Quanto spendono governo e privati per la cultura in Italia. Pubblicato il report Minicifre del Ministero della Cultura

Come è cambiata la spesa pubblica con la pandemia, quale il supporto dell'Art Bonus e quanto grande lo squilibrio Nord-Sud: il rapporto sul quinquennio passato getta luce sull'andamento zoppicante della cultura italiana. Con le famiglie italiane che spendono sempre meno e solo il 3,5% dei fondi del PNRR dato alla cultura

Capire e analizzare la domanda, l’offerta e le politiche culturali: questo lo scopo del report Minicifre della cultura, una raccolta ragionata di dati statistici, indicatori e informazioni quantitative sul mondo della cultura presentata il 6 dicembre. Promossa dal Ministero della Cultura e realizzato dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali con la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, l’edizione 2023 (in continuità con l’omonimo prodotto editoriale edito tra il 2009 e il 2014) è dedicata all’analisi del quinquennio 2018-2022, un orizzonte cronologico pensato per ricostruire le trasformazioni del settore prima, durante e dopo la pandemia da Covid-19.

Le famiglie italiane spendono meno in cultura

Un triste dato che salta subito all’occhio è quello sulla spesa mensile familiare. Complessivamente, fra il 2018 e il 2021, è stata rilevata una progressiva diminuzione della spesa media mensile delle famiglie in cultura, passata da 71 a circa 54 euro. Si registra un crollo del 40% della spesa delle famiglie in servizi ricreativi e culturali (da circa 39 euro nel 2019 a 23 in media al mese nel 2021). Malgrado i segnali di ripresa, è in lieve diminuzione anche la spesa media mensile per l’acquisto di giornali e libri, mentre è cresciuta la spesa per apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, secondo i ricercatori per il prolungato periodo passato in casa durante la pandemia.

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La spesa pubblica italiana negli ultimi anni

Secondo i dati Eurostat, nel 2021 la spesa pubblica italiana in cultura ammontava a circa 8 miliardi, di cui il 63% era destinato ai servizi culturali, mentre il restante 37% ai servizi radiotelevisivi/editoriali. Il 68% di questi fondi (con dato del 2021), veniva dall’amministrazione centrale (che però guardava più al settore radio/tv ed editoriale), mentre il 32% di fondi è stato erogato dalle amministrazioni locali, che hanno investito quasi tutte le risorse in servizi culturali.

Tra il 2019 e il 2022 al Ministero della Cultura è stato destinato un +52% di risorse, con un picco pandemico: dopo essersi mantenuta costante tra il 2018 e il 2019 sotto la soglia dei 3 miliardi, infatti, nel 2020 la spesa in cultura è cresciuta molto (+67% rispetto all’anno precedente) proprio grazie ai fondi emergenziali. Nel 2022 ha raggiunto una cifra di poco superiore ai 4,3 miliardi: una cifra che si ridimensiona parecchio se si va a vedere come il Ministero della Cultura sia 11esimo su 16 dicasteri per volume di risorse stanziate.

E il famoso PNRR? Il Governo ha stanziato sui 6,68 miliardi di euro per turismo e cultura: circa il 3,5% del totale.

Figini e Pollini, Ampliamento delle officine Olivetti a Ivrea, 1939 40, fronte su via Jervis. Photo Olivetti. Mart, Archivio del ‘900, Fondo Figini Pollini
Figini e Pollini, Ampliamento delle officine Olivetti a Ivrea, 1939 40, fronte su via Jervis. Photo Olivetti. Mart, Archivio del ‘900, Fondo Figini Pollini

Il supporto dei privati e lo squilibrio Nord-Sud

Guardando alle Fondazioni bancarie, il principale ambito di intervento è il settore Arte, attività e beni culturali, con erogazioni nel 2021 pari a 245,5 milioni di euro, cioè il 26% del totale. Per quanto riguarda Art Bonus, le donazioni hanno superato tra il 2019 e il 2022 i 436 milioni di euro complessivi, con un aumento del 25%, e la maggior parte dei beneficiari sono Comuni e altre tipologie di enti pubblici (68%). La crescita degli importi è ricondotta perlopiù al supporto degli enti del terzo settore, con un incremento dell’81% tra 2019 e 2022.

Con un ulteriore sbilanciamento: i mecenati delle regioni del Nord-Ovest hanno donato più della metà dei fondi, mentre quelli delle regioni del Mezzogiorno e delle Isole hanno toccato solo il 2% del totale nel 2022. Il divario Nord-Sud è dopotutto drammatico in ogni categoria: per esempio, dei 2808 musei, monumenti e aree archeologiche registrati nel 2021, cinquecento e più sono in Toscana, cui seguono Emilia-Romagna e Lombardia, mentre il Molise e la Basilicata non arrivano a 50. O ancora, sempre nel 2021, se le biblioteche totali erano 7.886, il grosso era nel Nord Italia – in particolare in Lombardia, con oltre 1400 punti -, a fronte di regioni come la Calabria e la Puglia, che non arrivano a 300. Anche i nuovi beni materiali riconosciuti dall’Unesco sono quasi tutti al Centro-Nord: sono Ivrea (2018); Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (2019); I portici di Bologna (2021); Montecatini Terme entro le Grandi città termali d’Europa (2021); e i Cicli di affreschi del XIV secolo di Padova (2021).

Giulia Giaume

www.minicifre.cultura.gov.it

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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