L’improbabile statua di San Giuseppe a Copertino. Artigianato religioso spacciato per arte pubblica

L’Italia e l'infinita saga delle rotonde. Ma anche le piazze, i portici, le strade. Tanta arte pubblica brutta e inadeguata, che spesso non è arte nemmeno da lontano. A Copertino, vicino a Lecce, un nuovo caso che fa sorridere e discutere

Un Natale generoso, quello del 2024, per i cittadini di Copertino, i quali a fine dicembre si sono visti recapitare ben 220 quintali di candido marmo di Apricena. Ci ha pensato il Comune, in collaborazione con la Provincia di Lecce, a chiudere l’anno con un ingombrante dono, offerto agli occhi dei passanti, ai viaggiatori, agli automobilisti, a chi entra in città e a chi se ne va. Siamo infatti in Via Grottella – lunga strada provinciale che porta diritta al centro abitato – all’interno di una delle innumerevoli rotonde d’Italia, che l’ambizione di zelanti amministratori vuole per forza trasformare in luoghi di “bellezza” e di memoria: palchi perfetti per monumenti, cippi, statue, arredi creativi, decori.

La statua di Copertino prima di essere svelata
La statua di Copertino prima di essere svelata

La statua di San Giuseppe da Copertino

Qui a Copertino il blocco di nobile pietra bianca è stato scolpito da un artista locale, Francesco Paglialunga, cittadino della vicina Veglie, a cui la committenza ha affidato il lavoro: un’opera pubblica da collocare permanentemente in strada, con lo scopo di abbellire l’ambiente, suggerendo ad abitanti e forestieri un messaggio di pace ed accoglienza. Ed ecco ergersi sull’ampia piazzola verde la figura leggiadra di San Giuseppe da Copertino, patrono della cittadina pugliese che nel XVII Secolo gli diede i natali, proclamato santo nel 1767 sulla scorta di alcuni eventi miracolosi attribuitigli: guarigioni, estasi, lievitazioni. A causa di queste ultime venne processato dal Sant’Uffizio di Napoli – ma prosciolto – per abuso di credulità di popolare. Leggenda vuole che Giuseppe (che per inciso è anche il santo della Silicon Valley: da lui deriva il nome della mitica Cupertino, la città della Apple, in California) durante le celebrazioni religiose o dinanzi a certi luoghi sacri si staccasse dal suolo arrivando persino a volare.

Oggi il mito rivive nell’imponente statua bianca dedicata al Santo che vola, una rappresentazione dalle melliflue movenze, più da ballerino classico che da miracolato in lievitazione. Lo scultore tira fuori insomma un soggetto religioso, sulla linea del più comune artigianato sacro, forgiato anche con una certa approssimazione. E interpreta a modo suo l’iconografia popolare del personaggio, che in molti dipinti e nelle comuni illustrazioni appare sospeso a mezz’aria, avvolto nella sua veste monacale, accanto ai confratelli sconvolti per i prodigiosi volteggi.

Ludovico Mazzanti (1686-1775), San Giuseppe da Copertino si eleva in volo alla vista della Basilica di Loreto
Ludovico Mazzanti (1686-1775), San Giuseppe da Copertino si eleva in volo alla vista della Basilica di Loreto

Arte pubblica e religione a Copertino

A Copertino dunque, nel 2024, il concetto di arte pubblica si ferma qui: le solite, dozzinali statue da parrocchia, magari pure un po’ buffe (e in questo caso l’ironia sui social non è mancata, per quelle movenze da minuetto e l’ancheggiante postura); statue che abitano piazze e rotonde come se avessero la forza del monumento e l’intelligenza di un progetto strutturato, calato nel presente, forgiato sulla conoscenza della storia dell’arte e sui rapporti con l’urbanistica e l’architettura. Così dovrebbe essere, così dovrebbe funzionare, nelle grandi città come nei piccoli luoghi di provincia: ovunque e comunque ci si aspetta che chi gestisce musei, spazi pubblici, beni culturali, incoraggi l’eccellenza e guardi nel cuore del proprio tempo, avendo coscienza del come e del cosa.

Si apprende dai quotidiani che l’opera sarebbe costata all’amministrazione circa 40mila euro. Una cifra giusta, persino contenuta, per una buona opera d’arte permanente, studiata e realizzata secondo criteri di attualità, internazionalità, qualità di linguaggio e di ricerca. Una cifra enorme se messa al servizio del solito equivoco triste: la strada è terra di nessuno, dove chiunque può improvvisarsi fantasioso progettista e collocare a caso opere e cose. Inclusi i tanti orrori che di piazza in piazza, dal Nord al Sud del Paese, condizionano lo sguardo di chi non può sottrarsi, di chi magari abita nei dintorni, di chi compie ogni giorno un determinato tragitto ed è costretto ad inciamparvi. O di chi arriva e viene accolto così: manufatti, obsoleti, mediocri, ingenui, espressioni di un localismo e di un provincialismo declinati nelle peggiori accezioni.

La statua di San Giuseppe da Copertino, inaugurata a dicembre 2004 a Copertino (Lecce)
La statua di San Giuseppe da Copertino, inaugurata a dicembre 2004 a Copertino (Lecce)

Il dibattito sulla brutta statuaria, la città e la provincia

Se provincia è spesso luogo di talento e di splendide energie intellettuali, se provincia può significare avamposto colto, finestra sul mondo, convivenza tra sapere antico e innovazione, tra sentimento locale e attenzione alle dinamiche globali, molti sono i casi in cui tutto questo non accade. Ma non fanno eccezione le grandi città, in cui si registra spesso la stessa goffaggine, la stessa superficialità e inadeguatezza.

Non ci si aspetta che Copertino dia un incarico a Jeff Koons o a Penone, ma di ottimi artisti, inclusi tanti giovani di valore, è piena l’Italia, come di validi critici e curatori, professionisti da interpellare prima di mettersi a realizzare opere d’arte, avendo al massimo come riferimento la statua di Manuela Arcuri sul molo di Porto Cesareo, il toro imbizzarrito all’ingresso di Nardò o il solito Padre Pio che sbuca nei giardinetti di quartiere. C’è tanto altro, oltre le immaginette religiose e le figurine pop: qualcuno dia una chance alle povere rotonde italiane.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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