“La Galleria Nazionale dell’Umbria sarà coinvolgente”. Intervista al neodirettore Costantino D’Orazio
“Coinvolgimento” è una delle parole chiave – insieme a “ricerca” e “accessibilità” – che contraddistingue la visione del neonominato direttore del museo umbro. Costantino D’Orazio in questa intervista ci racconta intenzioni e progetti, svelandoci anche alcune anteprime
Ha le idee molto chiare Costantino D’Orazio (Roma, 1974), funzionario storico dell’arte della Soprintendenza comunale di Roma, curatore, saggista e divulgatore da pochissimo nominato direttore dei Musei Nazionali di Perugia – Direzione Regionale Musei Umbria, subentrando così a Marco Pierini alla guida della Galleria Nazionale dell’Umbria. Una gestione importante, quella di Pierini, che ha assistito ai lavori di rinnovamento del percorso espositivo all’interno del Palazzo dei Priori. Come racconta in questa intervista, D’Orazio lavorerà “in continuità” rispetto a quanto svolto dalla precedente direzione, prediligendo ricerca, valorizzazione del patrimonio (la GNU conserva il maggior numero di lavori di Perugino al mondo) e non solo: la Galleria sarà una “piattaforma” aperta al territorio e a tutti gli attori del contemporaneo che in esso operano, volgendo lo sguardo anche all’estero.
Intervista a Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali di Perugia – Direzione Regionale Musei Umbria
“Parole chiave” e “linee guida”: sono le espressioni da te utilizzate per descrivere la tua visione alla guida della Galleria Nazionale dell’Umbria, ottimamente diretta da Marco Pierini che ti ha preceduto. Come ti inserisci in questo flusso?
Le linee guida – che ruotano attorno alle parole chiave “ricerca”, “accessibilità” e “coinvolgimento” – non possono prescindere dal lavoro svolto da Pierini. Io credo che chi oggi si insedia alla GNU, possa soltanto lavorare a una valorizzazione di ciò che il gruppo di lavoro guidato da Pierini ha compiuto negli otto anni della sua direzione. Per la Galleria, il mio sarà un lavoro che andrà in continuità; non è mi intenzione toccare l’allestimento permanente, a parte alcune cose.
Di che si tratta?
Cercherò di interpretare in maniera diversa la Sala 39, che è la sala nel Novecento, concepita da Pierini come una sala a rotazione. Ma la rotazione da me proposta riguarderà alcuni focus sull’arte del Novecento: il primo inaugurerà in primavera e sarà sull’Arte Povera. Obiettivo di questi focus sarà quello di aprirsi al territorio: l’Umbria è una terra di arte contemporanea, e lo dimostrano le tante realtà di eccellenza qui presenti, tra tutte Palazzo Collicola, le Fondazioni Pepper, Burri e Carla Fendi.
Queste sono le realtà con le quali collaborerete?
Sì, infatti la Sala 39 rappresenterà un invito per scoprire e approfondire il territorio umbro, ma arriveranno prestiti anche da altre istituzioni.
Sono previsti anche focus in cui verranno messe in dialogo opere di artisti contemporanei con opere della Galleria?
Sì, ma ancora non posso anticipare nulla. Posso dire però già una cosa: nella Sala 39 c’è un’opera di Gerardo Dottori che cambierà collocazione. Resterà all’interno del Museo, entrando in dialogo con opere della collezione di arte antica.
Come dovrebbe essere oggi un museo di arte antica per essere contemporaneo?
Prima di tutto deve essere un museo accogliente. Quando parlo di accessibilità, mi riferisco a tutti quegli strumenti votati all’accoglienza del pubblico e al suo avvicinamento alle opere d’arte nel modo più contemporaneo possibile: penso alle fasce di pubblico che sono affette da disabilità di vario genere e alle persone affette da disturbi dello spettro autistico. In tal senso, noi lavoreremo anche grazie ai fondi del PNRR che mi trovo a disposizione per la creazione di strumenti per migliorare l’accessibilità del Museo. Questo è un passaggio davvero importante, perché permette a opere realizzate secoli fa di assumere un’identità contemporanea: queste opere così verranno raccontate non soltanto attraverso gli strumenti linguistici che abbiamo imparato sui libri, ma anche attraverso chiavi di lettura più attuali.
La Galleria Nazionale dell’Umbria. Un museo “coinvolgente”
Tra le parole chiave da te indicate, è anche il termine “coinvolgimento”. Come metterai in pratica questo concetto?
