A Roma i dipendenti dei Musei Vaticani denunciano condizioni di lavoro insicure e basse paghe
Risale al 23 aprile 2024 il reclamo di 49 lavoratori che lamentano rischi per la salute e la sicurezza all’interno dell’istituzione del Vaticano, oltre alla bassa retribuzione delle ore straordinarie. Ma la notizia è stata condivisa con i media solo domenica 12 maggio
“Le condizioni di lavoro ledono la dignità e la salute di ciascun lavoratore. È evidente la mala gestio, che sarebbe ancora più grave se fosse frutto della sola logica di ottenere maggiori guadagni”, sono queste le parole dell’avvocato Laura Sgrò – che rappresenta i 49 lavoratori dei Musei Vaticani che lamentano condizioni di lavoro non sicure e bassa retribuzione – riportate dal Corriere della Sera e rivolte al cardinale Fernando Vèrgez Alzaga, presidente del Governatorato che gestisce i rapporti dei dipendenti dei Musei Vaticani e la Santa Sede. Dal 23 aprile 2024, giorno di presentazione del reclamo diffuso successivamente ai media domenica 12 maggio, il Vaticano ha tempo 30 giorni per rispondere alle accuse e se non lo farà la richiesta sarà avanzata all’ufficio del lavoro Vaticano con possibilità di un coinvolgimento del tribunale.
Musei Vaticani sotto accusa. Ecco cosa chiedono i dipendenti
Sono 49 su 700 dipendenti totali, i lavoratori (47 custodi, un restauratore e un addetto al bookshop) che sostengono di essere trattati come “merce” senza alcuna tutela, manifestando rischi per la salute e basso pagamento delle ore straordinarie. Questi, dunque, chiedono una maggior trasparenza nella gestione interna del museo, dai processi di promozione al ripristino dei bonus di anzianità (attualmente assegnati senza alcun criterio) e una normativa più strutturata per i giorni di malattia. Infatti, per esempio, in caso di malattia non sono stabilite fasce orarie di controllo e “quando un lavoratore si trova in malattia, quest’ultima si trasforma in un vero e proprio obbligo di dimora”, continua Sgrò.
Musei Vaticani sotto accusa. Discriminazioni e problemi di sicurezza
“Dopo sei ore passate in piedi, si deve continuare a prestare la propria opera percependo una retribuzione inferiore. E il datore di lavoro abusa di questo strumento”, si legge nella lettera indirizzata al cardinale Alzaga che mette in luce un’ulteriore criticità normativa, a cui si aggiungono le accuse di discriminazioni e favoritismi che il capo-responsabile “gestisce a proprio piacimento”. Inoltre, sembrerebbe che ai dipendenti vaticani non venga riconosciuta alcuna indennità di rischio sanitario, biologico e fisico e che, nonostante il tetto massimo di ingressi giornalieri stabilito sia di 24 mila, i visitatori arrivano spesso anche a 35 mila. Ma i dipendenti segnalano anche uscite d’emergenza inagibili e scarsa presenza dei gendarmi.
Musei Vaticani sotto accusa. Le problematiche post Covid
Tra le questioni più rilevanti c’è l’Avviso debito d’ore, l’istanza arrivata a ottobre 2021 rivolta ai dipendenti rimasti a casa durante la pandemia da Covid-19, che, avendo accumulato un monte ore negativo, sono costretti a ripagarlo con il proprio salario tramite trattenute di denaro direttamente dalla busta paga. E questa modalità, non essendoci in Vaticano “cassa integrazione, misure di sostegno del reddito in caso di crisi o fasi di totale disoccupazione”, è stata applicata anche a chi nel frattempo è andato in pensione, che si è visto recuperare il debito dalla liquidazione.
Caterina Angelucci
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