Come siamo messi riguardo alla sicurezza delle donne nello spazio pubblico?
Secondo gli esiti del progetto STEP UP - Walkability for Women in Milan, oltre il 20% delle donne non esce di casa di notte per ragioni di sicurezza personale. Su quali leve agire affinché lo spazio pubblico sia inclusivo e sicuro per tutti?
Siamo nel 2024, eppure per le donne spazio pubblico non è ancora sinonimo di libertà e inclusione. Muoversi da sole in città può incutere timore, soprattutto la notte, e ognuna ha, purtroppo, una storia da raccontare in merito. È per questo che ancora oggi, e non solo a ridosso dell’8 marzo, è più che necessario parlare di donne nello spazio pubblico. A farlo è STEP UP – Walkability for Women in Milan, una realtà di ricerca, divulgazione e innovazione che cerca di definire, attraverso mappature attive nate da chi vive la città, strumenti pratici ed efficaci per rendere lo spazio pubblico un luogo di inclusività e sicurezza. Vincitrice di un bando finanziato da Fondazione Cariplo e iniziata nel marzo 2023, la ricerca scientifica Inequalities Research. Generating new knowledge to reduce inequalities 2022 è stata raccontata in un pamphlet presentato da BASE Milano. Un’occasione di dibattito collettivo e incontro tra la municipalità, il pubblico, attivisti e i diversi team che hanno lavorato al progetto: la Fondazione Transform Transport ETS, no-profit che promuove l’innovazione nella mobilità; Sex and the City, fondata dalle ricercatrici Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, autrici dell’Atlante di Genere di Milano; TeMA Lab dell’Università degli studi di Napoli Federico II; e Walk21 Foundation, che attiva dal 2017 nel Regno Unito promuove la mobilità dolce.
Città, donne e violenza di genere nella ricerca STEP UP
Alla base della ricerca troviamo un principio determinante: lo spazio pubblico è qualcosa di estremamente vivo e attivo, non limitato alla piazza o al parco pubblico. Comincia nella strada, nelle piccole molecole che definiscono il complesso organismo urbano. Il progetto STEP UP prende come caso studio la città di Milano per portare avanti una ricerca scientifica volta ad analizzare il complesso tema della sua walkability, o camminabilità, parametro di studio dello spazio urbano necessario a comprendere, a partire dal punto di vista femminile e delle comunità marginalizzate, quanto una città può dirsi sicura.
Durante il primo anno di sviluppo della ricerca, sono stati raccolti i dati tramite l’app Wher: gli utenti, percorrendo lo spazio pubblico nelle ore notturne, hanno avuto modo di segnalare specifiche percezioni o situazioni più o meno pericolose, contribuendo alla generazione di una rete di dati che agevolino il comfort collettivo su più livelli di percezione. È stato anche sviluppato un questionario online per una profilazione intersezionale; dei focus group in specifici punti nevralgici di Milano hanno poi permesso ai team di tracciare una costellazione di mappature GIS che segnalano le peculiarità delle diverse zone. “I focus group hanno arricchito la parte qualitativa della ricerca, rendendola un racconto collettivo e personale. Hanno permesso di creare uno spazio libero in cui ascoltare le testimonianze dirette delle cittadine di Milano, di varie età e provenienze”, precisano i promotori che hanno approfondito i quartieri più problematici (Stazione Centrale e Loreto) o, viceversa, più sicuri (Sarpi).
