I 50 siti Unesco potrebbero sparire entro 25 anni per via del cambiamento climatico

Nella lista stilata da Climate X con l’ausilio di modelli climatici predittivi c’è spazio per parchi costieri e grotte che conservano pitture rupestri, monasteri buddhisti e architetture contemporanee. Gli effetti del climate change minacciano seriamente anche il patrimonio culturale globale

Dall’Opera House di Sidney al Tempio del Sole di Koranak in India, alle pitture rupestri della grotta di Pont d’Arc in Francia. Sono tre dei cinquanta siti Unesco che l’agenzia Climate X, specializzata nell’analisi di dati sul rischio climatico, indica come realtà minacciate dal cambiamento climatico. Entro il 2050, sostengono i ricercatori, diverse decine di luoghi e monumenti dal patrimonio culturale globale, tutelati dall’Organizzazione della Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, potrebbero sparire o essere soggetti a danni irreparabili a causa di inondazioni, erosione costiera, frane, pericoli causati dal vento, tempeste e cicloni che i modelli climatici predittivi sono in grado di anticipare.

L’indagine di Climate X sui siti Unesco: il metodo

I risultati ottenuti da Climate X, che ora si fa carico di diffonderli per sollecitare i governi, le istituzioni e la comunità globale “affinché diano priorità alla salvaguardia del nostro pianeta, preservando i nostri monumenti antichi, i nostri beni e le nostre infrastrutture attuali e proteggendo la vita oggi e in futuro”, sono frutto di un’indagine che ha coinvolto tutti i 1.223 siti compresi nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Attraverso la piattaforma Spectra, che prefigura il modo in cui il cambiamento climatico influenzerà proprietà, beni e infrastrutture in diversi scenari, quantificando il rischio di eventi meteorologici estremi (inondazioni, cicloni, surriscaldamento estremo…) per modellare la probabilità futura – nell’arco dei prossimi 100 anni – di 16 diversi pericoli climatici, gli analisti sono riusciti a isolare cinquanta siti in pericolo.

Olympic National Park, Washington State
Olympic National Park, Washington State

I siti Unesco minacciati dal cambiamento climatico

Se le emissioni globali di gas serra continueranno ad aumentare al ritmo attuale, spiegano gli esperti di Climate X, sarà l’ultrasecolare sistema di irrigazione di Subak, in Indonesia, databile al IX Secolo, a rischiare maggiormente, minacciato da siccità e inondazioni. Ma in cima all’elenco si segnalano anche il Parco Nazionale Kakadu, in Australia, soggetto a potenziali inondazioni e incendi, e l’Emporium of the World di Quanzhou, testimonianza del fiorente passato commerciale della città cinese, potenza marittima durante le dinastie Song e Yuan tra il X e il XIV Secolo. Un podio niente affatto ambito, che non esaurisce però la ricognizione di Climate X, tanto più allarmante perché tocca ogni angolo del globo.

Un allarme globale. Ma l’Italia (per ora) si salva

Dal sistema montuoso dello Jungfrau-Aletsch, che in Svizzera preserva (per ora!) la più grande area glaciale contigua delle Alpi, al complesso dei monasteri buddhisti coreani, all’Olympic National Park nello Stato di Washington, tutelato dall’Unesco dal 1981, all’abbazia cistercense di Fontenay in Francia, sono molto diversi tra loro, e dislocati a ogni latitudine, i siti da porre sotto osservazione all’indomani di questo allarme, che non riguarda però l’Italia. Il Regno Unito, invece, vede coinvolti ben quattro dei suoi siti Unesco: il Forth Bridge in Scozia, l’isola di Saint Kilda nell’arcipelago delle Ebridi, il villaggio di mulini settecenteschi di New Lanark e lo Stadley Royal Park nello Yorkshire, tutti esposti al rischio di inondazioni costiere, frane e forti tempeste. Proprio in Gran Bretagna anche l’Università di Newcastle si è attivata per valutare gli effetti del cambiamento climatico su altri siti a rischio, tra cui il Vallo di Adriano. 

Le pitture rupestri di Pont d'Arc. Photo Valerie Feruglio
Le pitture rupestri di Pont d’Arc. Photo Valerie Feruglio

L’Unesco e il monitoraggio sul patrimonio culturale in pericolo

E del resto l’Unesco stessa aggiorna costantemente una lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo: a luglio 2024 vi risultavano iscritti 56 siti, di cui 41 realtà culturali e 15 contesti naturali. Un elenco che tiene conto, però, principalmente di fattori politici e sociali, monitorando gli effetti di guerre, conflitti civili, atti terroristici, speculazione edilizia e sfruttamento delle risorse naturali in nome della crescita economica. Solo un anno fa, sul finire dell’estate 2023, anche Venezia rischiò, tra le polemiche, di entrare nell’elenco a causa degli effetti del cambiamento climatico combinati alla piaga dell’overtourism. Decisione poi emendata in ricezione degli sforzi della città lagunare per contenere i rischi di cui sopra (che hanno prodotto la sperimentazione sul ticket di ingresso, accanto al già rodato utilizzo del MOSE).
Bisognerà ora attendere la reazione dell’Unesco all’indagine di Climate X, con l’auspicio che l’allarme possa tradursi in un’azione diplomatica e politica concertata con i governi del mondo, sull’orizzonte di una priorità comune: contrastare il cambiamento climatico.

Livia Montagnoli

L’elenco dei 50 siti Unesco a rischio per l’indagine di Climate X

Il sistema di irrigazione di Subak nella provincia di Bali, Indonesia

Kakadu National Park, Australia

Quanzhou: Emporium of the World in Song-Yuan, Cina

Stabilimento siderurgico di Engelsberg, Svezia

Foresta di Sinharaja, Sri Lanka

Pitture rupestri di Pont d’Arc, Francia

West Lake Cultural Landscape of Hangzhou, Cina

Fujian Tulou, Cina

Miniere di Sawahlunto, Indonesia

Himeji-jo, Giappone

Jungfrau-Aletsch, Svizzera

Complesso minerario di Zollverein a Essen, Germania

Sito di archeologia industriale di Rjukan-Notodden, Norvegia

Khangchendzonga National Park, India

Tempio del Sole di Konârak, India

Rovine di Moenjodaro, Pakistan

Abbazia di Fontenay, Francia

Sito industriale e minerario di Meiji, Giappone

Keoladeo National Park, India

Srebarna Nature Reserve, Bulgaria

Huanglong Scenic and Historic Interest Area, Cina

Centri storici di Stralsund e Wismar, Germania

Sydney Opera House, Australia

Studley Royal Park, Inghilterra

Olympic National Park, USA

Mount Qingcheng, Cina

Delta del Danubio, Romania

Komodo National Park, Indonesia

South China Karst, Cina

Tr’ondëk-Klondike, Canada

Bryggen, Norway

Città medievale di Provins, Francia

Doñana National Park, Spagna

Red Bay Basque Whaling Station, Canada

Antichi villaggi di Anhui, Cina

Tombe reali della dinastia Joseon, Corea del Sud

Sundarbans National Park, India

Ha Long Bay – Cat Ba Archipelago, Vietnam

Everglades National Park, USA

Fiordi della Norvegia dell’Ovest

Rovine di Liangzhu City, Cina

Yin Xu, Cina

Ponte di Vizcaya, Spagna

New Lanark, Scozia

Isola di Saint Kilda, Scozia

Jongmyo Shrine, Corea del Sud

Chiese e conventi di Goa, India

Forth Bridge, Scozia

Zuojiang Huashan Rock Art Cultural Landscape, Cina

Monasteri buddhisti di Sansa, Corea del Sud

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