Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario alla Cultura (e attacca il ministro Sangiuliano)
Pressato dall’Antitrust e indagato con l’ipotesi di reato di riciclaggio di beni culturali, il critico d’arte ferrarese cede a chi invocava la sua rimozione dall’incarico presso il MiC. L’attacco a Sangiuliano, che “ha inviato lettere anonime all’Antitrust”
Dopo la conferma dell’iscrizione di Vittorio Sgarbi nel registro degli indagati per l’ipotesi di reato di riciclaggio di beni culturali, scaturita dall’inchiesta condotta da Report con Il Fatto Quotidiano sul furto di un dipinto di Rutilio Manetti (attribuito dai giornalisti al critico d’arte ferrarese), in molti ne invocavano le dimissioni dall’incarico di Sottosegretario alla Cultura. “Pretese” finora rinviate ai mittenti da Sgarbi, sempre dichiaratosi estraneo ai fatti imputatigli e polemicamente ironico – a mezzo social – nei confronti di chi vorrebbe “fargli le scarpe”.
Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario in polemica con l’Antitrust
Ora, invece, la posizione cambia: a margine di un evento a Milano, nel pomeriggio del 2 febbraio, il sottosegretario ha annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni dall’incarico istituzionale più prestigioso tra i molti che assomma, con effetto immediato. “Mi dimetto e lo faccio per voi”, ha dichiarato Sgarbi, comunicando che nelle prossime ore riferirà ufficialmente la sua decisione a Giorgia Meloni, scrivendole una lettera. Un passo indietro alla maniera cui ci ha abituato il critico d’arte – “un colpo di teatro”, lo definisce lui – stizzito nel riferire lo “sgarbo” dell’Antitrust, reo di avergli recapitato “una lettera molto complessa e confusa, dicendo che aveva accolto due lettere anonime inviate dal ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Nicola Porro” (proprio l’evento da cui oggi annuncia le sue dimissioni). Il riferimento, nel caso specifico, rimanda alla spaccatura – evidentemente non ricomponibile – con il Ministro di cui finora Sgarbi è stato sottosegretario, maturata lo scorso autunno in seguito a ulteriori rivelazioni del Fatto Quotidiano sulle attività collaterali a pagamento esercitate dal critico, di cui Gennaro Sangiuliano si era detto “indignato”. Sull’incompatibilità tra la carica di sottosegretario e le attività che Sgarbi ha continuato a esercitare, dietro compenso, l’Antitrust si è pronunciato, dopo mesi di accertamenti che hanno coinvolto le numerose parti in causa, a sfavore di Sgarbi, confermando le violazioni di legge. Questo ha fatto propendere il critico ad annunciare le sue dimissioni, salvo precisare, in un secondo momento, che farà ricorso al Tar, perché si tratterebbe “come si capisce subito leggendone la forzata motivazione, di una decisione tanto politicamente corretta, quanto giuridicamente scorretta“. Nel frattempo, Giorgia Meloni, in Giappone per assumere la guida del G7, fa sapere di aspettare Sgarbi a Roma per accogliere le sue dimissioni: “Credo siano una decisione corretta. Ho atteso di avere elementi oggettivi, mi auguro che Sgarbi non si aspetti che si decida per altri con elementi non oggettivi“.
La rimozione dalla presidenza della Fondazione Canova
Ai malumori interni al Governo, con le opposizioni sempre più pressanti nel chiedere la rimozione di Sgarbi dall’incarico di sottosegretario (ora i primi a “festeggiare” per le dimissioni sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle: “Oggi è un bel giorno per il prestigio delle istituzioni e per l’immagine dell’Italia all’estero”), si era aggiunta, nelle ultime ore, anche la conclusione dell’incarico da Presidente della Fondazione Canova Onlus, per effetto del mancato rinnovo sancito dal sindaco di Possagno, Valerio Favero. Decisione già maturata prima dell’inchiesta che coinvolge Sgarbi, sottolinea ora il primo cittadino del paese natale di Antonio Canova, evidenziando, però, che “quello che abbiamo visto in televisione non è stato molto edificante”.
“Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”, ha sancito il sottosegretario dimissionario – che ancora riveste un ruolo istituzionale in qualità di sindaco di Arpino, oltre a conservare altri incarichi presso fondazioni culturali e musei italiani – a conclusione del suo intervento milanese. Speriamo in un buon nome per il prossimo sottosegretario.
Livia Montagnoli
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