Ministero della Cultura nel caos per la mostra sul Futurismo a Roma. Parlano i protagonisti in attesa di Report
La trasmissione Report dà evidenza a un nuovo caso che porta ulteriore tempesta al Ministero della Cultura. A essere al centro è la grande mostra sul Futurismo in programma a dicembre alla Galleria Nazionale di Roma: ci sarebbero state ingerenze politiche a dettare le scelte curatoriali del progetto?
Ubi maior, minor cessat: se nei giorni scorsi l’attenzione mediatica e politica italiana è stata concentrata sul caso Spano – ex Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura dimessosi, poco dopo la sua nomina, ufficialmente per aver ricevuto “sgradevoli attacchi personali” (cui poi si sarebbero aggiunte alcune vicende di presunti conflitti di interesse risalenti al suo periodo di lavoro al MAXXI di Roma, su cui il programma Rai Report ha dedicato un’inchiesta che andrà in onda domenica 27 ottobre 2024), nelle ultime ore è sopraggiunto un nuovo caso, sempre sollevato da Report, che fa ancora di più traballare il già poco stabile dicastero guidato da Alessandro Giuli.
Il nuovo “caso Boccia”: la mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma
Il nuovo “caso Boccia” stavolta è infatti legato a una mostra, probabilmente la più attesa in Italia nei prossimi mesi: Il Tempo del Futurismo, in programma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dal 3 dicembre 2024 al 28 febbraio 2025. Consultando il comunicato stampa pubblicato sul sito del Museo, apprendiamo che la mostra è a cura di Gabriele Simongini; ma, stando a quanto anticipato da Report e secondo un servizio di Striscia la Notizia (che riprendono ciò che nelle settimane passate è uscito su altri organi di stampa come Giornale dell’Arte, Repubblica o Artribune), a co-curare la mostra avrebbe dovuto essere anche Alberto Dambruoso: “il mio caso è identico a quello della Boccia. Mi era stato detto di occuparmi della mostra sul Futurismo ma dopo un anno e mezzo mi hanno comunicato che dovevo fare un passo indietro perché erano arrivate voci irriguardose al Ministero nei miei riguardi e che non avevo avuto alcun incarico formale”, ha dichiarato lo storico dell’arte che, nel 2016 per Allemandi, ha firmato il catalogo generale delle opere di Boccioni insieme a Maurizio Calvesi. “Io risultavo come curatore dalle centinaia di lettere di prestiti che sono state inviate dal Direttore Generale dei Musei Osanna a musei e fondazioni private e pubbliche in tutta Italia e il mondo, quindi io risultavo a tutti gli effetti come co-curatore della mostra, le carte cantavano”, spiega ad Artribune Dambruoso.
La mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma. La ricostruzione
Dambruoso non è l’unico personaggio nell’occhio del ciclone in queste ore e, per comprendere bene i fatti, bisogna partire da molto lontano. Tutto ha inizio nel 2023, quando l’ex Ministro Sangiuliano incarica Simongini di curare una mostra sul Futurismo alla GNAM, anche con lo scopo di rilanciare il museo con un evento dalla notevole importanza. “Dell’importanza di fare una mostra sul Futurismo avevo parlato con Sangiuliano anni fa, quando era ancora direttore del TG2”, spiega ad Artribune Simongini. “Era venuto a visitare due mostre che avevo curato a Palazzo Cipolla a Roma, ci incontrammo in quella occasione. Quando è diventato Ministro mi chiamò e mi convocò al Ministero e mi disse: ‘voglio fare una grande mostra sul Futurismo con un taglio diverso dalle mostre fatte nel passato, te la sentiresti?’. E io ho accettato”.
