Quando riapriranno la Biblioteca e l’Archivio della Galleria Nazionale di Roma? Forse non prima del 2026

Alla direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma si contesta, negli ultimi mesi, la poca chiarezza nel comunicare le scelte che regolano la gestione dell’istituto. Come la chiusura di biblioteca e archivio per motivi non precisati e con tempi che si dilatano ben oltre le aspettative

Sono passate un paio di settimane dalla lettera aperta con cui la Cunsta, Consulta universitaria nazionale della Storia dell’Arte, pretendeva risposte sulla gestione – quantomeno confusa – della Galleria Nazionale d’Arte Moderna (e Contemporanea, facendo riferimento al nuovo acronimo Gnamc) di Roma negli ultimi mesi. Nell’occhio del ciclone per la discussa mostra sul Futurismo – che pure, dopo una gestazione tribolata e tra mille polemiche ha attratto oltre 80mila visitatori, e dunque è stata prorogata fino al 27 aprile 2025 – già l’ottobre scorso il museo balzava agli onori della cronaca per le dimissioni di parte del comitato scientifico in protesta contro l’uso della Galleria “per una manifestazione partitica”. 

Polemiche e incongruenze nell’ultimo anno della Gnamc

Frattura di fatto mai ricomposta, e anzi aggravata dalla mancata volontà di avviare un confronto con il Comitato Scientifico sulle linee di politica culturale adottate dalla direttrice Renata Cristina Mazzantini, che già avevano fatto discutere, qualche mese prima, per l’ipotesi di restituire ai rispettivi proprietari l’Archivio Lonzi e l’Archivio Bragaglia, collezioni di grande importanza per lo studio della storia dell’arte contemporanea. E proprio sulle sorti del patrimonio archivistico e bibliotecario dell’istituto romano si concentrano le preoccupazioni delle ultime settimane. 

L'avviso della biblioteca della Gnamc di Roma
L’avviso della biblioteca della Gnamc di Roma

La chiusura della Biblioteca e dell’Archivio della Gnamc

Da luglio 2024, infatti, la Biblioteca e l’Archivio della Gnamc sono chiusi al pubblico: un’interruzione prolungata del servizio che, nella storia della Galleria, non si era mai verificata dal 1946, ed è ora motivata da “urgenti e improcrastinabili lavori di adeguamento impiantistico e normativo”, come spiega l’avviso di “chiusura temporanea” sul sito del museo. Ma, sottolinea la lettera della Cunsta, “dopo oltre sette mesi i lavori non sono ancora cominciati, né è stato annunciato un cronoprogramma. Nel frattempo, come lamentato dal comunicato della Fp CGIL del 5 febbraio, il personale addetto è stato destinato ad altre mansioni, e la responsabile della biblioteca è stata trasferita presso altra istituzione dopo circa 20 anni di servizio in Galleria”. E anche la comunità scientifica, come pure le studentesse e gli studenti di storia dell’arte che frequentavano biblioteca e archivi – nonostante le regole piuttosto stringenti di fruizione del servizio, attivo solo su appuntamento tra le 9 e le 14 – scontano la mancata predisposizione di misure alternative di consultazione. 

Quando riapriranno Biblioteca e Archivio della Gnamc?

Una situazione ora denunciata anche dall’associazione Mi Riconosci?, dopo aver appreso direttamente dagli utenti che hanno fatto richiesta di consultazione negli ultimi mesi di un ulteriore slittamento del termine dei lavori – di cui mai sono state comunicate entità e modalità – per il necessario adeguamento dei locali. Secondo l’associazione, infatti, la riapertura di archivio e biblioteca potrebbe essere procrastinata almeno al 2026: “Le utenti che chiedono, sempre più in difficoltà, come fare per consultare ciò di cui hanno bisogno da mesi, si vedono rispondere con dispiacere, che almeno fino a dicembre 2025 biblioteca e archivio rimarranno chiusi, senza che sia stata prevista alcuna modalità alternativa per la consultazione”. Alla direzione o al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, si chiede dunque di chiarire quali siano le scelte all’origine di una situazione che sta diventando frustrante per l’utenza e per il personale della Galleria, e che priva l’intero sistema culturale italiano di uno strumento importante per la ricerca sul contemporaneo.
La Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, infatti, è nata nel 1883 per accompagnare la nascente raccolta di opere d’arte intrapresa dal museo e da allora, grazie a un’attenta politica di acquisti, donazioni e a una fitta rete di scambi bibliografici con gallerie e altre istituzioni museali italiane e straniere, è arrivata a contare circa 90.000 volumi inventariati, 1500 pubblicazioni periodiche specializzate (di cui 50 correnti), circa 6000 libri fotografici di recente acquisizione e una notevole raccolta di cataloghi di piccolo formato, che documentano capillarmente le esposizioni italiane del ‘900. 

Perché Biblioteca e Archivio della Gnamc sono chiusi?

L’attuale allestimento degli spazi risale al progetto di Costantino Dardi realizzato tra il 1988 e il 1991, che ha previsto spazi per il personale, sale di lettura per gli studiosi e un ampio magazzino idoneo alla conservazione dei volumi, in una configurazione evidentemente non più a norma, anche se non è dato sapere perché (tra le ipotesi in ballo c’è la presenza di radon). Una mancanza di chiarezza che sembra essere il modus operandi privilegiato dall’attuale direzione della Gnamc, che con lo stesso approccio, schivando il confronto, aveva gestito la chiusura temporanea del suo laboratorio di restauro per motivi di sicurezza, qualche mese fa.
Al provvedimento di chiusura della biblioteca si contesta, oltre alla mancata previsione di un servizio sostitutivo, la scarsa lungimiranza nell’approntare un piano di lavori che potesse evitarne l’interruzione, come già accaduto in passato per interventi portati a termine senza inibire la fruizione degli spazi all’utenza. “La riapertura sarà prontamente comunicata con apposito avviso”, si legge ancora sul sito della Gnamc: parole che dovrebbero rincuorare gli utenti, ma sembrano piuttosto nascondere l’intenzione di procrastinare il problema a data da definire.

Livia Montagnoli

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