Museo Ginori. Il Ministero non riconferma Tomaso Montanari e scoppia il caso politico
Per il presidente uscente della Fondazione pubblica che sta gestendo la riapertura dello storico museo toscano si aspettava una riconferma più volte sollecitata. Ma il Ministero avrebbe scelto di sostituirlo con Marco Corsini, sindaco di Rio nell’Elba. Le proteste di Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino

Alla fine, la risposta del Ministero della Cultura è arrivata. Ma la conclusione della vicenda che negli ultimi mesi ha tenuto in stallo il lavoro della Fondazione Museo Ginori di Sesto Fiorentino ha il retrogusto amaro del finale inaspettato. O, adottando una prospettiva più ottimistica, dell’inizio di un nuovo capitolo da metabolizzare nel più breve tempo possibile per non rallentare ulteriormente il processo di rinascita e rilancio del secolare museo d’impresa fiorentino, di fondazione settecentesca, legato alla storia della manifattura di fini porcellane di Doccia. Attualmente coinvolto dal cantiere di restauro che dovrebbe permetterne la riapertura dopo oltre dieci anni, il museo – suo malgrado coinvolto nel fallimento dello stabilimento Richard-Ginori del 2013 – è di proprietà statale dal 2017, amministrato dal 2019 dalla Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia, sotto il controllo congiunto di Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino.
Il Museo Ginori in attesa delle nuove nomine. Tra ritardi e polemiche
Solo qualche giorno fa, a seguito della scadenza del Consiglio di amministrazione della Fondazione lo scorso ottobre, il presidente Tomaso Montanari – che l’incarico l’ha ricoperto sin dai primi passi dell’ente – lamentava il ritardo del Ministero della Cultura nel firmare il decreto ministeriale necessario a sancire la nomina del nuovo consiglio. Documento che, ora è il caso di sottolinearlo, avrebbe prevedibilmente confermato il presidente e i consiglieri uscenti (un’intesa tra i soci della Fondazione era già stata raggiunta nei mesi scorsi), che già avevano dato assenso alla nomina e presentato la necessaria documentazione personale. A fronte della latitanza del Ministero nell’adempiere all’iter burocratico, sebbene sollecitato tanto dalla Regione Toscana che dal Comune di Sesto Fiorentino, Montanari inviava quindi una lettera aperta al Ministro Alessandro Giuli, sollecitando la risoluzione della questione: “Sono a chiederle”, chiosava lo storico dell’arte,“di prendere sollecitamente una decisione per il futuro del Museo Ginori, quale che essa sia”. Non immaginando che la decisione di Giuli, arrivata stavolta con tempestività rispetto alle rimostranze pubbliche, avrebbe scombinato le carte in tavola, non confermandogli l’incarico.

Il Ministero della Cultura preferisce Marco Corsini a Tomaso Montanari
La nomina del nuovo presidente non è ancora ufficiale, ma contenuta in una lettera inviata dalla capo gabinetto del Ministero, Valentina Gemignani, alla Regione e al Comune, che unanimemente esprimono “delusione e sconcerto” per la mancata riconferma di Montanari. A lui sarebbe stato preferito l’avvocato Marco Corsini, sindaco di Rio nell’Elba dal 2018, già assessore all’Urbanistica di Roma ai tempi della giunta Alemanno (dove bisogna ammettere che non fu tra i peggiori di una giunta discutibile). La motivazione, al cospetto di un curriculum che appare abbastanza distante dalle esigenze della Fondazione, è ancora sconosciuta, ma Eugenio Giani e il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi non esitano a definire la procedura anomala. E la vicenda assume le sembianze di un caso politico che sarà necessario chiarire. Tanto più che, spiega Montanari intervistato da La Nazione, “molto per tempo, prima della scadenza di ottobre, parlai con Sangiuliano che mi disse che avrebbe confermato me e gli altri membri del consiglio nominati dal Ministero. A ottobre ho incontrato Giuli e gli ho fatto la stessa domanda, la risposta fu un entusiastico sì, che mi ha confermato più volte in messaggi e incontri”. Ora, invece, il presidente uscente si trova a domandarsi “come sia stata individuata questa persona che non ha nessuna competenza in tema di fondazioni culturali e di patrimonio artistico. Tutti attendiamo di conoscere i motivi, soprattutto in ragione degli impegnativi lavori di restauro e allestimento del museo che ne stanno preparando la riapertura”.
La nomina della Fondazione Museo Ginori diventa un caso politico?
Più dure sono le dichiarazioni di Giani – “Esprimiamo assoluta non condivisione del metodo. Montanari ha fatto un ottimo lavoro,a titolo gratuito, riportando il museo verso l’apertura. Chiediamo la sospensione di ogni atto e un chiarimento con il ministro Giuli, al quale chiederò un incontro tra tutti i soci fondatori, per ritornare ad un atteggiamento di ragionevolezza che sia quello di confermare Montanari” – e Falchi: “Giuli deve spiegare quale è il motivo, perché altrimenti questo è un atto miserabile, che si configurerebbe come l’esclusiva volontà da parte del ministro di occupare ogni spazio nelle istituzioni culturali e di chiudere a chi la pensa diversamente da questo governo”. “Non entro nel merito o valuto il curriculum dell’avvocato Corsini” aggiunge Giani “ma credo fermamente che un iter a livello istituzionale condiviso e concordato debba essere portato fino in fondo”. E così, in un altro ente culturale, una persona altamente competente viene sostituita da un’altra con un curriculum non idoneo. Il Governo è pienamente legittimato dal non rinnovare incarichi a esponenti di Sinistra (talvolta estrema, come nel caso di Montanari), ma se si vuole attuare lo spoil system si devono avere le risorse per farlo. Sostituire un eminente studioso con una figura meno qualificata non fa che confermare l’andazzo visto negli ultimi anni: la Destra italiana continua a essere quasi del tutto sprovvista di classe dirigente culturale. E in mancanza di figure adeguate, non si fa scrupoli a sceglierne di inadeguate.
Livia Montagnoli
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