La sicurezza in città e la questione di genere nella ricerca STEP UP
Le migliaia di segnalazioni raccolte durante i primi dodici mesi di vita del progetto hanno infatti contribuito alla definizione dei principali fattori che vanno a influire la sicurezza effettiva o percepita di uno spazio: a partire dalla conformazione della città nelle sue specifiche morfologiche, dall’uso che viene fatto dello spazio e il suo livello di affollamento, sino alla presenza di hotspot, elementi che garantiscono o cancellano la possibilità di rendere un luogo sicuro. I risultati sono piuttosto chiari: la percezione del concetto di sicurezza, focus del primo anno di ricerca del team, è estremamente diversificato tra i generi. Se di giorno la camminabilità dello spazio pubblico è percepita in modo simile, la notte il discorso si polarizza, con una forte percezione di insicurezza avvertita dalle donne e dalle minoranze di genere. “Le donne hanno più paura degli uomini quando camminano da sole nello spazio pubblico, soprattutto di notte. Sebbene si tratti di una percezione, questo è un fenomeno che comporta un forte disagio e molteplici limitazioni nell’uso della città”, commentano dal team di Sex and the City. “Per questa ragione è fondamentale metter oggi al centro del dibattito il diritto alla città e ripensare gli spazi urbani con una prospettiva di genere, affinché tutte e tutti possano sentirsi liberi di viverli e attraversarli a ogni ora del giorno e della notte”, ribadiscono.
La compartecipazione infrastrutturale e sociale nello stupro e l’urgenza di una progettazione urbana plurale
Le donne e tutte le minoranze di genere vivono la città con insicurezza per la costante preoccupazione di essere oggetto di molestie e aggressioni. L’attivista femminista intersezionale Nogaye Ndiaye ha evidenziato, partendo dalla sua esperienza personale, le variegate sfumature di percezione dello spazio pubblico, a seconda del proprio aspetto o genere. Il suo intervento ha messo in luce la necessità di una contronarrazione attiva volta al ribaltamento della cosiddetta rape culture, o cultura dello stupro, in cui gran parte della responsabilità delle dinamiche di violenza e aggressione è da additare alla vittima stessa: è da identificare una compartecipazione infrastrutturale e sociale, colpevole della tragica proliferazione di violenza di genere.
La mappatura, efficace sul 67% delle strade milanesi, ha evidenziato i fattori che potrebbero risultare determinanti ad un miglioramento della percezione di sicurezza: la necessità di luoghi aggregativi aperti anche nelle ore notturne o uno sforzo maggiore sull’illuminazione pubblica, annesso ad un’ottimizzazione del trasporto pubblico di superficie, soprattutto in periferia. Si individuano così le possibili soluzioni urbanistiche e sociali che la città di Milano potrebbe adottare con il gender mainstreaming, una prospettiva plurale di genere dei processi decisionali sul piano amministrativo e di politica pubblica che potrebbe costituire un primo passo per la pianificazione di un apparato di supporto alla cittadinanza. Laura Galluzzo di The queer city – realtà che promuove una politica collaborativa tra municipalità e associazioni LGBTQIA+ –, ha affermato che “non si progetta per qualcuno, ma con qualcuno”, evidenziando l’importanza di una progettazione collettiva e plurale. Un secondo principio vincente per avvicinarsi alle grosse problematiche legate alla scarsa sicurezza risulta poi essere la città in 15 minuti, frutto di un lavoro di “progettazione chirurgica” in cui l’obiettivo risulta la riabilitazione del quartiere come luogo in cui sono presenti tutti i servizi.
Il caso virtuoso della città svedese di Umea
Linda Gustafsson, gender equality officer di Umea, comune svedese che da decenni si occupa di gender studies applicati nella progettazione dello spazio pubblico, ha mostrato i risultati di una cittadinanza attiva e complice nel miglioramento collettivo di una società inclusiva. Questi dati possono consultare online, nella pubblicazione disponibile Gender, power & politics!. Lo spazio pubblico può e deve tornare ad essere uno spazio di condivisione e inclusione: ogni cittadino ha il diritto di sentirsi libero di attraversalo e viverlo, e non coraggioso. Il coraggio sta nel perseverare progetti come quello sovvenzionato dalla Fondazione Cariplo, in grado di intervenire in modo capillare e chirurgico sulla città stessa, adoperandosi per un cambiamento che si muove progressivamente. Una strada alla volta.
Sophie Marie Piccoli
I risultati della ricerca Inequalities Research. Generating new knowledge to reduce inequalities 2022 sono consultabili su stepup-milan.it
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