Secondo me un museo contemporaneo non dovrebbe limitarsi all’organizzazione di mostre e iniziative all’interno delle proprie sale. Noi ne produrremo anche al di fuori del Museo: la collezione della Galleria Nazionale dell’Umbria deve irradiare il territorio umbro e anche quello italiano. E nei prossimi anni la GNU si troverà in contesti anche fuori dall’Italia. Abbiamo un nucleo di opere – soprattutto quello dei fondi d’oro – davvero eccezionale, che ci permette di competere con qualsiasi museo al mondo.
Alcuni anni fa la Galleria aveva già stretto un accordo con l’Ermitage di San Pietroburgo.
Sì, quella collaborazione aveva permesso di esporre a Perugia la Madonna Benois di Leonardo da Vinci, proveniente dall’Ermitage, oltre ad aver prodotto un catalogo molto importante. Quello di cui parlo adesso è un progetto più sistematico.
Si può definire allora una rete di gemellaggi con altri musei?
Anche, ma non solo basati sul “semplice” scambio di opere. Tra un mese lanceremo il primo progetto, sono in corso sopralluoghi, ma non posso dire altro per il momento.
Intanto, il 9 marzo inaugurerete la mostra sul Maestro di San Francesco…
Il suo titolo sarà L‘enigma del Maestro di San Francesco. In effetti è un enigma la sua personalità, non sappiamo chi sia, ed è un enigma anche il ruolo che ha avuto nella definizione dell’iconografia francescana dopo la morte del Santo. San Francesco nascondeva le stigmate; il primo quadro in cui è visibile quella del costato è una tavola conservata al Museo della Porziuncola che esporremo alla mostra. Attraverso questa tavola (sulla quale, secondo la tradizione, il Santo dormiva ed è spirato), per la prima volta i fedeli poterono vedere le stigmate del Santo, qui rappresentato come Alter Christus: diventava quindi una nuova reincarnazione di Cristo. Tornando alla mostra, avrà un allestimento spettacolare, e grazie alla collaborazione con il Sacro Convento di Assisi riusciremo a restituire il genio del Maestro di San Francesco attraverso nuove tecnologie.
Il tuo percorso di storico dell’arte è “inusuale” rispetto a quello di altri tuoi colleghi. Sei un volto noto, lavori anche in tv come divulgatore. Come coniugherai il tuo background con questo nuovo ruolo istituzionale?
Sono un funzionario della Sovrintendenza Capitolina da quasi 15 anni, anche Back to Nature che curavo a Villa Borghese era un’iniziativa istituzionale, sebbene avesse un linguaggio e una capacità di coinvolgimento del pubblico abbastanza inusuale rispetto ai target accademici. Io penso che un museo (possa essere di arte antica o moderna) oggi debba parlare a chi fa ricerca per offrire la possibilità di studiare e fruire al meglio le opere d’arte; allo stesso tempo, in 30 anni di attività divulgativa ho maturato un linguaggio che, nel rispetto della correttezza dei contenuti prodotti dai ricercatori, prova in tutti i modi ad arrivare a un pubblico più ampio possibile.
La Galleria Nazionale dell’Umbria. Un museo “divulgativo”
La Galleria Nazionale dell’Umbria come sta provando a essere “divulgativa”?
Di recente abbiamo aperto il nostro profilo su TikTok; non siamo stati i primi, ma credo che anche noi dobbiamo utilizzare questi strumenti senza temere che possa essere sminuito il valore delle nostre collezioni e della nostra identità. Una espressione che utilizzo sempre è che la nostra struttura “è al servizio”: degli amministratori locali che, se hanno necessità di migliorare la visibilità di un luogo che gli è stato affidato, possono rivolgersi a noi.
In che senso?
Se un comune dell’Umbria vuole mettere in uso uno spazio in cui è possibile esporre opere (tenendo conto di tutti i protocolli di sicurezza), noi gliele prestiamo, anzi produciamo un progetto che sia adeguato a quel luogo. Il Museo è una piattaforma sulla quale possono salire persone per condividere, un luogo aperto che può mettersi in dialogo con altre realtà.
Non sei “soltanto” il direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, ma dirigi la struttura che adesso si chiama Musei Nazionali di Perugia – Direzione Regionale Musei Umbria.
Queste due realtà fino alla fine del 2023 sono state separate, anche se erano guidate dallo stesso direttore, ma dal punto di vista amministrativo avevano due strutture diverse. Adesso invece sono state fuse in un’unica realtà amministrativa autonoma, fusione che sarà formalizzata entro la fine del 2024. Sto lavorando anche a questo passaggio amministrativo molto delicato. Si tratta di 14 siti, e la Galleria Nazionale dell’Umbria è oggi quello più visibile: proprio per questo motivo, deve fare da traino mettendosi al servizio di questa struttura che, come un corpo unico, si muoverà in modo estremamente coeso.
Desirée Maida
www.musei.umbria.beniculturali.it
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