Vittorio Sgarbi torna al centro dell’inchiesta di Report e Il Fatto Quotidiano

Stando agli ultimi aggiornamenti del giornalista Thomas Mackinson, l'ex Sottosegretario alla Cultura avrebbe esposto in due diverse mostre, a Ferrara e Rovereto, altrettante opere denunciate come rubate ma registrate a nome della sua fondazione

Dopo lo scandalo sul dipinto rubato del manierista seicentesco Rutilio Manetti, la Cattura di San Pietro, l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi torna nell’occhio del ciclone. L’inchiesta targata Fatto Quotidiano + Report, aperta ormai un anno fa, si è infatti spostata su un altro paio di opere d’arte scomparse: un quadro del Seicento e una statua, sottratti rispettivamente da un palazzo nobiliare e da un tumulo tra gli Anni Ottanta e Novanta, sarebbero infatti ricomparsi in altrettante mostre a Ferrara e Rovereto, dove Sgarbi detiene posizioni di potere.

Nuovo scandalo Sgarbi, le due opere di sua proprietà

La ricostruzione guidata dal giornalista del Fatto Thomas Mackinson, che già aveva indagato sulla prima controversia sgarbiana, porta alla luce rivelazioni che aggravano la posizione del direttore del Museo MART di Rovereto e presidente della Fondazione Ferrara Arte (appena confermato), che gestisce tra gli altri Palazzo dei Diamanti. È in queste istituzioni pubbliche che Sgarbi ha organizzato delle mostre all’interno delle quali sono comparse le opere in questione, presentate come di proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi ma che secondo l’inchiesta risulterebbero rubate.

L’opera in mostra a Ferrara

È dello scorso 12 ottobre 2024 l’inaugurazione, al Palazzo dei Diamanti, della mostra Ferrara e il Cinquecento. Ideato dallo stesso Sgarbi, il percorso include 113 tele di autori ferraresi, tra cui delle opere della sua fondazione inclusa una copia “inedita” di una pala d’altare, Compianto sul Cristo morto, di Giovanni Battista Benvenuti detto “l’Ortolano”, della metà del XVII Secolo. Nel catalogo non è riportata la provenienza, e in mostra l’opera non è esposta: “Tre giorni prima dell’inaugurazione era avvenuto qualcosa che molti sanno, ma nessuno dice: “Il 9 ottobre i carabinieri l’hanno sequestrata, impacchettata con il pluriball lasciando solo la cornice. L’hanno portata via su un furgone, pare fosse rubata”, riporta Mackinson sul Fatto Quotidiano. Il dipinto, secondo il giornalista, sarebbe lo stesso che era stato sottratto nel 1984 a Perugia alla famiglia Spetia, che aveva sporto denuncia: ora invece è tra i beni sequestrati dal reparto operativo del Nucleo Tutela Patrimonio, a Roma (insieme a quel famigerato Manetti, per cui Sgarbi è effettivamente indagato dalla procura di Macerata).

L’opera in mostra a Rovereto

A Rovereto, invece, era ricomparsa nella mostra Giotto e il Novecento (aperta tra il 2022 e il 2023) una scultura in terracotta del 1993 di Raffaele Consortini, Madre e figlio, il cui furto era stato denunciato nel 1997. L’opera, che risultava tra i prestiti sgarbiani, sembra però essere la stessa che l’ex giudice della Corte d’Appello di Firenze in pensione Antonio Nannipieri aveva posto (in occasione della morte del figlio in un incidente stradale) sull’altare della cappella di famiglia. E che poi era sparita. Ora non resta che aspettare i procedimenti giudiziari.

La replica dell’ufficio stampa di Vittorio Sgarbi

A fare meccanicamente copia e incolla di ricostruzioni infondate fatte da altre testate e da una trasmissione giornalistica, non si fa un buon servizio a una informazione corretta e fedele ai fatti. E i “fatti” sono quelli che accerterà l’autorità giudiziaria. Per la vicenda del Manetti le ipotesi (sottolineo: ipotesi) di reato formulate dalla Procura di Macerata sono altre ma non il “furto”, e va da sé che dovranno essere verificate, a confronto con la documentazione della difesa, da un giudice terzo nel caso si arriverà ad un rinvio a giudizio e poi a un processo. È opportuno ricordare che siamo nella fase della conclusione delle indagini preliminari e vale il principio della presunzione d’innocenza. Riguardo, invece, alle altre due opere d’arte oggetto di ricostruzioni giornalistiche di Report e Il Fatto Quotidiano, si precisa che Vittorio Sgarbi non è indagato. Il “Compianto sul Cristo Morto” è una copia dall’Ortolano, e che, come tale, doveva essere esposto a Ferrara (ed è nel catalogo della mostra). Vittorio Sgarbi ha comprato regolarmente il dipinto nel 2022 da un privato (i carabinieri hanno tutta la documentazione). Non è detto, peraltro, che sia l’opera rubata nel 1984, perché, del dipinto dell’Ortolano della Galleria Borghese esistono diverse copie. Vittorio Sgarbi ha consegnato il quadro e la documentazione relativa per effettuare gli esami del caso. La scultura “Madre e figlio” di Raffaello Consortini, esposta al Mart di Rovereto nel 2023, è invece un’opera a tutta evidenza diversa da quella indicata da Il Fatto Quotidiano. Vittorio Sgarbi ha comprato l’opera al Mercante in Fiera, oltre venti anni fa, e, nel confronto con la foto stampata da Il Fatto Quotidiano si vedono notevoli differenze: sono diverse le mani, la scollatura, la posizione della gamba del bambino“.

Giulia Giaume

Articolo aggiornato il 10 novembre 2024.

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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