La moda ai piedi di Trump nella sala circolare Capitol Rotunda: gli scenari
La cerimonia di insediamento alla Casa Bianca non è stata solo una “sfilata” di dress code maschili e femminili, ma lo specchio dei nuovi assetti culturali e commerciali, che inevitabilmente riguardano anche il mondo della moda
Un avvertimento è d’obbligo. Le righe che seguono non sono in alcun modo una valutazione filosofico-estetica) dello show a cui il mondo intero ha assistito lo scorso lunedì. Piuttosto un tentativo di decodifica, tutto interno a quel vastissimo mondo che ancora definiamo con (l’insufficiente) vocabolo “moda”.
La cerimonia di insediamento di Donald Trump
Alla cerimonia che si è svolta nella Capitol Rotunda era presente, ad esempio, il più potente tra i tycoon di questo settore, il francese Bernard Arnault accompagnato dalla figlia, la CEO di Christian Dior Delphine Arnault e dal figlio Alexandre, che di recente si è trasferito all’interno dell’impero del lusso da Tiffany & Company a Moët Hennessy. Sono stati sistemati in una delle ali (il posto più ambito), disposte intorno al podio degli oratori. Di fianco a loro il gotha delle grandi società tecnologiche: con Bezos (Amazon), Zuckerberg (Meta), Sundar Pichai (Google) Sam Altman (Open AI), il CEO di TikTok Shou Chew, ovviamente Elon Musk. Parto dall’abbigliamento maschile.
Il dress code maschile a Capitol Rotunda
Tutti gli uomini con abito intero, camicia bianca e cravatta, unico accessorio consentito. Come noto i repubblicani prevedono la cravatta a tinta unita rossa (così Vance). I democratici quella azzurra. Ma gli ex-presidenti (Biden, Clinton, Bush, Obama) presenti non hanno dato seguito. Nemmeno The Donald a dire il vero, che ha indossato un puntinato rosso e blu che nell’insieme dava sul violetto.
Il fashion statement assoluto in ogni caso è stato il cappello indossato da Melania Trump: opera del modista nuovaiorchese Eric Javits, blu a tesa larga, con ampia fascia avorio calcato sulla testa sino a rendere invisibili i capelli. In piedi alla sinistra del marito, Melania indossava su suggerimento di Hervé Pierre, ex designer da Carolina Herrera (già realizzatore del suo abito per il ballo dell’insediamento del 2021) un cappotto blu navy, gonna a tubo e una camicetta collo alto anche questa avorio dello stilista newyorkese Adam Lippes. L’effetto è stato severo. Indossare un cappello durante un’inaugurazione presidenziale non è una novità. I reali inglesi insegnano. Ma pure negli Usa le precedenti first lady, tra cui Mamie Eisenhower, Nancy Reagan e Jackie Kennedy, indossavano cappelli il giorno dell’inaugurazione. Per quel che riguarda il brand di Adam Lippes va detto che ha poco più di un decennio sebbene Lippes, noto per la sua sofisticata interpretazione dell’abbigliamento sportivo americano, sia una figura molto apprezzata nell’establishment della moda Made in Usa.
I cappelli delle first lady
Visibilmente consapevole del proprio abbigliamento è stata pure Ivanka Trump, apparsa con cappellino a scudo e outfit blu Dior. Una rivelazione è stata Usha Vance, la second lady di origini indiane: il colore del cappotto rosa di Oscar del la Renta non deve però sorprendere, per gli indiani il rosa ha una declinazione simbolica differente ed è molto apprezzato anche al maschile. Usha Vance non ha uno stilista ufficiale: se durante la cerimonia nella rotonda del Campidoglio ha indossato il prodotto di un brand tra i più classici durante la tradizionale cena per il vicepresidente eletto si è presentata con un abito di Gaurav Gupta per onorare la propria eredità orientale.
Melania Trump e la politica
Vestirsi in modo adeguato alla politica del marito non è certo un problema per Melania che è una ex modella. Resta il fatto che in passato non lo ha fatto, rivolgendosi a brand europei come Dolce & Gabbana, Christian Dior o Alexander McQueen di Sarah Burton. Al contrario di quanto Michelle Obama aveva fatto con Isabel Toledo all’inaugurazione del 2009 e Jill Biden con Alexandra O’Neill nel 2021. Nel ruolo di first lady, tanto la signora Obama e che Jill Biden hanno fatto attenzione a non sottovalutare i brand americani. Michelle non ha esitato a indossare anche marchi basic come J Crew e Gap o a rivolgersi a Jason Wu per l’abito del ballo inaugurale. Quando Kamala Harris ha prestato giuramento come vicepresidente nel 2021, ha optato per un cappotto di Christopher John Rogers. La sera prima, indossava un Pyer Moss di Kerby Jean-Raymond e aveva scelto Sergio Hudson per il ballo inaugurale, tutti stilisti afroamericani. Prima di loro all’inaugurazione Hillary Clinton e Laura Bush avevano optato per Oscar del la Renta. Ora: l’ingresso di Melania nella sala circolare del Campidoglio è sembrata una dichiarazione di Capitol Hill? La nuova First Lady ha deciso di fornire supporto a brand americani non necessariamente celeberrimi?
Politica e moda: come risponderanno i brand
Se dovesse essere così, occorrere vedere come si comporteranno i brand. Sino ad ora non c’è mai stato grande feeling tra l’establishment Usa della moda e la famiglia Trump. Nel 2016 Marc Jacobs, Phillip Lim e Derek Lam dichiararono di non avere nessun interesse a vestire Melania Trump. Anzi. Sino ad ora i Trump, a differenza dei predecessori, non si sono mai impegnati davvero in questa direzione. Tuttavia, nel 2017 Donald Trump appare con un abito firmato Ralph Lauren. Lo stilista aveva da poco donato 13 milioni di dollari allo Smithsonian Museum of National History per restaurare la bandiera a stelle e strisce su richiesta dell’ex presidente Bill Clinton e della first lady Hillary Clinton. Immediatamente dopo era apparo l’hashtag #BoycottRalphLauren su Twitter (ora X). La richiesta di boicottaggio a quel punto se n’è andata. Solo due designer all’epoca avevano affermato che avrebbero vestito volentieri i Trump: Tommy Hilfiger e Thom Browne. Nel 2019, durante il suo Trump al suo primo mandato raggiunge Bernard Arnault per l’inaugurazione della fabbrica Louis Vuitton in Texas. Nel 2022, Arnault però partecipa a una cena di stato ospitata da Biden alla Casa Bianca. Arnault e François-Henri Pinault di Kering erano presenti al ricevimento di Emmanuel Macron per Joe Biden nel giugno scorso. Il figlio, Alexandre Arnault a ottobre è stato avvistato al raduno Trump-Vance al Madison Square Garden. La paura fa novanta? La minaccia di un aumento dei dazi sui prodotti europei fa breccia? Tutto sommato non così sorprendente. È impensabile che il mondo della moda sia disponibile ad opporsi ai “valori conservatori” sbandierati durante la campagna elettorale dal nuovo presidente. Alla fine del 2024, il mercato globale del lusso ha perso circa 50 milioni di consumatori. Inoltre, in quanto influencer Trump raggiunge un pubblico (vasto) che sino ad ora non è mai stato così in sintonia con l’establishment della moda. Quattro anni non sono un’eternità, ma sono appena iniziati.
Aldo Premoli
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