Stando a quanto scritto dallo stesso Simongini su Il Tempo, è stato questo incontro con Sangiuliano a portare poi all’occasione della mostra, e non la sua recensione alla monografia di Boccioni (a firma di Dambruoso) scritta per lo stesso quotidiano. Tra le voci che circolano in queste ore infatti è quella secondo cui Simongini avrebbe scritto quella recensione per “attirare l’attenzione” del Ministro. “Non è vero, come si dice nell’anticipazione di Report diffusa online, che mi fu dato l’incarico dopo un mio articolo pubblicato su Il Tempo e dedicato a un libro su Boccioni di Alberto Dambruoso. L’incarico mi fu dato perché il Ministro, bontà sua, mi stimava come storico dell’arte immune da interessi di mercato, affidandomi in via esclusiva la curatela della mostra”, sottolinea Simongini. Ma su questo aspetto, Dambruoso ci dice che “quanto alla recensione del Prof. Simongini da lui redatta a entusiastico commento della mia monografia su Boccioni edita da Maretti nel 2022, va precisato che il Simongini mi riferì che la recensione era stata trasmessa direttamente dal Il Tempo al Ministro e successivamente il Ministro lo incaricò di curare la mostra sul Futurismo per la quale contestualmente incaricò me di essere co-curatore”.
Fu lo stesso Simongini a coinvolgere Dambruoso nel progetto della mostra: “conoscendo Dambruoso e il suo interessamento per Boccioni, pensai di chiamarlo a collaborare; la mostra doveva dunque risultare a cura di Gabriele Simongini in collaborazione con Alberto Dambruoso”. Dunque è stato Simongini a coinvolgere Dombruoso nel progetto, sebbene “l’ex Ministro Sangiuliano non fu molto contento devo dire, mi disse ‘io veramente vorrei che la curassi da solo’; però io gli dissi che si trattava di un lavoro molto grande, e che se ci fosse stata la collaborazione di questo collega sarei stato più contento. E lui mi rispose: ‘va bene, vedi tu’”.
La mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma. L’estromissione di Alberto Dambruoso
Cominciano così i lavori per la curatela della mostra, e soprattutto la prassi per avviare le richieste di prestito delle opere. A essere coinvolti sono musei, fondazioni, archivi, collezioni private, gallerie italiani e stranieri, tra cui il MoMA e il Metropolitan Museum di New York, il Philadelphia Museum of Art, la Estorick Collection di Londra e il Kunstmuseum Den Haag de L’Aia. Tutto un lavoro cui partecipa anche Dambruoso al quale, a un certo punto, viene chiesto di “fare un passo indietro”. Come ha rivelato Dambruoso, i motivi starebbero in “voci irriguardose giunte al Ministero nei miei riguardi”. Ma di che voci si tratta? “Al Ministero arrivarono molte critiche e segnalazioni di importantissimi collezionisti e anche direttori di museo che ritenevano la reputazione professionale di Dambruoso non all’altezza di una mostra come questa e che rifiutarono per questo motivo di prestare le opere. I dubbi erano dovuti alle autentiche delle opere di Boccioni, ma su questo punto non entro nel merito” aggiunge Simongini.
La mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma. Il taglio delle opere
“È stata fatta una campagna diffamatoria nei miei confronti, volta a screditarmi e quindi a delegittimarmi”, ci dice Dambruoso. “Il 17 maggio Merlino (capo segreteria dell’ex Ministro Sangiuliano, ndr) mi convoca per dirmi sostanzialmente che devo farmi da parte. È chiaramente una decisione che è stata presa dall’alto, lui di fatto è un mero esecutore di ordini superiori. Circa il fatto che alcuni prestatori di opere avrebbero rifiutato il prestito per la presenza della mia persona come curatore della mostra”, continua Dambruoso, “la circostanza è falsa perché tutti i rifiuti sono stati motivati dalla ritardata richiesta di prestito. Mentre l’unico prestatore che ha dichiarato di non condividere la nomina curatoriale del sottoscritto è un prestatore segnalato dalla Galleria Russo di Roma. Ciò che affermo è confermato anche da Giancarlo Carpi, che faceva parte del comitato scientifico poi esautorato”.
Dambruoso ci riconduce a un altro tema sollevato da Report e di cui si è discusso molto negli ultimi giorni, ovvero il notevole taglio effettuato sulle opere da esporre: dalle 650 iniziali, ne sono state escluse 300. Ed è così che viene tirato sul palcoscenico della vicenda anche un altro personaggio, il gallerista Fabrizio Russo, la cui galleria a Roma è specializzata in arte della prima metà del Novecento, soprattutto sul Futurismo. Come scritto su Repubblica, la decisione sul taglio delle opere sarebbe stato determinato da motivazioni politiche e non curatoriali: cominciano a “essere fatte pressioni per esporre i quadri di Fabrizio Russo, amico del Presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone”, si legge nell’articolo, che sottolinea inoltre come le opere in prestito da Russo non siano cronologicamente attinenti al tema della mostra.
