E la chiamano Estate. Turismo, marketing culturale e fiori esotici nella città di Bari
Gli allarmi che suonano a più riprese, nella città che si svuota cedendo il passo ai litorali affollati. La riqualificazione dell’Agapanthus africanus, il marketing culturale, trulli e borghi come falsi storici. L’estate barese (e pugliese) raccontata dall’artista Fabrizio Bellomo
Percorrendo in moto il litorale Sud della città di Bari si passano in rassegna diversi vecchi lidi abbandonati. Anni fa già ne usufruivo spesso come bagnante abusivo. Ognuno mi riporta a un pezzo differente del mio passato: dall’infanzia alla “Grotta Regina” con mia madre, alle gitarelle al mare in motorino della prima adolescenza al “Lido Trullo” fino alle albe discotecare passate al “Reef”.
Il litorale barese nell’estate 2024
Percorrere questo litorale ancora abbandonato è come mettere le mani in un cassetto dei ricordi dove al posto delle fotografie, rovistandoci dentro si percepiscono delle forme che una volta tirate fuori dal cassetto diventeranno una serie di plastici di queste architetture fatiscenti. Poco più avanti lo sguardo viene come sempre attirato dalla serie di trulli costruiti ex novo come dei bungalow sul mare per conto di un imprenditore barese già negli Anni ‘60 e nel bel mezzo dell’allora Campeggio Internazionale, oggi International Camping.
Risultano questi essere in assoluto la prima struttura a trulli destinata al turismo della regione. Ed esattamente come nel caso di un’altra nota struttura turistico-ricettiva della regione si tratta di un falso storico.
All’interno della struttura è possibile anche scorgere un monumentale busto in bronzo ubicato in mezzo a questi trulli che rappresenta proprio l’imprenditore illuminato che ha avuto probabilmente anche l’idea di utilizzarne l’immagine per farne delle rappresentazioni turistiche, come dimostrano alcune cartoline già degli Anni ‘60.
Il ricordo della città vuota
Una cosa che mi ricordo bene delle tante estati passate in città sono gli antifurti delle case lasciate vuote, che come per una sorta di risposta stizzita e ingelosita rivolta ai proprietari per l’aver preferito risiedere altrove in questo periodo, iniziano quasi sempre senza alcun motivo pratico a suonare vorticosamente e non la smettono più fino a quando la batteria darà segni di cedimento o comunque fino a quando inizieranno a perdere colpi nella ciclicità del suono della sirena silenziandosi in un epilogo attraverso una buffa serie di rumori che non saprei descrivere a parole ma che tutti conosciamo.
Non è questo il caso e oggi l’allarme continua inesorabilmente a suonare.
È obiettivamente insopportabile e decido quindi di prendere una pausa da questa scrittura per uscire a piedi alla ricerca di una spremuta di arance, un cornetto o qualcosa del genere. Attraverso il sottopassaggio della stazione ferroviaria che mi porterà nella zona centrale della città, un gruppo di turisti corre verso delle scale che portano a un preciso binario, faccio caso alle scale e al binario che portano a un treno in partenza verso Lecce, ferma a Polignano a Mare, Monopoli quindi nelle zone turistico-balneari più rinomate. Uscito dal tunnel faccio caso a un gruppo di turisti spagnoli seduti all’ombra subito sotto all’entrata monumentale della stazione. Attraverso Piazza Roma e la sua fontana centrale, mi ritrovo nella via principale del commercio cittadino e faccio caso a un ragazzo spagnolo con l’ombrellone poggiato su di una spalla che si dirige verso la stazione a prendere con ogni probabilità lo stesso treno dei precedenti.
La cultura secondo Berlusconi
Penso che effettivamente Bari è comoda da vivere così, in poche decine di minuti si arriva in treno in belle località di mare, ma comunque si risiede in una città di medie dimensioni. Sto invecchiando. L’indecisione ora è se fregarmene dei trigliceridi effettivamente molto alti e mangiarmi un cornetto alla crema o se prendermi qualcosa di presumibilmente più sano come un estratto e vergognarmi della scelta.
