diversi elementi naturali convivono tutti insieme come zippati, il che accade spesso in Grecia, ma qui in modo particolarmente spiccato. Certo, oggi Eleusi significa ciminiere. Ma sembrano fantasmi, rovine di un’epoca in fase di sepoltura. Serviva quindi uno scatto in avanti. Così, si è deciso di puntare sulla cultura e nel contempo – come detto – sul concreto, sul recupero architettonico, laddove vi erano potenzialità. Si è intervenuti in vari punti della città. Al vecchio frantoio, i cui enormi padiglioni ora non sfigurerebbero all’Arsenale di Venezia. Poi, in una ex-fabbrica di vernici, la IRIS, diventata anch’essa uno spazio espositivo oversize – in pratica la kunsthalle dei sogni. Anche lo storico cinema cittadino è rinato: diroccato da anni, ora è uno scintillante spazio polifunzionale, con tanto di copertura rimovibile. Lo stesso dicasi per un malridotto caseggiato di pregio, centralissimo e situato direttamente sul mare, trasformato in hub per workshop artistici. Si è anche bonificata un’area periferica malandata, in modo ecosostenibile, con l’innesto di una struttura architettonica leggera, in legno, iconica e panoramica, a forma di arco (‘the Ark’), percorribile anche in altezza e sufficientemente ampia per ospitare eventi all’aperto. Al suo fianco è stato inaugurato uno skate park, liberamente utilizzabile dai giovani del posto.
La mostra di Stefania Strouza
Quanto ai progetti espositivi, quattro mostre di arte contemporanea sono ancora visitabili, fino a inizio 2024 (tre fino a febbraio inoltrato). Due sono al vecchio frantoio. Tra queste, c’è una grande installazione ambientale dell’artista greca Stefania Strouza (Atene, 1982; vive ad Atene). Partendo dal mito di Medea il lavoro va a evocare una natura assediata ma indomita, puntando sull’eloquenza dei materiali. L’allegorismo è un po’ didascalico ma l’occupazione magistrale dello spazio valorizza degnamente lo splendido contenitore. Stesso discorso per un’altra installazione-monstre, all’ex fabbrica IRIS, opera di Juan Estevan Sandoval (Medellìn, Colombia, 1972; vive tra Colombia e Italia). Anche qui dominano messaggio politico e impatto scenico, con un’infinità di caschi da lavoro realizzati in terracotta e decorati a mano, a comporre una sorta di memoriale dell’impegno (e del sacrificio) di tanti operai che lavorano o hanno lavorato nella regione dell’Attica.
Le fotografie di Antonis Theodoridis
Le altre due mostre aperte sono di tenore differente. Una, la chicca del lotto, al Centro culturale “Leonidas Kanelopoulos”, è un progetto fotografico di Antonis Theodoridis (Drama, Grecia, 1984; vive ad Atene) dal titolo Eyes on Japan. Sono scatti prosaici e divertiti, un po’ à la Martin Parr, succosi di un’ironia camp. Di grande formato, hanno l’incombenza di dipinti. Una in particolare non si dimentica. Ritrae una tavola a fine pasto vista dall’alto, come da un drone, con uno smartphone nero a troneggiare nel mezzo, inserito in un vassoio come un’ostrica. L’altra mostra è A rave down below, intrigante collettiva sui rave party, con artisti non solo greci. Anch’essa è al vecchio frantoio. Descrive una vita notturna urban e dionisiaca in un’ottica di spiazzante sacralità. Spicca l’irresistibile video di Yorgos Sapountzis (Atene, 1976, vive a Berlino) in cui, nel buio cittadino, dei passanti attivano di proposito gli allarmi antifurto delle auto in sosta per poter ballare al loro ritmo. Persefone è ai saluti. Il commiato anzi è già avvenuto, la sera del 17 dicembre 2023, quando, terminato ufficialmente l’anno di “Eleusi capitale europea della cultura”, una personificazione industrial di Persefone è stata riaccompagnata, con tanto di gru, nell’underworld. Un’immagine che compendia alla perfezione le due anime della città, ma anche un modo poetico e solenne per ribadire l’aspirazione di Eleusi a diventare un polo d’attrazione culturale. Un risultato non impossibile da raggiungere a questo punto. Per conseguire il quale, però, serve adesso continuità, e il sostegno di altri soggetti. La palla infatti torna al centro, alle istituzioni nazionali, a chi ha il compito di continuare a credere in questa scommessa.
Pericle Guaglianone
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati