Quale opposizione per il ministro Alessandro Giuli? 

Finché ci si limiterà a criticare la forma e l’appartenenza politica del Ministro della Cultura Alessandro Giuli, più che i suoi contenuti, non ci potrà essere una vera opposizione

Piccolo Disclaimer: l’attuale Ministro della CulturaAlessandro Giuli, che si è insediato pochissimo tempo fa, vive ancora in quella fase “meravigliosa” di chi non può ancora essere valutato per l’operato svolto, ma solo per le proprie dichiarazioni.  Ci sarà tempo per criticare Giuli per quanto fatto o non fatto. E sarà importantissimo farlo. Assolto questo elemento, che non è proprio una questione di poco conto, diviene però opportuno comprendere come l’asset istituzionale e culturale stia reagendo alle dichiarazioni di Giuli. Sinora, le “opposizioni” (culturali e politiche), sono state davvero deboli. E questo è un problema culturale che Giuli, in qualità di Ministro, è riuscito a sollevare in pochissimo tempo. La qualità dell’opposizione è un elemento centrale nella vita democratica di un Paese. 

Le dichiarazioni di Alessandro Giuli e l’ilarità del web

La capacità dell’opposizione di veicolare delle visioni del mondo diverse da quelle di chi governa è un elemento essenziale per facilitare il dialogo, e stimolare nei cittadini una propria interpretazione della realtà. Attualmente il Ministro è già più volte finito nelle mire degli internauti: la propria dichiarazione di intenti ha sollevato ilarità, la nomina di Spano ha suscitato critiche da destra e da sinistra, e di nuovo, le dichiarazioni alla Buchmesse hanno avuto profonda diffusione sul web. Molte le critiche che inneggiano alla Supercazzola e che utilizzano un registro volto a ridicolizzare l’avversario. Non solo tra gli utenti dei social, ma anche tra molti interpreti che si dovrebbe supporre autorevoli.  

L’occasione sprecata dell’opposizione di sinistra

Sotto il profilo culturale, il clima che si sta configurando vede un uomo di cultura che viene preso in giro per l’uso ricercato della lingua, con la sinistra, che per anni ha subito un’opposizione che l’accusava di essere lontana dalle istanze della vita quotidiana, che tenta una rivalsa in salsa populista, cercando di assaporare il gusto di un ribaltamento di ruoli, ma con poca coerenza e con poco entusiasmo. Ancora una volta, l’opportunità di poter affrontare un tema piuttosto rilevante, come è legittimo presupporre sia la visione dell’individuo e dello Stato, è stata sciupata nel tentativo di raggiugere maggiori consensi in un’ala lontana dalla propria area di influenza.

Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli
Gennaro Sangiuliano e Alessandro Giuli

“Opposizione” non significa “populismo”

Lo fa notare bene chi, come Colamedici, non si lascia intimidire dalla forma aulica e decide di esplorare i contenuti. Non si tratta soltanto del giochino della politica mediatica, si tratta di un’assenza completa di identità da parte di un’opposizione che, se per contratto si sente chiamata ad opporsi ad ogni azione del Governo, finisce con l’adottarne modi e toni, dimenticando quali siano i valori di cui da sempre si fa portavoce. Per quanto efficaci, anche gli scandali potenziali sono una spada a doppia lama, che da un lato colpisce la maggioranza, ma dall’altro colpisce il Paese e la già scarsa credibilità di un dicastero che si vorrebbe tra i più influenti per la vita democratica e lo sviluppo economico della nostra Nazione.

Per fare opposizione bisogna analizzare i contenuti

Nessun tema è stato sinora realmente affrontato: né l’importanza della sostenibilità economico-finanziaria dei Musei; né i criteri di applicazione per la costituzione di start-up culturali e creative; né la fiscalità legata all’arte. Non sono stati discussi gli investimenti, non sono state discusse le visioni pluriennali. Anche nel caso di Sangiuliano, non c’è stata una visione che integrasse, correggesse o si opponesse all’interpretazione della cultura di cui il Ministro si faceva portavoce e che di certo non era immune da critiche. Chiaramente ci sono le dovute eccezioni, ma anche quando le critiche assumevano una maggiore densità, spesso si concentravano sull’appartenenza politica e sulle dirette conseguenze che tale appartenenza politica generava. Ebbene, sarebbe giusto ricordare che affermare che un ministro è di destra, in un governo di destra, non è una critica, è una descrizione.

Stefano Monti

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Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

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