“La scelta di tagliare un gruppo di opere è stata puramente curatoriale, in base al tema della mostra e all’obiettivo, al target a cui ci rivolgiamo”, sottolinea invece Simongini. “Le opere di cui ha gestito il prestito Russo in quanto intermediario erano già nel progetto iniziale, quindi non sono state aggiunte a posteriori”. Le opere rimaste fuori sono in maggior parte provenienti da musei o collezioni private? “La maggior parte provengono da collezioni private”, ci risponde Simongini.
La mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma. Il ruolo del gallerista Fabrizio Russo
Contattato da Artribune, Fabrizio Russo ci racconta il suo ruolo nell’ambito di questa mostra, sottolineando che le “sue” opere in realtà non sono “sue”: “le opere in questione non sono più di proprietà della Galleria, ma di collezionisti che nel tempo le hanno acquistate dalla stessa. La Galleria infatti sono anni che si mette gratuitamente a disposizione delle istituzioni pubbliche museali al fine di poter contribuire al successo delle mostre da loro organizzate. La Galleria non trae alcun profitto dall’attività di prestito per conto di suoi collezionisti, facendo solamente da tramite tra le istituzioni e gli stessi per motivi di privacy. Per queste ragioni”, continua Russo, “oltre un anno e mezzo fa la Galleria, nella mia persona, è stata contattata da Gabriele Simongini, al fine di chiedere la disponibilità di alcune opere precedentemente vendute ai propri collezionisti”. Circa il tema della cronologia delle opere sollevato da Repubblica, Russo continua: “le opere disponibili in un primo momento, 30, sono datate tra il 1910 e il 1925, non sono quindi fuori periodo come si sostiene. Inoltre, dato il ridimensionamento della mostra, quelle effettivamente andate in prestito sono scese a 8. È tutto un polverone secondo cui io avrei scalzato il comitato scientifico attraverso Mollicone per instillare le mie opere. 8 su 350. Ma che senso avrebbe?”. E sulla discussa amicizia con Mollicone, dichiara: “ci conosciamo, ma non ci vediamo da mesi. Inoltre hanno ipotizzato riunioni segrete al Ministero – di cui io non ho mai varcato la soglia – tra me, Mollicone e Merlino che però nemmeno conosco”. Ci sarà pure un’attività di mediazione gratuita della Galleria Russo tra i suoi clienti e i musei, ma è indubbio il vantaggio che la galleria ne trae in termini di visibilità e quindi di potenziali nuovi clienti: ma Russo è un mercante d’arte e legittimamente cerca di beneficiare di nuovi contatti nel quadro delle mostre che trattano l’arte che lui commercializza.
La mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma. L’ennesimo caso che mina e mortifica la cultura in Italia
Insomma un gran pasticcio: curatori chiamati e poi fatti fuori, lotte intestine tra galleristi e critici d’arte per la supremazia su un artista, le mani lunghe e goffe della politica su tutto, professionisti e studiosi che prendono le distanze dalla mostra e personaggi discutibili (incluso Osho, il creatore di meme sui social) coinvolti nell’attività di divulgazione. Questo è il quadro ricostruito finora della vicenda, in attesa della puntata di Report. Non è escluso infatti che possano emergere nuovi elementi, e che nei giorni seguenti possano arrivare dal Ministero della Cultura decisioni e comunicazioni importanti. Intanto però a essere compromessa è la credibilità della cultura in Italia, il cui Ministero da mesi inanella scandali e scandaletti. Questa vicenda potrebbe avere contraccolpi considerevoli sulla riuscita della mostra? O sulla sua stessa possibilità di inaugurare? E il Ministro Giuli come si muoverà per ricostituire un dicastero minato da continue intemperie tanto da far parlare i media dopo i casi Sangiuliano, Boccia, Spano di “Maledizione del Ministero della Cultura”?
Desirée Maida
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