Il governo Meloni ha fatto emergere le storture all’interno del Ministero della Cultura

La puntata di Report dedicata al caso Boccioni è stata probabilmente una delle più riuscite azioni di promozione televisiva degli ultimi anni, e come tale va sicuramente tenuta in considerazione. Ma è stata anche uno degli esempi meno edificanti del giornalismo. Ecco perché

La tanto attesa puntata di Report di domenica 27 ottobre, dal titolo Boccia e Boccioni, era stata annunciata come un “nuovo caso Boccia”, facendo chiaro riferimento all’affaire dell’ex Ministro Sangiuliano che ha portato poi alle sue dimissioni e alla nomina dell’attuale ministro Alessandro Giuli.

Le dimissioni di Spano

Il tutto avveniva a distanza di pochi giorni dalla nomina di Spano, e pochi giorni prima che lo stesso Spano rassegnasse le proprie dimissioni, secondo alcuni a causa proprio del timore Report, secondo altri a causa di chat irritate all’interno di gruppi della destra romana.
Ma quel che la puntata di Report ha mostrato non è per niente “un caso Boccia”, è un caso Cultura. Nomine, incarichi, siano essi di partito o bipartisan, potenziali ingerenze, favoritismi, alleanze. 
Poco su Giuli, se non i risultati del proprio mandato da presidente della Fondazione Maxxi, che il Ministro ammonisce andranno valutati al termine del proprio mandato, e qualche richiamo alle sue simpatie a correnti della cosiddetta destra esoterica, simpatie che, del resto, il Ministro Giuli aveva più o meno chiaramente citato all’interno del proprio discorso alla Buchmesse di Francoforte, e colte e divulgate in modo più profondo da una parte della stampa.

Il servizio su Report dedicato a Boccioni

In sintesi: quello di Report è stato un servizio non proprio eccitante, promosso in modo un po’ ingannevole, concentrando l’attenzione su un tema, e vale a dire la potenziale presenza di un ulteriore caso Boccia, mentre la parte realmente significativa dell’approfondimento della trasmissione televisiva era invece legata ad alcune storture presenti nella gestione ordinaria e straordinaria della cultura in Italia.
Storture che adesso vengono presentate in salsa Giuli, ma che è evidente non riguardano soltanto questo esecutivo. Non solo per l’arco temporale degli eventi riportati.
È infatti piuttosto pacifico constatare che la serie di eventi, indicati come irrituali all’interno della trasmissione, di certo non potrebbero essere nemmeno immaginabili in un contesto impermeabile a tali condizioni. Ogni organizzazione, infatti, ammette alcune azioni e non ne rende possibili altre. 

La presidente del consiglio Giorgia Meloni. Foto Fabio Cimaglia
La presidente del consiglio Giorgia Meloni. Foto Fabio Cimaglia

Le storture all’interno del Ministero della Cultura

Si può anche gridare “Il re è nudo”, ma è la parte meno interessante della questione. La parte più interessante è comprendere da quanto tempo il re è nudo. Quante persone ha visto e incontrato senza che nessuno gli rivelasse la sua nudità. Come sia mai stato possibile che il re potesse scendere nudo in piazza.
Fuor di metafora, è giusto affermare che, al di là di ogni simpatia e antipatia, questo Governo è riuscito nell’intento di far evidenziare alcune storture di funzionamento all’interno del Ministero della Cultura.
Storture di funzionamento che ben spiegherebbero il paradosso del nostro sistema culturale, che da un lato è probabilmente una delle risorse più importanti del nostro Paese, e dall’altro è invece in una perenne condizione di criticità.
Bene, dunque, che emergano tutti i potenziali conflitti di interesse, che si svelino meccanismi di attribuzione che vedono nelle capacità relazionali una delle forme di merito più importanti. Bene che si evidenzino dei risultati non ottimali.
Ma ancor meglio estendere queste analisi all’intero sistema culturale, dal Ministero ai Comuni, dalle Fondazioni alle Cooperative. 
Perché se qualcuno indica la luna, sarebbe da stolti guardare il dito.

Stefano Monti

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Stefano Monti

Stefano Monti

Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

Scopri di più