Mi dirigo verso la Feltrinelli, ultimamente ho sviluppato uno strano gusto nell’andare appositamente a cercare e a leggermi intere graphic-novel direttamente in negozio senza acquistare mai nulla. È il mio modo di combattere il capitalismo culturale?
Oggi voglio invece leggere qualche pagina di B il libro di Ceccarelli su Berlusconi e ne sono anche molto incuriosito dopo aver visto una puntata di Tintoria dedicata al volume.
Capito su questo titolo a pagina 414 “Piccola Antologia Mummy’s”:
“L’idea stessa di cultura, per Berlusconi, si collocava in un ambito assai lontano, oltre che dai suoi personali interessi, da ogni impostazione di tipo sacrale o sacerdotale. Nel suo primo governo aveva esordito tentando invano di affidare il ministero dei Beni culturali a Mario Resca, che aveva fatto bene come presidente e amministratore di McDonald’s Italia. Nel 2008, con Bondi ministro, riuscì finalmente a nominare quel manager consigliere al Dipartimento dei musei e poi direttore generale per la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale italiano suscitando un’infinità di polemiche, anche all’estero, prima durante e dopo che Resca aveva affermato: “Resti romani come Ercolano, Pompei e il Foro Romano sarebbero uno scenario spettacolare per il lancio di nuovi prodotti””.
Ora dove sia finita oggi tutta questa vis polemica non è dato saperlo, gliene hanno dette di tutti i colori a Berlusconi per questa voglia di mettere a regime economico il patrimonio culturale e le rovine italiane affidandone la gestione a un uomo di marketing, dimostrando una visione che ha solo anticipato le stesse direzioni intraprese anche da tutti i partiti progressisti e dai propri addetti al marketing territoriale che saranno nominati in mezz’Europa di lì in poi.
La cultura e il marketing territoriale
Oggi, dopo più di trent’anni, il sistema culturale trabocca di managers e pubblicitari d’ogni sorta e d’ogni provenienza.
Mi viene in mente che su questa stessa testata pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo sui Marmi di Torlonia finalmente in mostra al Louvre grazie a Bulgari.
Nella copertina che ha accompagnato questo e altri articoli alla mostra dedicati, il Louvre è stato utilizzato come se fosse uno sfondo per mettere in primo piano e ben in risalto nell’immagine una scritta a caratteri cubitali e tridimensionali: BULGARI. Non sono in grado di comprendere se la scritta sia stata inserita digitalmente o meno ma nell’oggi poco importa…
Bari è da ormai qualche anno tutta adornata da una pianta decorativa floreale di provenienza africana e dalle tinte lilla chiamata scientificamente Agapanthus africanus.
I fiori africani di Bari
In quasi tutte le riqualificazioni qui avvenute sono stati inseriti a supporto questi vegetali. Quindi nel periodo che va da maggio a settembre è un continuo pullulare di questi fiori lilla di provenienza esotica. Esco dalla Feltrinelli e mi avvio verso casa, sperando che l’allarme abbia già eseguito il suo canto del cigno e mentre cammino arriva l’epifania della mattinata: un uomo abbronzato e sulla sessantina che dà evidenti segni di alcolismo mattutino, paonazzo in volto, con la barba incolta e degli imbiancati e stempiati capelli lunghi abbinati a degli occhialini tondi specchiati, è a cavallo di una bicicletta decisamente sgangherata e viaggia in contromano blaterando qualcosa quando incrocia ogni macchina nel verso opposto.
In una mano i fiori, con l’altra il manubrio e continuando a pedalare e a blaterale e con il braccio sinistro teso offre a ogni automobilista gli stessi Agapanthus africanus che con ogni probabilità ha appena strappato da un’aiuola recentemente riqualificata.
Fabrizio Bellomo
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