Condannato il clochard che incendiò la Venere di Pistoletto: quattro anni di carcere per Simone Isaia
Il 32enne senza fissa dimora è stato condannato con rito abbreviato per l’incendio che il 12 luglio scorso distrusse l’opera di Pistoletto in piazza del Municipio a Napoli. Affetto da gravi problemi psichici, potrebbe tornare in cella. Pena troppo severa per molti rappresentanti delle istituzioni e del mondo della cultura
Lo scorso agosto, appurata la responsabilità del rogo doloso che qualche settimana prima aveva inghiottito la Venere degli Stracci realizzata per Napoli, Michelangelo Pistoletto si pronunciava a favore della scarcerazione di Simone Isaia, il clochard 32enne accusato di incendio e distruzione di beni culturali. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’artista piemontese, per non giustificando il gesto, stigmatizzava un accanimento troppo severo da parte della giustizia nei confronti di una persona in difficoltà: “Bisogna eliminare la punizione del carcere e portare chi ha incendiato la mia opera alla cura. Perché curare lui vuol dire farlo con la società. La nostra, del resto, è una società stracciata e stracciona, proprio come la mia Venere. I governi si stanno battendo per permettere alle persone di sopravvivere. E la cultura, che nasce dall’arte, può aiutare questo cambiamento”.
Simone Isaia e il rogo della Venere di Pistoletto
Negli stessi giorni, una petizione sottoscritta da numerosi addetti ai lavori e cittadini comuni si accodava alla richiesta di Pistoletto, contro la decisione di confermare il carcere preventivo – in attesa di giudizio – per il senza fissa dimora incensurato e chiaramente affetto da disturbi mentali. Nel frattempo, l’iter per la ricostruzione di una nuova Venere degli stracci, che sarà ricollocata in piazza del Municipio il 22 gennaio 2024, è andato avanti, con l’impegno dell’artista a donare l’opera alla città una volta concluso il periodo di allestimento temporaneo. La Venere che rinascerà dalle sue ceneri – inglobando lo scheletro della precedente – sarà interamente finanziata da Pistoletto, mentre quanto raccolto tramite crowdfunding servirà a sostenere il lavoro di due associazioni napoletane impegnate nel Terzo settore (la cooperativa delle Lazzarelle e La Scintilla Onlus), a conferma dell’importanza che si vuole attribuire al valore terapeutico dell’arte.
Condannato a quattro anni il clochard Simone Isaia
Sul versante giudiziario, però, cade nel vuoto l’auspicio di veder graziare Simone Isaia, condannato dal gup di Napoli Linda Comella a scontare quattro anni di reclusione e al pagamento di una multa di 4mila euro. La sentenza è giunta al termine di un processo celebrato con rito abbreviato. Attualmente, Isaia si trova agli arresti domiciliari in una casa di accoglienza in provincia di Salerno, ma ora rischia di tornare in cella. E in molti già si pronunciano contro una condanna ritenuta eccessiva, “che esprime vendetta verso chi vive il disagio”, secondo il sacerdote Franco Esposito, tra i primi a prendere a cuore le sorti del clochard all’indomani del rogo. “Sentenza sproporzionata” anche per Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti; mentre per il mondo della cultura è il direttore del Mann Paolo Giulierini a pronunciarsi nella stessa direzione: “Oggi a Napoli chi era stato già derubato della propria dignità si è preso anche 4 anni di prigione. Se l’arte è servita solo a ciò ha fallito miseramente il proprio compito. E con questo finale tutti noi”. Si procederà ora in appello, ma prima, l’11 dicembre, il giudice dovrà sciogliere la riserva sulla istanza difensiva di revoca della misura.
Livia Montagnoli
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