Il turismo sostenibile? Richiede tempi insostenibili
Come fare a rendere un viaggio più sostenibile? Strategie, considerazioni e proposte provenienti dall’Italia e dall’Unione Europea
C’è un elemento che accomuna moltissime delle proposte che propongono una visione sostenibile del turismo: la disponibilità di tempo. Spesso si tratta di una questione infrastrutturale: le mete meno turistiche sono spesso lontane dai grandi hub, che invece sono ovviamente stati costruiti nei pressi di mete più universalmente note. Possiamo raccontarci quello che vogliamo, ma se arrivo a Fiumicino e voglio visitare Civita di Bagnoregio impiego circa 5 ore per raggiugere il borgo, contro i 45 minuti per raggiungere il Colosseo o le circa 2 ore per raggiungere Napoli. E certo la creazione di più hub non è una scelta più sostenibile, sul versante ambientale ed economico-finanziario.
Per un turismo realmente sostenibile
Se vogliamo dunque iniziare a ragionare su un turismo realmente sostenibile, dobbiamo realmente immaginare un nuovo modo di viaggiare. Un nuovo modo di viaggiare che si fondi su un elemento che ad oggi non è ancora mai stato preso realmente in considerazione: il tempo. Non si tratta di una variabile che può riguardare la sola industria turistica, è chiaro, ma se vogliamo modificare un aspetto strutturale del turismo non possiamo che coinvolgere anche le altre dimensioni della nostra vita. Ciò è tanto più vero se si guarda alle stime dell’industria turistica espresse dal World Tourism and Travel Council, che prevede che nei prossimi anni l’occupazione legata alla filiera del turismo rappresenterà più del 12% della forza lavoro globale.
Al di là delle stime, è evidente che la filiera turistica rappresenta un elemento centrale della nostra era: sia sotto il profilo economico (inteso come fatturato globale della filiera) sia sotto il profilo culturale e sociale (inteso come insieme di consumi turistici e l’impatto che questi generano sugli individui e sulle società nel loro complesso).
La filiera turistica in Italia
Di fronte a tale rilevanza, quindi, è opportuno iniziare a riflettere in modo più radicale, e valutare modifiche che consentano realmente un approccio al viaggio più sostenibile, nel corso dell’intero ciclo di vita delle persone.
Un’ipotesi possibile è ad esempio prevedere, come società, che il viaggio rappresenti un contemporaneo rito di passaggio all’età adulta. Decidere, in altri termini, che raggiunto un dato momento della vita (che sia la maturità o la laurea per chi decide di proseguire gli studi, o il momento in cui si decide di avviare un percorso lavorativo), ragazze e ragazzi abbiano la possibilità di accedere ad una specifica categoria di finanziamenti da utilizzare per viaggiare per un periodo non superiore ai 12 mesi, durante i quali adottare stili turistici sostenibili.
Un’altra ipotesi possibile è modificare le modalità di lavoro e delle ferie, prevedendo, ad esempio, che i dipendenti possano aver diritto a un numero di giorni di ferie più ampio, corredati da giorni di lavoro in smart-working ove applicabile, nel caso in cui dimostrino di aver organizzato un viaggio sostenibile. Ciò vuol dire barattare le ferie di agosto con quelle di novembre, a patto che, le ferie di novembre avvengano verso mete con una bassa incidenza di turisti, che tali mete possano essere raggiunte da soluzioni di trasporto sostenibili, come l’utilizzo di cabine in navi-cargo, e che tali maggiori costi in capo alle aziende vengano supportati dalle finanze pubbliche.
Il progetto Erasmus
Si tratterebbe di azioni da affidare a specifici professionisti, riabilitando anche il ruolo delle agenzie di viaggio, colpite dalla imperante disintermediazione, e da associare ad un percorso formativo sulle culture visitate.
Allo stesso tempo, potrebbe essere interessante favorire da un lato l’aspetto turistico, dall’altro quello di costruzione di una maggiore conoscenza dei Paesi facenti parte dell’Unione Europea, l’estensione del progetto Erasmus anche per gli over65, rendendo strutturali progetti che consentano alle persone ormai fuori dall’età lavorativa e iscritte alle Università di poter seguire corsi e vivere per un periodo di almeno 6-8 mesi in Paesi UE differenti dal proprio.
Per quanto il settore turistico proponga, giorno dopo giorno, soluzioni volte a creare un consumo più sostenibile, dobbiamo tener conto di un elemento che, al di là dei tecnicismi, resta sempre sul tavolo delle riflessioni: il turismo sostenibile è quello del viaggio, non quello della vacanza.
Stefano Monti
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